martedì 1 ottobre 2013

Come un filo ...



“Più si conosce e più si ama.”
(Leonardo da Vinci)

Gurdjieff diceva che l'uomo sembra un essere unitario, ma la sua struttura è molteplice. Infatti, la nostra struttura prevede un corpo fisico, un corpo eterico e un corpo mentale che sono usate dall'essere psichico interno per aumentare il livello della sua coscienza. L’esperienza umana prevede un corpo mentale che elabora i pensieri, un corpo astrale che sente le emozioni e un corpo fisico che compie le azioni.

Le informazioni che sono necessarie per svolgere tutte le funzioni sono raccolte con i sensi. Ma la parte essenziale che esprime la nostra peculiarità non è nei corpi che usiamo per esprimere la vita fisica, perché la nostra parte essenziale è nel “corpo akashico” ossia nella nostra coscienza.

La nostra coscienza si manifesta nel divenire che è vissuto con i 3 corpi “grossolani” e più densi di quello akashico, ma la coscienza si manifesta e cresce solo così. Ogni ampliamento di coscienza che conquisteremo sarà manifestato, in futuro, in altre vite e in altri corpi, in modo che il sentire che si è ampliato contiene in sé – per ampiezza – anche il sentire precedente.

Secondo gli indù, via via che andiamo aumentando il nostro livello di coscienza andiamo verso il sentire cosmico. Questo è l’obiettivo a cui tende chi vuole evolvere. Secondo Annie Besant "nel corso della presente evoluzione dobbiamo dominare cinque dei sette piani dell’universo.[...]

Siamo destinati ad agire e dominare sul piano fisico, ad agire e dominare sul piano astrale e sul piano mentale che include lo Svarga degli Indù e il Devacian dei Teosofi [...]al disopra di questo viene il piano di Buddhi e più sopra ancora il piano di Nirvana o Turyia-tita. Con che si hanno le cinque distinte regioni dell’universo destinate ad essere occupate dall’umanità nel corso di questa evoluzione. Questi sono gli stadi dell’espansione della coscienza, per i quali l’uomo deve passare per poter condurre a termine il suo pellegrinaggio."

Ma l’ampliamento di coscienza non va pensato come un diventare diverso, perché il sentire precedente non viene annullato dall'evoluzione, ma resta. Dobbiamo immaginare due sentire di ampiezza diversa che sono collegati tra di loro. E questo legame crea una consequenzialità che diventa intrinseca ai sentire medesimi, perché il medesimo meccanismo legato alle affinità governa tutto la creazione.

L’essere umano impara a pensare quando usa delle sequenze logiche di crescente complessità che il cervello mette in relazione. Per seguire la nostra struttura mentale, la vita umana è legata alla legge di causa-effetto, perciò ogni sentire successivo è sempre legato a quello precedente. E anche le circostanze spazio-temporali del luogo e dell’epoca in cui viviamo sono le più adatte al tipo di sentire che deve evolvere.

Quando entriamo nel mondo il destino che ha già definito l’ambiente e le esperienze che saranno funzionali alla nostra evoluzione, perchè questo meccanismo è legato all’aspetto karmico della legge di causa-effetto. Questo processo è conosciuto come reincarnazione. Ma cosa torna a vivere nelle successive vite?

I maestri dicono che non rivive l’io che conosciamo, cioè la personalità, il carattere o le qualità, e neppure la memoria e le esperienze che viviamo al presente. Crediamo che tutto questo sia la parte fondamentale di ciò che siamo, perché è quello con cui ci identifichiamo. Crediamo di essere il corpo e il ruolo che recitiamo, ma tutto questo è solo l'apparenza e non la sostanza del nostro essere.

La nostra sostanza è il succo cioè è il concentrato di esperienze che hanno arricchito la nostra coscienza. Questo nucleo è quello con cui si prepara la manifestazione di un sentire più ampio che sarà incarnato da un nuovo essere. E il nuovo essere avrà l'io, la personalità e il corpo fisico, astrale e mentale che ha "conquistato" in premio dalle vite precedenti.

Il nuovo essere è legato alla nostra esperienza di vita solo per la sottile trama di cause che furono mosse da noi in precedenza, e che il lui si rifletteranno come effetti che devono aiutare la sua comprensione. Le cose che lui dovrà capire sono quelle che noi, in precedenza, non abbiamo compreso e che comportano gli effetti che lui subisce karmicamente.

Gli effetti che aumenteranno la comprensione preparano la manifestazione di una coscienza più ampia che si manifesterà nell'ininterrotto cammino futuro di nuove vite con altri ampliamenti. Ma potrebbe sembrare ingiusto un ordine cosmico che fa subire le conseguenze delle cause a chi non conosce le situazioni che le determinarono.

E, in effetti, così sarebbe se fosse come sembra, ma la cosa diventa più chiara perché le creature legate da causa-effetto appartengono, in realtà, al sentire di un solo essere, cioè sono un unico essere con la medesima natura e coscienza. E questo essere è colui che si manifesta nel progredire logico di sentire sempre più ampi di nuove vite.

Così, nel mondo del divenire, egli percorre il cammino evolutivo in diversi abiti per arrivare alla espressione della sua massima coscienza. La coscienza diventa sempre più ampia, perciò assume un corpo akashico sempre più grande che viene accresciuto dalle esperienze che sono vissute dai tanti individui che la compongono.

Una sola coscienza superiore è il legame tra le molte incarnazioni di vari individui. Se vediamo questo processo in sequenza temporale e cronologica, notiamo che ogni individuo possiede un corpo akashico con cui manifesta il sentire e la coscienza che ha acquisito nelle vite precedenti. In quelle vite il sentire dell'io fu calibrato e perfezionato per l’evoluzione del sentire successivo.

Se vediamo tutti gli individui che vivono in ogni coscienza li vediamo collegati da un legame che possiamo paragonare al filo che unisce le varie perle che formano una collana. Le perle della collana sono i singoli individui delle varie esistenze in cui essi hanno acquisito sempre una maggiore consapevolezza, e l'evoluzione è sempre più ampia.

Il filo è il legame karmico che li unisce in virtù della legge di causa-effetto, e la collana nella sua totalità è l’individualità. I maestri orientali descrivono la trama karmica come una fune composta da molti fili intrecciati insieme, perché non è detto che gli effetti di una causa precedente ricadano subito sulla vita successiva dell’individuo.

Avviene che le conseguenze si manifestano quando l’individuo può vivere quell’esperienza traendone il massimo profitto in senso di evoluzione spirituale. Questo spiega il senso del karma doloroso che è quello di donare la comprensione e di sbloccare l’individuo per farlo aprire maggiormente, anche se spesso la lezione si comprende alla fine della vita.

In questo senso non può essere trascurata l’importanza del periodo di riflessione a cui l'anima è sottoposta nel periodo che vive nei mondi spirituali. Infatti, nel tempo che intercorre tra la morte e la nuova nascita continua il nostro processo evolutivo con la riflessione che deve completare l’assimilazione di ciò che si è estratto dalla vita conclusa. E quello che ne risulta, andrà a fondersi nella nostra coscienza.

I maestri specificano che l’individualità comprende tutti gli stati di coscienza perciò è il filo della collana, mentre l’individuo è ogni stato di coscienza ossia è la singola perla che è legata al filo. Come possiamo notare, anche l’individuo non è formato da un solo stato di coscienza ma possiede molti sentire di tipo diverso che ha stratificato nella sua coscienza.

Si pensa che, se ogni sentire è unico non si possa incontrare un altro sentire che ci sia affine, perciò si pensa che non ci possa essere una confluenza di sentire omologhi al nostro. Ma c’è sempre una consequenzialità nei sentire, perciò esiste una progressione in cui i vari gradi di sentire sono collegati tra loro per mezzo di questa progressione logica.

Questa naturale progressione di sentire forma delle catene di sentire che sono collegate, e logicamente ogni progressione assume una forma che è peculiare all’ordine specifico a cui appartiene, e che sarebbe irripetibile altrove. Nella concatenazione cosmica vediamo dei sistemi di mondi che formano dei sistemi diversi in cui ogni sentire si sviluppa in un modo specifico.

Perciò comprendiamo che, dei sistemi diversi non possono comunicare tra loro, perché le loro logiche sono troppo diverse. Ma questo fatto non avviene mai all’interno del medesimo cosmo. Nel medesimo cosmo, tra un sentire e l’altro c'è sempre una progressione di logica ascendente che porta al vertice in cui lo svolgimento del cosmo vede la sua soluzione.

In ogni equazione di sentire del medesimo cosmo esiste almeno un punto di contatto in cui il sentire si può incrociare. Ogni cosmo ha la sua struttura logica, in cui lo svolgimento e la consequenzialità formano un filo che unisce un sentire ad un altro. La consapevolezza dell’essere che scorre lungo il filo di perle crea l’individuo che sente e vive la vita in un certo modo.

Questo modo di vivere può essere condiviso con gli esseri che condividono le medesime esperienze, perché essi condividono la logica di quel sentire. Un sentire è uguale per tutti gli individui che appartengono al medesimo sistema, e la loro evoluzione prosegue per mezzo di fusioni progressive tra individui affini.

Poiché la realtà è l'essere e non divenire, per fusione non si deve intendere qualcosa che fondendosi aumenta di volume, ma si deve pensare all'assommarsi di singoli sentire. E ogni sentire successivo conterrà i sentire precedenti, perché nulla viene mai perso e nessuna vita è mai inutile. Nulla viene distrutto o perduto, perché il filo in cui sono infilate le perle rappresenta una singola individualità.

Se vediamo un secondo filo come simbolo della vita seguente, immaginiamo che entrambi confluiscono nel punto in cui è infilata una grande perla che, per ampiezza, contiene le due perle dei due fili precedenti. Quei due fili sono separati tra loro, ma vengono uniti dalla perla grande, perché essa diventa la saldatura o la fusione dei due fili che hanno prodotto quella grande perla.

Vediamo che avviene come nel caso di due affluenti che confluiscono in un grande fiume che è maggiore dei due precedenti corsi d'acqua, perciò il fiume maggiore li raccoglie, e così può aumentare il grado di flusso della sua corrente. Ma tutto questo avviene anche se i due fiumi minori restano a monte dell’unione, ossia continuano ad esistere come fiumi autonomi, a monte del punto di confluenza.

Il fiume non assorbe e non fa sparire ciò che esisteva prima, perciò con la fusione o comunione di sentire, nasce l'individuo che è il prodotto della reincarnazione di molti individui. Nel punto di fusione vediamo l'unico essere, ma se usassimo uno sguardo retrospettivo vedremmo degli individui omogenei, cioè degli esseri dal sentire omogeneo che acquisendo un sentire più ampio causarono la nascita dell’essere presente.

Ognuno vive una vita che ha delle limitazioni, perciò è normale che possa cercare la comunione con chi vive e sente la vita in modo omogeneo. È così che avviene la comunione del sentire che è una fusione in cui nessuno deve smarrire il senso o venire meno, perché nessuna fusione deve annullare la peculiarità e le differenze dei vari individui che cooperano.

La fusione deve essere una comunicazione di sentimenti che si ampliano in modo da produrre un individuo più completo che non si annulla. Se non potessimo avere una comunicazione così intima con gli altri dovremmo vivere personalmente tutte le esperienze, e questo sarebbe impossibile. In virtù della comunicazione di sentire e della condivisione delle esperienze si raggiunge più velocemente una totalità di esperienze.

Le esperienze ampliano la coscienza, perciò così avviene anche nella Coscienza Cosmica che contiene tutte le coscienze degli esseri che vivono nel cosmo. Se la coscienza individuale si identifica con la Coscienza Cosmica, dice Yogananda, anche il singolo sente le esperienze che essa conserva, perciò esse diventano sue. I rami che discendono dalla Coscienza Cosmica sono molti, perciò essi si sintetizzano e il sentire che ne segue è la fusione assoluta.

Buona erranza
Sharatan

Nessun commento: