“La via è nel cuore.”
(Buddha)
Wayne W. Dyer scrive che manifestare la spiritualità è come entrare in un territorio sconosciuto in cui non si sa cosa si può trovare. Il destino, a lui aveva riservato l’incoraggiamento del maestro indiano, Shri Guruji, che gli insegnò a manifestare la spiritualità. In noi c’è una capacità divina di manifestare la spiritualità, ma questa consapevolezza non può essere forzata, e neppure possiamo invocare le forze divine per farlo al nostro posto.
L’essenziale è capire che siamo sia un corpo fisico del mondo materiale che un essere non-fisico che deve salire al livello superiore che è in noi. Ma questo livello si raggiunge solo con l’età adulta. La vita dell’adulto si evolve passando attraverso 4 momenti che rappresentano 4 tipi di pensiero. Ma questa evoluzione non è legata necessariamente all’età anagrafica o all’esperienza. Alcuni sono veloci nella loro evoluzione, perciò fin da giovani hanno già sviluppato il sé inferiore e il sé superiore.
Altri non sanno progredire e restano fissi alle prime fasi evolutive. Jung dice che maturare il sé superiore è una fase essenziale per l’adulto. La maturità è come un salire, gradino su gradino, fino al livello in cui riusciamo a creare la nostra vita e il nostro destino. Le varie fasi evolutive seguono gli archetipi di Jung. Tutto il processo di crescita tende alla consapevolezza del sé superiore e all’accesso nella dimensione dell’essere che trascende i limiti del mondo fisico.
La prima fase è quella dell’atleta che non ha nulla a che vedere con i comportamenti sportivi degli atleti. Indica un momento della fase adulta in cui l’identificazione primaria è con il corpo fisico e con il suo funzionamento nell’attività quotidiana. È il momento in cui la felicità e il nostro valore sono stabiliti sulla base del nostro aspetto fisico e delle nostre forze fisiche.
Le capacità che si stimano variano a seconda del gusto personale, e lo standard di bellezza è fondato sulla forma, sulle dimensioni e sulla struttura del corpo accettate. La società consumistica in cui viviamo crea delle valutazioni che dipendono dal denaro, dai beni materiali, dalla classe sociale e da altri valori socio-culturali. Queste caratteristiche sono tipiche della prima fase adulta, perché la vita è impossibile senza avere il consenso collettivo e corale che ci fa sentire sicuri di noi stessi.
La fase dell’atleta è quella in cui ci identifichiamo totalmente con le nostre prestazioni, con l’efficienza fisica, con la nostra bellezza e con le nostre conquiste. Molti superano la fase dell’atleta e passano a considerazioni più significative, mentre altri restano in questa fase per tutta la vita. Il superamento della fase è determinato dal grado di attaccamento al corpo come fonte primaria di identificazione. La cura del corpo è una cosa giusta, ma l’ansia da prestazione e il salutismo estremo vanno evitati.
Superando la fase dell’atleta generalmente entriamo nella fase del guerriero. È la fase in cui l’io domina la vita e in cui dobbiamo avere il mondo ai nostri piedi per dimostrare che siamo invincibili e superiori. L’io che sentiamo è quello che si sente importante, unico e separato dagli altri. Il nostro io è collegato alla esclusiva identificazione con il sé fisico del mondo materiale. L’obiettivo del guerriero è sottomettere e sconfiggere tutti gli avversari, nell’eterna lotta per essere i primi.
Il dominio dell’io fa provare una continua ansia, perché i nostri atti sono sottoposti sempre al paragone con quelli degli altri. Dobbiamo accumulare trofei, coppe, riconoscimenti e altri onori per avere la prova tangibile del nostro valore. Il guerriero vive nel timore del futuro perché teme che qualcuno o qualcosa gli possa intralciare il passo.
Gli slogan tipici del guerriero sono quelli che affermano che il tempo è denaro e che il denaro è tutto, che la vita è una lotta continua e spietata, che se non si arraffa ciò che vogliamo, qualcuno può rubarlo, e cose così. Nella fase del guerriero si ricerca ossessivamente uno status sociale e una posizione sicura. L’ossessione ricorrente è convincere gli altri, perciò tutta la vita è incentrata sugli altri.
Si cerca di vincere la guerra e di arraffare il bottino. Per capire questa fase si devono identificare gli impulsi che predominano in noi, perciò se ci vediamo impegnati a conquistare, sconfiggere, arraffare, dominare, confrontare e sconfiggere siamo nella fase da guerriero. Solo noi possiamo decidere quanto vogliamo che le sue caratteristiche si affermino nella nostra vita e quanto debbano influire sui nostri comportamenti. Ma, se restiamo a questo livello, non possiamo manifestare nessuna spiritualità.
La fase della persona pubblica vede la sottomissione dell’io e la modifica della consapevolezza. In questa fase sappiamo cos’è importante per gli altri. Invece di concentrarci su ciò che ci spetta ci domandiamo, con sincero interesse, su cosa è importante per gli altri. Ma, lo facciamo solo, se crediamo che il nostro scopo è dare invece che avere. La persona pubblica è sia un atleta che un guerriero, ma il suo impulso interno è dedicarsi al servizio degli altri.
La vera libertà è sapersi dominare e smettere di pensare solo al proprio interesse. Se siamo ansiosi, confusi o senza scopo dobbiamo riflettere su quanto il nostro umore venga condizionato da come ci sentiamo trattati e considerati dagli altri. Se riusciamo a uscire dall’ossessione del pensiero di noi stessi e della nostra esclusiva importanza personale, siamo esseri liberi.
Uscire dall’ossessione del guerriero e diventare un personaggio pubblico è un’esperienza liberatoria. Si esce dalla preoccupazione di dover essere e si entra al servizio degli altri. Si diventa grati di tutto ciò che la vita ci offre perciò tutto ci arricchisce, perché siamo arrivati molto vicini al sé superiore. La vera forza della vita non è l'avere ma è l'essere.
Se non vogliamo più vincere o conquistare abbiamo trovato la pace interiore. Solo quando sappiamo servire gli altri senza curarci di ciò che diamo, troviamo la felicità. Teresa di Calcutta fu il miglior esempio di questo, nel secolo scorso. Madre Teresa disse che nessuno è mai solo, che aiutare gli altri significa fargli sentire che nessuno resta mai solo e abbandonato. In ognuno è presente lo spirito divino che si manifesta a prescindere dalle circostanze della vita e dalla forma misera.
Madre Teresa diceva: “Vedo Gesù Cristo ogni giorno, in tutti i suoi dolorosi travestimenti.” Ma c’è una fase superiore anche a questa, ed è la fase finale quando riconosciamo la nostra vera essenza divina. Se abbiamo trovato il sé superiore abbiamo scoperto il potere e la capacità di creare la nostra vita e il nostro destino.
Sappiamo restare tranquilli anche nelle più incredibili situazioni di vita. Sappiamo che la terra non è la nostra vera casa. Sappiamo che non siamo l'atleta, il guerriero o la persona pubblica, ma che siamo energia infinita, immortale, universale ed eterna che è stata racchiusa in un corpo materiale. Sappiamo che nulla mai muore, che tutto è energia e che l'energia è in continua trasformazione.
Sentendo il pulsare di quell’energia che scorre nel nostro corpo, perciò amiamo restare in meditazione nel nostro mondo interno. Abbiamo lasciato andare l’ansia e la paura perché sentiamo distacco dal mondo materiale. Siamo osservatori del mondo, perché siamo arrivati a livelli di consapevolezza maggiore. La forma di energia che siamo non è soltanto in noi, ma fluisce in tutte le forme e in tutti gli esseri che furono, che sono e che saranno: ma solo ora lo sappiamo davvero.
Per evolvere oltre il mondo terreno dobbiamo imparare a sentire la forza vitale che fluisce nel corpo. Dobbiamo sentire l’energia della vita che ci dà forza, perché l'energia è responsabile di come siamo e di ogni nostra cellula. Questa forza è quella dello spirito che non può essere costretto nella materia. Lo spirito non ha forma, non ha confini, perciò non ha preclusioni.
Siamo consapevoli che questa è la fonte vera della vita, anche se siamo stati abituati a credere che sia andato diversamente. Quando siamo arrivati a questo livello saremo viventi nel mondo, ma non saremo più schiavi del mondo. L’energia non muore e non nasce, anche se molti credono che la spiritualità sia una meta finale.
A molti viene insegnato che la nostra parte superiore l'avremo dopo la morte come premio nella lotta di conquista della santità. Altri dicono che lo spirito non si può conoscere finché non si abbandona la misera forma carnale. Ma lo spirito è sempre presente. Lo spirito è ora, perché siamo già spirito da adesso! L’energia è sempre in noi, ma dobbiamo imparare a sintonizzarci. Ma dobbiamo abbandonare ogni concezione tipica della dimensione terrestre per avere una dimensione illimitata.
Quando siamo in questa realtà perdiamo ogni attaccamento emotivo a quello che credevamo la nostra vera realtà. Ora vediamo l’osservatore che è sempre stato in noi, e sappiamo che quello è la vera fonte del nostro mondo fisico. Quando abbiamo questa consapevolezza suprema, dice Wayne W. Dyer, siamo veramente entrati nella dimensione superiore perciò sappiamo attrarre tutto quello di cui abbiamo bisogno.
Buona erranza
Sharatan
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