giovedì 3 ottobre 2013

Mutazioni dell’anima



“Il Signore prestò la casa di un bruto all’anima di un uomo.
E l’uomo disse: ‘Ti sono io debitore?’
Il Signore rispose: ‘Non ancora, ma rendila pura quanto puoi,
e allora te ne darò una migliore’.”
(Alfred Tennyson)

Ogni forma di vita affronta successive incarnazioni per sviluppare una capacità di pensiero, di sentimento e di espressione sempre più raffinata. Le forme di vita si perfezionano acquisendo delle capacità e delle strutture sempre più complesse. Generalmente si crede che solo gli esseri umani si reincarnano, ma il fenomeno riguarda tutte le forme di vita e tutti gli organismi viventi.

Anche le piante e gli animali si reincarnano, però nel loro caso, l’anima che muore ritorna alla grande anima di gruppo vegetale oppure al gruppo animale. Per capire, pensiamo che l’anima della rosa ritorna all’anima di gruppo delle Rosacee, mentre l’anima del gatto ritorna all’anima di gruppo dei felini. E dopo potranno vivere una nuova vita come rose oppure come gatti.

Per l’uomo la cosa è diversa, perché l’uomo ha un’anima che si è individualizzata, perciò egli è una coscienza separata e individuale. Secondo le concezioni dei teosofi e degli antroposofi l’anima, una volta che si è individualizzata si reincarna sempre come essere umano. L’anima individualizzata ha acquisito i suoi veicoli o strumenti di conoscenza, e li rinnova in ogni vita.

L’anima usa un corpo di materia mentale superiore che è chiamato “corpo causale.” Esso ha una forma ovoidale ed è costituito da un ovale di materia ardente e luminosa oppure delicata e sfumata che lo circonda, e che forma la veste permanente dell’anima. La sua forma è umanoide, ma non appare connotata da tratti di sesso, ma è asessuata e simile alla natura degli angeli.

Il “corpo causale” è così detto perché è il principale impulso del pensiero, del sentimento e dell’azione dell’anima in ogni contesto in cui essa si manifesta, perché esso viene creato dall’anima stessa. All’interno del corpo causale vive l’anima eterna e imperitura che non conosce nascita, infanzia e vecchiaia, e che perciò è immune dalla morte.

L’anima immortale deve crescere in capacità di amare, di pensare e di agire col trascorrere dei millenni. Essa vive una vita eterna per rendersi sempre più efficiente in qualche manifestazione particolare. Per accrescere la sua maturazione, l’anima usa le esperienze delle vite che vive, ma l'aspirazione dell'anima è partecipare alla manifestazione dell’Amore Divino.

All’inizio, l’anima vive delle vite ai piani più bassi del suo livello di manifestazione, perciò è costretta a reincarnarsi più volte. Per incarnarsi, l’anima raduna intorno a sé la materia del piano mentale inferiore e plasma con essa il corpo mentale con cui pensa e trasforma il mondo esterno in idee e concetti mentali.

Poi raduna un po’ di materia astrale per fare il corpo astrale con cui sente e trasforma il mondo dei fenomeni in emozioni e sentimenti. Infine, le viene dato un corpo fisico che l’anima usa per agire e percepire il mondo fisico per mezzo dei sensi. Quando l’anima indossa questi corpi si incarna.

Il corpo fisico percepisce le vibrazioni esterne che provocano una reazione nervosa che si riflette sul cervello. E il corpo astrale registra quella stimolazione per l'effetto piacevole o spiacevole. Il corpo mentale trascrive la classificazione fatta dal corpo astrale e la trasforma in pensiero.

Il pensiero è portato a conoscenza dell’anima che vive nel corpo causale. L’anima può mandare la sua reazione al fenomeno del mondo fisico tramite il corpo mentale che comunica con l’astrale, e l’astrale comunica con il cervello fisico. Ogni istante e ogni volta che la coscienza entra in azione, attiva una comunicazione tra il corpo causale ed i suoi veicoli inferiori.

Dopo aver raccolto idee e informazioni, l’anima le analizza, le classifica, e dalle idee della vita distilla gli ideali di vita, pensiero e di azione. In questo modo, i concetti dei fenomeni sono trasformati in ideali che l’anima ingloba in sé, e che diventano parte di essa. E alla morte, l’anima depone il veicolo fisico che non risponde più agli stimoli sensoriali.

L’anima conserva ancora il corpo astrale e il corpo mentale. Poi si disintegra il corpo astrale perciò l’anima viene distolta dai fenomeni del mondo astrale e si concentra sul corpo mentale inferiore. Quando è abbandonato anche il corpo mentale, l’anima si ritrova nel corpo causale, perciò si libera dei suoi veicoli inferiori.

Ma riflettendo, vediamo che per l’anima non è cambiato nulla, perché essa è sempre restata nel corpo causale. Erano i veicoli inferiori che agivano nel mondo. L’anima è tornata finalmente a casa, anche se non l'ha mai abbandonata. Essa non ha fatto altro che concentrare la sua attenzione e la sua coscienza sui veicoli inferiori. Questo è il funzionamento del meccanismo della reincarnazione.

L’anima usa dei veicoli finché ne ha bisogno, poi li abbandona per indossare altre vesti, perciò quello che conosciamo come morte non è altro che un ritrarsi della coscienza dell’anima dai piani inferiori per riportarla verso quelli più alti. La reincarnazione andrebbe studiata potendo osservare il ciclo delle varie trasformazioni dell’anima con il maturare delle sue esperienze di vita.

I teosofi dicono che ogni passo di questo incedere dell'anima è presente nella Memoria del Logos, perciò un investigatore può mettersi in contatto con quella Memoria e vedere le successive incarnazioni dell'anima. Un primo fatto da ricordare è che non tutte le anime imparano alla stessa maniera, perché ad una certa data, non tutte le anime hanno la medesima capacità.

Esistono anime vecchie e anime giovani, perciò un’anima impara più velocemente e altre più lentamente perché la poca esperienza rende più difficile avere la velocità di percezione. Per questo si ripetono le medesime esperienze, finché si amplia la capacità di acquisire da esse, perciò anche la differenza di età delle anime fa la differenza.

Ci sono delle anime incapaci di dominare i loro istinti e ci sono anime più evolute, ma la legge generale prescrive che, dopo la morte, l’anima debba passare un periodo di tempo sul piano astrale finché possiede il corpo astrale. Poi deve passare un certo lasso di tempo nel piano mentale inferiore finché possiede il corpo mentale. Il mondo mentale inferiore è chiamato Devachan dai teosofi, e indica il luogo in cui l’anima rivive i suoi desideri e le aspirazioni della vita terrena.

In quel luogo l’anima appaga pienamente tutti suoi desideri e gode della felicità di vedere realizzato ciò che aveva sognato. Perciò l’anima può vivere per secoli immersa nella completa beatitudine, almeno finché le forze che avevano sorretto quelle aspirazioni sono esaurite. Poi viene il tempo in cui l’anima deve abbandonare anche il corpo mentale.

Essa ha concluso l’incarnazione e si ritrova nel corpo causale con le esperienze che ha trasformato in ideali e in capacità di amare e di agire. Ma, poiché il cammino di perfezionamento è molto lungo, ben presto arriva il momento di nascere ancora. Perciò si fanno dei nuovi veicoli inferiori con cui l'anima potrà affrontare una nuova incarnazione.

L’intervallo tra due vite viene trascorso, in gran parte, nel mondo celeste inferiore cioè nel mondo celeste più basso detto Devachan. La lunghezza della permanenza dipende dalla quantità e dalla qualità delle aspirazioni accumulate nella vita passata. Le anime meno evolute solitamente vivono una breve vita nel Devachan, mentre quelle più evolute vivono molto più a lungo nel mondo celeste.

Riguardo al sesso, va detto che le caratteristiche di genere hanno come unico scopo quello di farci acquisire delle caratteristiche. Perciò vivremo nel corpo che il genere che ci farà sviluppare meglio. Sarà usato sempre il corpo del sesso che favorirà la migliore comprensione delle esperienze che vivremo.

Le necessità e le opportunità migliori variano a seconda dell'anima, ma si dice che non c’è regola fissa sul numero di vite come maschio o femmina che vivremo. Non c’è una regola neppure sulla durata della vita fisica. La nascita nel mondo fisico corrisponde alla morte nel mondo celeste, perciò il tempo della morte è definito “a priori” ossia prima della nascita, e la scelta spetta ai “Reggenti del Karma.”

I Reggitori del Karma sono Angeli preposti a pareggiare il male e il bene del passato e del presente dell’uomo. Il loro ruolo è quello di fare in modo che, nel pareggio del male e del bene, si ottenga il massimo bene per la creatura. Una vita può essere più utile se diventa più breve, perciò essi possono accorciare la vita di quella creatura.

Oppure può essere meglio che una vita abbia una durata maggiore, perché deve continuare per qualche motivo. I Reggenti del Karma possono decidere di allungare quella vita. La durata dell'incarnazione è sempre motivata da uno scopo, anche se non potremmo non comprenderlo.

Sebbene le linee evolutive e gli eventi principali della vita siano definiti dagli Angeli a seconda del karma, cioè dei meriti e demeriti che abbiamo accumulato, ci resta un margine di libertà. Possiamo scegliere come modificare la vita per mezzo della nostra iniziativa, perciò possiamo accelerare la comprensione e rendere più veloce e indolore il nostro sviluppo.

Nel corso delle incarnazioni il corpo fisico cambia, ma il corpo causale detto Augoide, non cambia mai. Esso mantiene sempre la sua forma peculiare, e qualcuno riesce a vederla dietro il corpo fisico. Il corpo causale è il volto che non cambia mai, perciò esso resta immutabile per tutte le nostre vite.

Ogni anima evolve restando legata alle anime con cui ebbe legami d’affetto, perciò non percorre da sola i sentieri della vita. Essa cammina in compagnia di altre anime che ha imparato ad amare. Un affetto profondo è sempre un legame di anime e non di materia, perciò le anime che sono affini si riconoscono sempre.

Le relazioni fisiche hanno un'importanza minore delle affinità elettiva tra le anime. Le incarnazioni delle anime s'intrecciano per entrare in relazioni in cui impersonano i ruoli di genitori, fratelli, amanti o amici. E poi, nelle vite successive, quei ruoli si scambiano.

I vincoli di affetto tra anime si manifestano in forme diverse, perciò facciamo l'esempio di A e B. Vediamo A vivere tre vite come femmina e B come maschio che, in una vita gli è amante, in un’altra gli è fratello, poi diventa figlio in una terza vita. Nella quarta vita, A e B si incontrano come maschi, perciò diventano due amici fraterni.

La vita potrebbe sembrare incomprensibile senza la realtà dell’evoluzione che mostra il futuro cui l’uomo è diretto. L’evoluzione è un processo che cura l’anima senza trascurare il corpo. Uno sviluppo evolutivo equilibrato non deve trascurare nessun aspetto della vita individuale.

Anche la morte deve perdere il suo aspetto tremendo, perché gli uomini vanno verso la perfezione insieme a coloro che amano. I teosofi dicono che quando l’anima sarà uscita dal ciclo del Samsara perché ha concluso tutte le vite, essa continuerà l’evoluzione diventando un Maestro di Sapienza ossia il Verbo di Dio fatto carne.

Buona erranza
Sharatan

Nessun commento: