martedì 22 settembre 2009

Gli sciamani tuvani contro la ferrovia


Leggo sui giornali che gli sciamani tuvani sono scesi in guerra contro la ferrovia, perché nella repubblica di Tuva della Siberia meridionale, appena a nord della Mongolia, il governo sovietico ha previsto la costruzione della grande linea ferroviaria Kuragino-Kyzyl di 415 chilometri, progettata da alcuni anni per collegare la capitale (Kyzyl) con la vicina regione di Krasnoyarsk. Il problema è che la ferrovia passerebbe presso Arzhaan, un’antica necropoli di inestimabile valore archeologico. E’ qui infatti che dal 7. sec. a. C. sono seppellite generazioni di Sciti, popolazioni di origine mongolica e antenati dei tuvani, una delle prime popolazioni nomadiche dell’Eurasia. Il luogo detto “Valle dei Re”, è conosciuto dagli archeologi fin dal 1916, quando il ricercatore siberiano, A.V. Adrianov, cominciò gli scavi.

Gli scavi portarono alla luce una colossale struttura sotterranea lunga circa 120 metri e profonda quattro, e nelle camere mortuarie furono scoperti gioielli e ornamenti di straordinaria raffinatezza e bellezza. Già negli anni ‘70, i lavori di costruzione di una strada danneggiarono alcune tombe e nel 2001, un’altra necropoli simile venne scoperta da una spedizione inviata dall’Ermitage, e ribattezzata con il nome di Arzhaan 2. Oggi non pochi tuvani temono che il passaggio di un treno possa rompere l’armonia storico-culturale di cui la popolazione si sente custode.

Tra le popolazioni delle steppe, costituite da tribù nomadi, vi erano i Sarmati e i Sauromati dalle origini misteriose, che - fin dal 7. secolo a.C. - vengono attestati nell’area tra il basso Volga e il fiume Don. Alcuni archeologi russi avevano definito questi popoli come delle tribù a dominazione femminile, per la numerosa presenza di scheletri femminili di sacerdotesse e guerriere, ma il concetto prevalente era di attribuire le sepolture con armi e oggetti rituali, a personaggi maschili.

Erodoto affermava che i Sauromati discendevano dalle Amazzoni della Cappadocia (Turchia), che si erano accoppiate con gli Sciti. Come afferma la leggenda più famosa, le Amazzoni furono catturate in battaglia dai Greci e caricate come prigioniere a bordo di tre navi che salparono sul Mar Nero. Le donne si ammutinarono e uccisero quelli che le avevano catturate. Ma non sapendo navigare, furono trasportate dai venti sulle rive del lago di Meotis (il mare di Azov) in una località chiamata “ le Scogliere” cioè il paese degli Sciti. Appena sbarcate, catturarono dei cavalli e saccheggiarono il territorio. Gli Sciti non riconobbero le attaccanti e le combatterono fino a quando, visti i loro corpi, si resero conto che stavano lottavano contro delle donne.

A quel punto elaborarono una stratagemma per incontrarle e accoppiarsi con loro “perché volevano avere dei figli da queste donne”. I giovani uomini si accamparono vicino alle Amazzoni e quando le donne videro che gli uomini non erano pericolosi, lasciarono che restassero lì vicino dove “iniziarono a condurre lo stesso tipo di vita delle donne, cacciando e depredando”. A mezzogiorno, le donne si “riposavano” da sole o in coppia e gli Sciti fecero altrettanto. Uno dei giovani si avvicinò a una delle donne che si erano allontanate e, secondo Erodoto “l’Amazzone non lo respinse, ma lasciò che lui facesse con lei quello che voleva”. Sebbene non parlassero lo stesso linguaggio, l’Amazzone fece capire a segni al giovane che sarebbe potuto tornare il giorno successivo con un amico e che lei avrebbe fatto altrettanto. Siccome la cosa funzionò, tutti i giovani sciti vennero a incontrare le Amazzoni e “poterono godere” anche delle altre.

Secondo Erodoto, le donne dissero agli uomini che non potevano vivere con loro alla maniera degli Sciti, “perché noi e loro non abbiamo gli stessi usi. Noi tiriamo le frecce e il giavellotto e cavalchiamo i cavalli, ma per quel che riguarda “i compiti delle donne” non ne sappiamo nulla. Le vostre donne non fanno nessuna delle cose che abbiamo detto. Stanno nei loro carri e fanno “lavori da donne” e non vanno mai a cacciare o cose simili. Non potremmo andare d’accordo con donne così”. Insistettero che se volevano avere loro come compagne e nello stesso tempo essere uomini onorevoli, allora dovevano andare dai loro genitori, prendere le quote spettanti delle proprietà, ritornare indietro e vivere con le Amazzoni.

I giovani sciti accettarono e insieme si misero in viaggio verso il paese dove, al tempo in cui Erodoto scriveva di loro, vivevano i Sauromati. Egli descrive come le “donne dei Sauromati” seguissero il loro antico stile di vita, cavalcando, “cacciando con e senza i loro uomini”, partecipando alla guerra e indossando gli stessi abiti degli uomini. In seguito egli narra che il linguaggio sauromata si distinse da quello degli Sciti “poiché le Amazzoni non riuscirono mai a impararlo bene” e che nessuna ragazza poteva sposarsi se prima non aveva ucciso un uomo fra i nemici. “Alcune di loro morirono in tarda età senza prima sposarsi, perché non poterono adempiere a questa legge.”

Tutte le tribù dell’Età del Ferro come i Sauro-Sarmati, gli Sciti e i Saka, sono completamente privi di fonti scritte per cui sono studiati solo analizzando le loro città dei morti, studiando gli arredi funerari e l’aspetto del kurgan (tumulo funebre). Le fonti classiche greche, persiane e romane riguardo a queste popolazioni, vi testimoniano la presa di potere da parte di donne vedove di capi nomadi uccisi, che prendevano il posto del marito fino alle nuove elezioni. Erodoto narra di Tomyris, una guerriera della tribù dei Saka Massageti, che guidò la sua gente contro il re persiano Ciro il Grande nel 530 a.C., ed il medico e storico greco Ctesia testimonia le imprese di Zarina, un’altra regina dei Saka amatissima dal suo popolo, che in suo onore eressero un enorme kurgan funebre coronato da una statua d’oro.

Molti antichi popoli della steppa ebbero delle donne di potere, e gli stessi guerrieri sciti erano soliti giurare fedeltà alla tribù davanti al focolare del re, tradizionale dominio femminile, come pure era abituale che i capi sauro-sarmati e sciti includessero le donne nella cerchia dei più fidati consiglieri; poichè le donne sarmate godevano di posizioni così elevate, le altre tribù le chiamavano “governate dalle donne” e l’antropologo Anatoly Khazanov specializzato nello studio delle popolazioni nomadi dell’Età del Ferro, ha affermato (1994) che esistono molte prove che tali culture fossero matrilineari.

Alcuni scavi compiuti negli anni ’50 e ’60 del Novecento dall’archeologo Sergei Rudenko, nella zona dei monti Altai in Siberia, avevano riportato alla luce 5 grandi kurgans con un’arte aurea sontuosa e raffinatissima detta “scito-siberiana.” Nei kurgans erano sepolte donne riccamente adornate, ma Rudenko le aveva ritenute mogli di sovrani, sepolte a scopo sacrificale.

Tra il 1992 e il 1995, Jeannine Davis-Kimball, direttrice del Centro di Studi delle Civiltà Nomade Euroasiatiche dell’Università di Berkley in California, scava un sito Neolitico di kurgans (tumuli sepolcrali) nei pressi di Pokrovka, al confine della Russia con il Kazakistan. Mentre la Davis-Kimball studia i ritrovamenti delle kurgans, si convince che le donne di queste tribù nomadi, che combattevano con coraggio a cavallo, che divinavano il futuro in specchi di bronzo e tiravano d’arco con maestria, godessero di grande prestigio nelle loro società, perciò venivano sepolte con ricchi manufatti al centro del kurgan, nel posto d’onore delle tombe, “prestando ulteriore credito alle congetture che quelle sauro-sarmate potrebbero essere state società matriarcali”. Gli archeologi maschi che hanno scavato per anni delle sepolture militari di caste alte, le hanno descritte come maschili ma in effetti, scrive Jeannine Davis-Kimball, esse sono spesso femminili, e sono tombe di donne di potere, di guerriere-sciamane.

Afferma Vicki Noble, che nelle società matriarcali le donne erano libere di scegliersi gli amanti, e i bambini nati dalle loro unioni appartenevano alla madre e ne prendevano il nome. Il matrimonio, inteso come strategia di controllo sulla proprietà privata che si tramanda per linea maschile, era impossibile perché il padre del bambino era sempre incerto mentre solo la maternità era sicura. Fin dagli anni ‘60, il russo K.F. Smirnov aveva scavato altri siti sepolcrali sauro-sarmati, nella regione meridionale del Volga, ed aveva attribuito nel 1982, alle donne di quelle sepolture, un ruolo predominante che faceva presumere fossero le donne sauro-sarmate, le “amazzoni” di cui parlano gli autori classici greci.

Nel 1974 l’archeologa lituana Marija Gimbutas aveva pubblicato “Le Dee e gli Dei dell’Europa Antica” in cui espose la sua teoria: “L’Europa antica è stata abitata da una cultura che fu matrilocale (consuetudine per cui le coppie sposate vivono con il gruppo della madre della sposa) e, probabilmente, matrilineare (vale a dire, in cui discendenza ed eredità si tramandano per via materna), agricola e sedentaria, egualitaria e pacifica”. Questa forma sociale di paradiso terrestre fu completamente distrutta intorno al 4.000 a.C. da nomadi Indoeuropei violenti, chiamati dalla Gimbutas “popolo dei kurgans” per analogia con i tumuli sepolcrali, che è tutto ciò che rimane di loro.

Ironicamente, questi kurgans appartenevano alla stessa cultura delle donne guerriere di Davis-Kimball benché Gimbutas vedesse una presa di potere di villani patriarcali nella violenta invasione dei kurgans infatti, nel cuore del sistema degli invasori si riconosceva il valore più grande nel potere di togliere la vita piuttosto che in quello di darla. Questo fu il simbolismo della Spada “maschile” illustrato nelle incisioni trovate nelle prime caverne kurgan che mostrano come questi invasori Indoeuropei venissero letteralmente venerati poiché, nella loro società di dominio controllata da dei e da uomini della guerra, questo era il potere supremo.

Per molti studiosi, gli scavi delle donne guerriere di Pokrovka sono la negazione delle teorie di Gimbutas, mettendo per sempre a tacere la sua teoria dei maschi saccheggiatori. “Abbiamo questo mito circa i così detti nomadi kurgan, che fossero stati dei gerarchici guerrafondai e così via - dice Claudia Chang, un’archeologa del Sweet Briar College che lavora nelle sepolture kurgan nell’Asia Centrale - Di fatto, come dimostrano questi recenti scavi, il loro sistema di consanguineità ha spesso favorito le donne e gli consentiva l’ingresso nell’elite sociale e militare”.

I tumoli sepolcrali di Pokrovka sono datati dal 500 a.C. al 200 a.d., perciò sono approssimativamente contemporenei alla cultura greca e maschilista di Atene. Il patriarcato greco era il risultato dell’ossessione per la purezza della razza e del controllo delle ricchezze della città nelle mani dei suoi cittadini, perciò i greci erano ossessionati dalla stirpe patrilineare, e per controllarla dovettero controllare direttamente le donne, dovevano sapere chi erano i padri dei loro figli, perciò le trattavano come prigioniere. Questo è stato il modello con cui si è sviluppata la nostra cultura.

Il quadro sociale che viene dedotto dagli scavi di Davis-Kimball nei kurgan di Pokrovka dove vigeva una società in cui donne e uomini avevano stesso potere militare e sociale, cioè l’esistenza simultanea di guerriere scito-sarmate nomadi e di schiave spose ateniesi, suggerisce invece che 2500 anni fa, i rapporti tra i sessi erano molto diversi da una popolazione all’altra, e che non tutte le donne erano prigioniere. Tutte queste notizie sono state ricavate dagli scavi archeologici che riguardano un’area di interesse eccezionale e che riguarda anche i territori di cui stiamo parlando.

Nel territorio tuvano restano ormai solo 300.000 abitanti, discendenti di una cultura nomadica millenaria che crede nello sciamanesimo e nel buddismo tibetano. Essi sono i sopravvissuti del secolo 20., che è stato segnato da un violento attacco del regime sovietico che ha cercato di “civilizzarli” in ogni modo.

Pur avendo chiesto l’indipendenza dopo il crollo dell’URSS, i tuvani non riescono ad ottenerla, ma non si arrendono allo sviluppo e alla globalizzazione, a differenza di molte altre zone dell’ex impero, perché i tuvani sono sempre stati gelosi della propria storia e cultura. Ancora oggi non hanno aeroporti e ferrovie, nonostante le ricchezze del sottosuolo come oro, cobalto e carbone, potrebbero portare più benessere e sviluppo a questa terra e ai suoi abitanti. Hanno paura che la loro terra venga deturpata in maniera irreversibile, e che la linea ferroviaria sia l’inizio della fine.

Buona erranza
Sharatan

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