venerdì 27 giugno 2008

Il cervello della pecora gay


Qualche giorno fa ho letto la notizia che sarebbe stato scoperto il motivo biologico dell’orientamento omosessuale. Un gruppo di scienziati svedesi del Karolinska Institutet, lo stesso istituto che assegna il Premio Nobel per la medicina, ha osservato con strumenti raffinati ed avanzati il cervello omosessuale maschile ed hanno verificato che esso funziona come quello di una donna. I ricercatori Ivanka Savic e Per Lindstroem hanno usato una Pet (tomografia ad emissione di positroni) e la risonanza magnetica, ed hanno proceduto esaminando gli atlanti cerebrali più aggiornati. Lo studio svedese ha coinvolto circa 90 volontari: 50 eterosessuali e 40 omosessuali ed ha verificato che i cervelli dei gay erano di dimensioni identiche a quelli delle donne etero e che i cervelli delle lesbiche avevano l’emisfero destro più grande come gli uomini etero. Le similitudini riscontrate sono evidenti, tanto che gli studiosi hanno dichiarato che non sembrano effetto dell’apprendimento, ma vi sono legami con l’entità neurobiologica dell’organo cerebrale. Per questo essi protendono per la radice innata dell’omosessualità, determinata da un mix di ormini che agiscono nell’utero materno.
Va chiarito però che la forma non è tutto per il cervello e che esso è determinato dall’attività che svolge infatti, come spiega il professor Gabriele Miceli dell’Università di Trento: “Il cervello è plastico. Cambia a seconda di ciò che facciamo… uno studio sui tassisti di Londra ha dimostrato che le capacità straordinarie di orientamento generano un ippocampo più grande del normale. In un violinista l’asimmetria fra i due emisferi del cervello è accentuata, la corteccia motoria si modifica grazie alla pratica costante e la rappresentazione della mano a livello dei neuroni è più grande e ricca della media”.
Già un anno e mezzo fa, nel gennaio del 2007, alcuni studiosi dell’Oregon State University e dell’Oregon Scienze and Health University avevano condotto dei discutibili esperimenti sulle pecore per cercare di modificarne l’orientamento sessuale. Essi avevano riscontrato che circa il 10% delle pecore-montoni era omosessuale, per cui avevano proceduto inoculando degli ormoni nelle pecore gay per ceracre di riportarli sulla “retta via.” La notizia, riferita dal Daily Mail, aveva scatenato l’indignazione delle comunità gay che avevano lanciato l’allarme sulla possibile ondata di omofobia futura. La stessa Martina Navratilova, da sempre in prima linea nella difesa degli omosessuali, si era detta indignata. Molti avevano visto in questi studi delle repliche degli esperimenti dei nazisti sugli omosessuali negli anni ’40.
Le "Memorie" che Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz, scrisse prima di venire impiccato, descrivono gli esperimenti a cui furono sottoposti gli omosessuali nel campo di Sachsenhausen. Egli dettagliatamente descrive la “rieducazione”
“I risultati migliori si ottenevano con i cosiddetti «Strichjungen». Nel dialetto berlinese erano chiamati così quei giovani dediti alla prostituzione, che intendevano per tal via guadagnarsi facilmente da vivere, rifiutando di compiere qualunque lavoro, sia pure leggero. Costoro non potevano assolutamente essere considerati dei veri omosessuali, poiché il vizio era per essi soltanto un mestiere, e quindi la dura vita del campo e il lavoro faticoso furono per essi di grande utilità. Infatti, nella maggioranza, lavoravano con diligenza e cercavano con ogni cura di non ricadere nell'antico mestiere, poiché speravano così di essere rilasciati al più presto…Anche una parte di coloro che erano diventati omosessuali per una certa inclinazione - coloro che, saturi di provare il piacere con le donne, andavano in cerca di nuovi eccitamenti, nella loro vita da parassiti - poté essere rieducata e liberata dal vizio. Non così quelli ormai troppo incancreniti nel vizio, cui si erano volti per inclinazione. Questi ormai non potevano più essere distinti dagli omosessuali per disposizione naturale, che in realtà erano pochi. Per questi non servì né il lavoro, per quanto duro, né la sorveglianza più rigorosa: alla minima occasione erano subito uno nelle braccia dell'altro, e anche se fisicamente erano ormai mal ridotti, perseveravano nel loro vizio. Del resto, era facile riconoscerli. Per la leziosità femminea, per la civetteria, per l'espressione sdolcinata e per la gentilezza eccessiva verso i loro affini, si distinguevano assai bene da coloro che avevano voltato le spalle al vizio, che volevano liberarsene, e la cui guarigione, ad una attenta osservazione, si poteva seguire passo passo…Non volendo, o non potendo, liberarsi del loro vizio, sapevano benissimo che non sarebbero più tornati in libertà, e questo pesante fardello psichico affrettava, in queste nature in genere anormalmente sensibili, la decadenza fisica. Quando poi vi si aggiungeva la perdita dell'«amico», per una malattia o addirittura per la morte di questi, era facile prevedere l'esito finale; parecchi, infatti, si uccisero. L'«amico» era tutto per costoro, nel campo. Parecchie volte si verificò anche il doppio suicidio di due amici “. La testimonianza di Rudolf Höss dimostra il pensiero nazista sull’omosessuali: una malattia da cui essi vanno guarito per non contaminare la purezza della razza ariana. Questo atteggiamento fu alla base del tentativo di "guarire" gli "irrecuperabili" con l'intervento della medicina.
Un medico danese delle SS, Carl Vernaet, ottenne il permesso di poter sperimentare un suo preparato a base di ormoni che, secondo i suoi studi, sarebbe stato in grado di "guarire" definitivamente i "triangoli rosa". Un certo numero di omosessuali vennero inviati al campo di concentramento di Buchenwald dove Vernaet installò il proprio laboratorio. In via preliminare Vernaet, esaminati i prigionieri li divise in tre categorie: Omosessuali incalliti (che amano lavorare a maglia o ricamare) Omosessuali irrequieti (che oscillano tra virilità e indifferenza omosessuale) e Omosessuali problematici (recuperabili sotto l'aspetto psicologico). La "cura" di Vaernet consistette nell'incidere la cute dell'addome e nell'inserimento di una dose massiccia di testosterone che sarebbe dovuta essere sufficiente per un anno. A distanza di tre settimane l'80% delle persone operate era deceduto ed il 20% rimanente non presentava sintomi di guarigione. Lo stesso insuccesso e le stesse percentuali di mortalità si registrarono nei soggetti "irrequieti" e "problematici".
Questi sono i fatti che la storia ci consegna e sarebbe bene che non si ripetessero. E’ pericolosissimo considerare l’orientamento sessuale delle persone come un fattore biologico. L’amore, sia rivolto a persone dello stesso sesso o dal sesso opposto, non può essere ritenuto una malattia o una disfunzione endocrina, che poi è la stessa cosa. Guai pensare che i sentimenti siano questo! Gli orientamenti sessuali, come i sentimenti, nascono e muoiono, sono variabili e liberi e non sono curabili perché non sono malattie. Come potere pensare che l’amore sia una disfunzione? L’amore è una splendida alchimia.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

Nessun commento: