“Dire che la conoscenza è materiale significa
che in un luogo e in tempo dato ve ne è
solo una quantità definita.”
(Georges I. Gurdjieff)
Come l’uomo è nell’universo così il cosmo è nell’uomo, infatti vediamo che tra l’Assoluto e la Terra esistono 3 Ottave di Radiazione e anche nell’uomo vediamo 3 Ottave di Trasformazione. Il Raggio di Creazione è una scala discendente in cui la materia diventa più densa mentre la creazione discende perciò il peso degli idrogeni aumenta. Invece la materia è rarefatta quando gli idrogeni hanno un numero minore perché l'aumento dell'energia fa sì che gli idrogeni diminuiscano. Quando il corpo umano raffina gli idrogeni che estrae dai suoi nutrimenti non fa altro che trasformare degli idrogeni pesanti in idrogeni più leggeri.
La Scala della Creazione ha due direzioni opposte che la Bibbia mostra con la scala su cui gli Angeli salivano e scendevano che apparve in sogno a Giacobbe. Se abbiamo compreso la teoria degli idrogeni sappiamo che i primi quattro idrogeni: H 6, H 12, H 24 e H 48 sono degli idrogeni “psichici.” E vengono detti così perché servono a liberare le energie psicologiche necessarie a far lavorare i vari centri dell’uomo. Il quinto idrogeno è H 96 che viene definito il “Magnetismo Animale” mentre il sesto idrogeno è H 192 e include tutte le materie gassose compresa l’aria che respiriamo, mentre H 384 è l’acqua e H 768 è il nutrimento fisico.
Se abbiamo capito questo sapiamo che una bistecca, idrogeno 768, esprime l’energia che dà il modo di ottenere l’idrogeno 48 che è necessario per pensare. Ma è pur vero che l’uomo non trova sempre in sé gli idrogeni giusti per un certo lavoro, perciò si vede costretto ad arrangiarsi lavorando con la qualità di idrogeni che già possiede. Poi ricordiamo pure che alcuni idrogeni sono visibili mentre altri idrogeni hanno una densità così impalpabile da risultare invisibili per i nostri occhi. E non va neppure trascurato il fatto che l’uomo può raffinare solo gli idrogeni che la sua qualità di Essere (materia interna) gli consente di trattare.
Tutte queste cose non vanno mai dimenticate e così vedremo che la conoscenza richiede lo sviluppo di una mentalità insolita. Questa mente non deve avere alcuna forma di misticismo ma deve essere molto equilibrata e scientifica. L'insegnamento usa dei paradossi, delle metafore e dei simbolismi, e lo studio di queste cose fa parte della preparazione necessaria a ricevere le idee della conoscenza. La conoscenza si costruisce con il pensiero, ma solo un pensiero ben preparato può trasmettere queste idee e solo una mente ben preparata può riceverle senza rischiare di fare una confusione totale. Le somiglianze tra l'uomo e l'universo servono a farci pensare con il criterio dell’assonanza perché tutto ha possiede una struttura frattale.
Accettando questi strani punti di vista vediamo che esistono leggi sempre uguali che vengono applicate a fenomeni di scala e grandezza diversa. Perciò si capisce perché Gurdjieff afferma che lo studio del cosmo e quello dell’uomo devono procedere sempre insieme. Non si deve pensare al cosmo come ad un mondo di fenomeni quantitativi ma lo si deve pensare come un mondo di fenomeni qualitativi perché solo una struttura di questo genere consente la trasformazione dell'essere e l'evoluzione della vita. Viviamo in un cosmo che è governato da leggi molto logiche, perciò esse prevedono le differenze di qualità che formano le varie scale dell’essere.
Questo è l'unico modo con cui il fenomeno che chiamiamo “vita” può continuare a rinnovarsi e si può evolvere. Perciò dobbiamo vedere la trasformazione come un fenomeno insito nella natura del mondo. La vita è una continua metamorfosi di qualcosa che è inferiore e si trasforma in qualcosa di superiore. Nel corpo umano, questo lo comprendiamo molto bene soprattutto se osserviamo l’Ottava del Nutrimento. Ma se non accettiamo il fatto che viviamo in un mondo mutevole in cui, in ogni momento, c’è qualcosa che muore, il nostro centro Emozionale non può risvegliarsi. Senza trasformazione non esiste sviluppo e senza sviluppo c’è solo degenerazione e morte. Va così, perciò dobbiamo accettarlo come dobbiamo accettare anche tutto quello che non siamo pronti ad accettare ancora.
Questa è la legge dell’universo perciò il Lavoro di Gurdjieff vuole contrastare la tendenza degenerativa che è insita nella natura delle cose ed è attiva anche nell’uomo. Il Lavoro si basa su una totale sincerità interiore perché solo uno sforzo cosciente che proviene dalla sincerità e dalla inossidabile valorizzazione del Lavoro può indurre il cambio dell’essere e il cambio della posizione che l’essere occupa nel mondo. Tutto questo nasce l’Ottava del Lavoro in cui la nota Do è la valorizzazione del Lavoro, perché nulla può iniziare se crediamo che quella cosa non abbia alcun valore per noi.
Non si può apprezzare quello che pensiamo non valga la pena di faticare per avere perché, se qualcosa non ha valore non gli diamo la nostra considerazione. Perciò il Do deve risuonare nel momento in cui conosciamo il Lavoro. Ma risuona solo se sentiamo che le idee del Lavoro cadono in un luogo che è già stato preparato in precedenza dentro di noi, cioè se le idee trovano il Centro Magnetico adatte ad accoglierle, dice Gurdjieff. E, se il nostro Centro Magnetico si è cristallizzato nella parte inferiore e emozionale dei nostri centri, l'approccio con il Lavoro sarà come un amore che brucia troppo e dura poco: forse sarà un sentimento bello, intenso e folle ma non produrrà nulla di realmente valido.
Spesso vediamo l’impostazione della nostra vita amorosa ripetersi nell'incontro con le idee del Lavoro. Il vero sentimento deve sentire sempre la stessa ammirazione, lo stesso mistero e la stessa sensazione di miracolo del primo incontro. Tutti i sentimenti devono sostenersi da soli ed essere rivolti allo stesso oggetto d’amore mantenendo la sua qualità, perciò la stessa saldezza e affidabilità si richiede anche nei confronti del Lavoro. Per questo non basta avere il Centro Magnetico ma è necessario pure che esso non sia posto in basso cioè che non si sia sviluppato nella parte emozionale dei centri. Se vediamo che è necessario conoscere bene l’oggetto del nostro amore e vogliamo sapere come poter entrare in rapporto con lui, non facciamo altro che emettere la nota Re.
La nota Re riguarda “l’Applicazione del Lavoro a se stesso” e se la nota Do non cambia di qualità e prosegue nel sentimento del miracoloso e della venerazione che sentiamo per l’oggetto del nostro amore, anche il Re risuonerà con pari forza. L’uomo deve sentire la differenza che esiste tra la vita e il Lavoro perché una parte delle energie si devono dedicare alla vita e, l’altra parte, si devono dedicare al nostro Lavoro. Ma non si possono confondere i due piani, perché un piano possiede un valore relativo e l'altro ha un valore molto maggiore.
Perciò non si può fare confusione nel “dare a Cesare quello che è di Cesare, e al mondo quello che appartiene al mondo.” Tutto questo vuol dire che non si devono confondere i due ambiti. Si tratta di saper distinguere tra le influenze che vengono dalla vita, che sono create dalla vita meccanica e le influenze che invece provengono dall’esterno della vita e che sono seminate nella vita meccanica. La funzione del Centro magnetico è quella di impedire che ci faccia questa confusione, perciò e se non esistesse al nostro interno, un Centro Magnetico che ci aiuta ad orientarci nessuna evoluzione interiore sarebbe possibile.
Senza un Centro Magnetico riceveremmo le idee del Lavoro nel centri che vanno dedicati alla vita e, invece, useremmo per la vita le risorse che dobbiamo usare per il Lavoro. Senza un Centro Magnetico interno non sarebbe possibile trasformare il sentimento della vita e quello che sentiamo su noi di noi stessi. Dopo aver svolto il suo ruolo il Centro Magnetico diventa inutile: doveva aiutare l’uomo a incontrare la sua Via, ma non può fare altro. L’uomo deve fare da solo, deve proseguire da solo valorizzando le idee del Lavoro e vedendo la verità che esso contiene, deve fortificarsi dal punto di vista integrale perciò si deve valorizzare sempre più mentre ci pensa.
Ogni volta che l’uomo pensa la valorizzazione del Lavoro è maggiore e sempre più cosciente. Perciò ogni volta si rinforza il Do dato dal centro Magnetico che diventa un Do dato in modo veramente cosciente. La terza nota dell’Ottava del Lavoro è Mi detto “La Comprensione delle Difficoltà Personali” e comprende molti aspetti e molte sfumature che possono essere diverse per ogni persona. Infatti ci sono difficoltà che sono collegate al nostro essere e ci sono altre difficoltà che sono collegate alla nostra conoscenza cioè all’accettazione di alcune idee del Lavoro definite come “conoscenza”.
L’aspetto della “conoscenza” nel Lavoro ha molti aspetti che appaiono strani, sconvolgenti e scomodi. Poi ci sono idee che abbiamo sentito mille volte ma che non abbiamo mai riflettuto sotto un certo punto di vista, perciò quel punto di vista diverso è troppo scomodo. Servono nuove otri per contenere un vino nuovo perciò dobbiamo saper pensare in un modo nuovo, perché una nuova conoscenza richiede un modo nuovo di pensare. Non bisogna minimizzare l’aspetto destabilizzante della “conoscenza” che è la parte più difficile e sottovalutata rispetto alla parte che riguarda il Lavoro su noi stessi.
Tutto ciò appartiene alla comprensione delle difficoltà personali che risuona in Mi. Nel Lavoro si insegnano concetti che sono estranei alle forme di conoscenza consuete e questo capita in tutte le dottrine esoteriche. Però il problema della conoscenza riguarda tutto ciò che l’uomo riesce a “sopportare” a livello mentale. Molte cose possono essere insostenibili da concepire e, pur accettando il detto che tutto quello che non ci uccide ci fortifica, mettiamo in conto che la conoscenza è molto costosa, che esige un duro sacrificio e che impone una continua lotta contro se stessi.
Questa è la conoscenza relativa alla conoscenza nel Lavoro che va saputo. Questa è la parte più difficile da accettare perciò va meditata affinché possa penetrare nella nostra mente. Dallo sforzo parte il Lavoro dell’osservazione di sé che non va confusa con il conoscere, poiché osservazione e conoscenza sono due cose diverse. Laddove si presume di conoscere qualcosa spesso non la si osserva più, perché a ciò che si crede di aver capito non si apre nessuna nuova conoscenza. L’attenzione deve essere attiva e diretta, perché l’osservazione di sé è l'atto di attenzione rivolta a noi stessi che sa vedere quello che avviene.
Nulla è troppo buono o troppo cattivo per le persone perciò l’attenzione deve venire dalla parte che osserva lasciando che emozioni e pensieri siamo la cosa osservata. Così si diventa due cose diverse: l’osservatore e l’osservato. Ma pensare è diverso che osservare perciò un uomo può passare una vita intera a pensare solo a se stesso, e arrivare alla fine della vita senza avere capito nulla di come era fatto. È necessario che si sappia vedere tutti gli io come degli aspetti non integri e non connessi di noi stessi. Il fatto di avere dormito tanto ha comportato la separazione tra i centri, perciò è avvenuta una scissione perciò si tratta di vedere questo, e di non negare che tutto ciò fa parte di noi.
Nel Lavoro è necessario osservare con sincerità molte verità scomode come il fatto che le negatività si nutrono di molte energie senza offrire nulla in cambio. Nel Lavoro esiste la pratica del Silenzio Interiore per avere il posto giusto per la percezione di ciò che abbiamo dentro. Vediamo che l’uomo si trasforma in molti io diversi perché non ha nulla di permanente e durevole. Ma dobbiamo stare attenti perché il parlare interiore possiede una lingua insidiosa che usa discorsi malevoli, parlare negativo e confusione di ruoli, perciò può dare solo gli escrementi.
Se osserviamo il parlare interiore sbagliato vediamo che produce solo veleno e discordia, perché quel parlare ama la menzogna o le mezze verità. La vita emozionale viene migliorata se abbiamo disgusto di tutto quello che è velenoso, che è negativo, sgradevole e malevolo. Se non amiamo la menzogna e se siamo assolutamente disgustati da questo diventa più giusto parlare di “purificazione della vita emozionale.” Il Lavoro consiste nell’entrare dentro la caverna di noi stessi e di fare con quello che troviamo tutto quello che vogliamo.
Il Lavoro parte solo dopo che abbiamo formato uno strumento mentale giusto, quando abbiamo formato un nuovo strumento di percezione, e un nuovo apparato per ricevere le impressioni sensoriali. Il Lavoro richiede una nuova proporzione dei vari aspetti di noi stessi perciò aiuta a costruire una percezione nuova e completa di noi stessi. Quando abbiamo la conoscenza, quando sappiamo cosa siamo e quando siamo disposti a faticare per fare questo, allora è segno che lo strumento interno ha iniziato a lavorare per riorganizzarsi e trasformare l’apparato vecchio in un apparato nuovo.
Buona erranza
Sharatan
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