martedì 27 agosto 2013

Il mantra della scimmia



“La mente di un buddha o di un essere santo
non può venire trapiantata in voi.
Pace, felicità e appagamento
devono provenire dalla vostra mente.”
(Lama Zopa Rinpoche)

Un povero contadino andò da un grande saggio e gli chiese: “Maestro, dammi qualcosa che renda la mia vita meravigliosa. Insegnami una pratica che mi faccia felice oppure insegnami un mantra. Ripeterò tutto ciò che mi dirai al meglio e osserverò ogni precetto che mi indicherai.” Il maestro gli diede una pratica meditativa e un mantra da cantare, ma mentre il contadino stava per andarsene tutto felice, il maestro lo richiamò e gli disse:

“Aspetta! Non andare via, perché ti devo avvisare. Quando ti siederai per meditare e prima di cantare il mantra che ti ho insegnato, mi raccomando di non pensare alle scimmie. Il mantra è molto efficace, ma se penserai alle scimmie perderà tutto il suo potere. Non pensare mai alle scimmie, altrimenti tutto quello che farai sarà inutile.”

Il contadino gli rispose: “Non vedo alcun problema. In vita mia non ho mai pensato alle scimmie, e non vedo ragione per iniziare a pensarci da oggi. Possiedo un campo che è coltivato a riso e grano, perciò le scimmie non sono mai venute a rubarmi nulla. Sono animali con cui non ho mai avuto problemi, perciò non credo che mi sarà difficile ignorarle come ho sempre fatto.”

Detto questo il contadino se ne tornò a casa e volle iniziare a meditare prima di cantare il mantra. Ma, non aveva neppure iniziato la sessione meditativa che gli venne in mente l’immagine di una scimmia seduta sotto un albero. Il contadino pensò: “Forse una scimmia sta gironzolando intorno a casa e io risento del suo influsso. Le sue vibrazioni energetiche mi risuonano dentro, e la mia mente concentrata le percepisce. Non è la mia mente che è agitata, ma è l’influsso della scimmia che è vicina che mi disturba.

Forse vuole che io mi interessi a lei, perciò conviene che io rimandi la pratica a questa notte. Di notte le scimmie dormono, perciò non potranno disturbarmi. Vorrà dire che aspetterò che giunga la notte, e poi inizierò a meditare e cantare il mantra.” Dopo aver deciso di fare in quel modo, aspettò la notte poi si alzò dal letto per praticare e cantare il mantra della felicità.

Ma, appena fu nella posizione di meditazione, dalla sua mente uscì l’immagine di una scimmia che saltava da un ramo ad un altro. E non ci fu verso di praticare, perché l’immagine della scimmia era continuamente presente, sia che provasse a meditare o cantare il mantra. E questo avvenne di giorno e di notte. Ogni volta che si metteva seduto, subito veniva la scimmia e il fenomeno non si limitò a quel giorno, infatti diventò un’ossessione onnipresente.

In ogni momento della giornata era perseguitato dalla scimmia, e l’ossessione entrò a far parte anche del sonno. La scimmia era la prima cosa che pensava, fin dal momento del suo risveglio. Poi la scimmia entrò anche nei suoi sogni trasformandoli in incubi notturni pieni di scimmie. Dopo aver passato tre giorni spaventosi privi di pace e di sonno, il povero contadino era giunto allo stremo delle forze e ai limiti della sopportazione, perché la scimmia gli impediva di vivere, dormire, lavorare e persino di mangiare.

Chiaramente non riusciva a fare nessuna meditazione o recitazione di mantra, perché non riusciva neppure a vivere. Allora non gli restò altra soluzione che ritornare disperato dal saggio per implorarlo: “Maestro, liberami da questo incubo, ti prego liberami da questa pratica della felicità. Sto diventando pazzo, non faccio più nulla e non riesco neppure a vivere normalmente come facevo prima. Ti scongiuro, liberami dalla scimmia e dal mantra che attrae le scimmie.”

Questa storia indù ci aiuta a comprendere la natura della mente. La mente inconsapevole vede i problemi nelle cose esterne, ma la mente della persona consapevole vede ogni causa di felicità e di infelicità solo al suo interno. Chi è diventato almeno in parte, un essere consapevole non si occupa delle cose esterne, ma comprende che il problema principale risiede all’interno della sua mente e non risiede nella mente degli altri.

Chi è consapevole non si occupa di ciò che avviene dall’esterno, ma comprende che la felicità nasce dalla cura che pone nella coltivazione della sua mente. Se viene eliminato ogni valutazione interiore riguardo a ciò che viene ritenuto giusto o sbagliato negli altri, se si abbandona ogni giudizio riguardo ai comportamenti altrui si conquista l’armonia interiore.

La persona consapevole non impiega il suo tempo a giudicare gli errori e le conquiste altrui, ma impiega il tempo a curare la sua mente, perciò scopre il mantra che offre la pace interiore. La prima cosa è quella di capire ciò che turba la propria mente, e questo va fatto sia con la meditazione che nella pratica del vivere.

Nell’induismo si crede che l’universo possiede 5 dimensioni che sono sperimentate con i 5 sensi, infatti l’olfatto è collegato con l’elemento della terra, il gusto con l’elemento dell’acqua, il tatto con l’elemento dell’aria, il suono con l’elemento dell’etere, e le forme con l’elemento del fuoco (fuoco e luce sono la medesima cosa).

Gli induisti credono che nell’universo esistono 5 dimensioni, 5 sensi e 5 elementi, perciò essi sono presenti in ciascuno di noi in modo sottile e impercettibile. Anche il corpo è composto da 5 componenti, perciò anche la mente possiede 5 elementi che si manifestano di volta in volta, e che prendono il sopravvento cercando di dominare la nostra dimensione interiore.

I 5 elementi governano la situazione interiore, ma nessuno di loro governa in modo esclusivo, infatti ognuno di loro regna nella mente e da origine a sensazioni e stati d’animo diversi. Tutti gli stati d’animo che sperimentiamo sono causati dall’insorgere di sensazioni che sono collegate ai 5 elementi.

Il senso di solidità e pesantezza sono collegati all’elemento terra, la rabbia, la tensione e l’agitazione febbrile sono collegati all’elemento del fuoco, il movimento, il desiderio di fuga sono collegati all’elemento dell’aria. La forza, l’unità, il senso di galleggiamento sono collegati all’elemento dell’acqua mentre il timore, l’amore e il disagio oppure il benessere totale sono collegati all’etere.

Quando uno degli elementi regna incontrastato origina delle sensazioni, dei sentimenti, delle emozioni e delle azioni coerenti con l’elemento che prevale. Nel momento in cui prevale e domina un determinato elemento noi veniamo soggiogati da qualcosa che sembra sorgere dalla testa, perciò veniamo trascinati dal manifestarsi di questi fenomeni.

Noi non siamo nessuno di questi elementi, perciò nessuno di loro può restare in noi per sempre. Se impariamo ad osservare quello che avviene vediamo che gli elementi restano solo per un certo tempo, ma se ignoriamo queste cose permettiamo che gli elementi permangano per un tempo molto più lungo.

Tutto questo avviene semplicemente perché non abbiamo la capacità di riconoscere e di lasciare andare le sensazioni: questa è la condizione della prigionia della mente. La verità è che nulla ci lega, perché tutto in natura si muove e si trasforma se non fossimo noi che lo tratteniamo.

Il paradosso della mente è che essa resta imprigionata da tutto ciò che non sa lasciare andare. Gli elementi desiderano andare e fluire, ma noi li tratteniamo perché cerchiamo di controllarli. La libertà consiste nella capacità di vedere la natura della mente, perciò la felicità consiste nella capacità di essere testimoni di stati mentali provvisori e transitori.

Non siamo in grado di comprendere che gli eventi sono transitori e che noi siamo il puro spazio libero in cui tutto quello che esiste si deve manifestare. Se riuscissimo a vedere che il corpo e la mente sono fatti di terra, di acqua, di aria, di fuoco e di etere riusciremmo a separare tutto questo e sapremmo creare un senso di appartenenza e di totalità.

Se riuscissimo a rilassare la mente potremmo trovare il modo di sfogare l’energia che fluisce e riusciremmo ad esprimere la pace e la felicità senza aver bisogno di cantare mantra, perciò diverremmo degli esseri perfettamente pacifici e tranquilli.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao sharatan
Bellissima la storiella della scimmia!!!
bellissima l applicazione del post.
Smettere di giudicare e lasciare andare, la formula per una vita senza troppi problemi.

Un abbraccio
Alex

Sharatan ain al Rami ha detto...

Ciao caro Alex :-)
grazie per le tue parole carine. Anche a me la storia mi sembra molto utile, perché insegna che le persone trovano la pace e la serenità solo se sanno pacificarsi interiormente.

Il fatto di non giudicare non è un invito al menefreghismo, ma è un invito a restare centrati sui nostri comportamenti. Chi giudica sempre e critica continuamente gli altri mostra di non avere il coraggio di guardare se stesso. Chi sta sempre a giudicare e criticare tutti è un'infelice che proietta il suo scontento sul mondo.

Rendendo la nostra vita più felice rendiamo felice anche la vita degli altri. Se tutti facessero così avremmo un mondo stupendo. Ti mando un fortissimo abbraccio