sabato 7 novembre 2009

La caccia all’anima


Secondo le concezioni sciamaniche, l’universo è permeato dallo Spirito, ogni forma vitale possiede un sua anima e l’equilibrio universale generale è garantito dall’armonia delle varie parti tra di loro: ogni forma di squilibrio causa delle disarmonie o/e delle malattie che possono essere fisiche o spirituali, come risultato dello squilibrio sopravvenuto.

Gli sciamani credono che ogni volta che subiamo un trauma, sia fisico che psicologico, un pezzetto della nostra anima si stacca portandosi via il dolore che vi è associato. Essa fugge da noi per aiutarci a sopravvivere meglio, ma la nostra guarigione non avverrà se non recuperiamo il pezzetto smarrito e non lo riportiamo nel luogo da cui era stato strappato.

Delle forme di scambio energetiche avvengono in tutte le relazioni umane, per cui è abbastanza naturale che vi siano momenti in cui l’energia si prende e si rilascia nello scambio con l’altro, perchè è così che si instaura una relazione con uno scambio reciproco, fluido e naturale. Molto spesso questo non avviene, soprattutto nel caso in cui lo scambio energetico avviene ad un voltaggio troppo intenso o in misura sbilanciata, con uno dei partner che agisce come un vampiro energetico dell’altro.

Questo tipo di relazione alla lunga conduce ad una forma di prelievo energetico che può divenire un vero e proprio furto dell’anima, e ciò si avverte quando la vittima sente un progressivo svuotamento delle riserve energetiche, soprattutto quando l’incontro con il vampiro energetico ci lascia spossati e pieni di sentimenti di incompletezza e di insoddisfazione.

Il caso più diffuso è quello delle relazioni di coppia molto intense e prolungate, che sono delle modalità simbiotiche di relazione in cui, entrambi, vivono uno in funzione dell’altro, e in cui, alla morte di uno dei due, l’altro prova la sensazione che anche una parte di sé sia scesa nella tomba con il defunto. Di fatto non è raro che anche il superstite vada a morire subito dopo: la perdita energetica causata dalla scissione della simbiosi è vissuta come insanabile, e la mancanza di voglia di vivere ha completato il cerchio.

Il concetto di furto dell’anima riguarda i casi in cui arrechiamo consapevolmente dei danni agli altri, avviene quando restiamo invischiati in relazioni torbide, quando siamo aggrediti e subiamo degli abusi o delle violenze, quando restiamo avvinti in una relazione che non vogliamo ma da cui non riusciamo a liberarci. Non è necessario che l’azione subita sia troppo violenta o eccessivamente traumatica, ma è sufficiente che sia vissuta o percepita come tale da uno dei partner.

Esistono dei sintomi tipici che segnalano una perdita dell’anima e sono costituiti da momenti di depressione improvvisa, violenta ed ingiustificata, oppure dalla perdita della capacità di provare gioia e di poter vivere la vita con entusiasmo. Con la perdita di una parte della nostra anima ci sentiamo vuoti ed incompleti, sentiamo che ci manca qualcosa di essenziale e che siamo del tutto estraniati dalla connessione con la vita.

Saremmo in torto se pensassimo che i furti d’anima siano attuati da persone che ci sono nemiche, perché i furti più dolorosi ci vengono inflitti da coloro che più amiamo, come pure noi stessi li facciamo a coloro che amiamo più teneramente. Non dobbiamo neppure essere troppo severi nel condannare coloro che li compiono o anche noi stessi perché i furti sono il prodotto della nostra grande ignoranza delle regole dell'universo.

Nessuno dovrebbe mai essere condannato per il male che ha compiuto in modo totalmente inconsapevole, ma una pedaggio si paga sempre quando si sbaglia, perciò conoscere come funziona il gioco non potrà che avvantaggiarci. Sappiamo che la grande legge dell’equilibrio universale governa le cose in modo tale, che le energie altrui debbano essere sempre rispettate, perciò non devono mai essere rubate o manipolate con intenzionalità, questo certamente può avvenire ma solo finchè non conosciamo i rischi della manipolazione energetica compiuta in modo volontario e intenzionale: conoscerle ci renderà più responsabili delle nostre azioni.

Dobbiamo sapere che il ripristino dell’equilibrio è garantito dall’azione (karma significa azione) di colpi di ritorno che riceviamo, come conseguenza di ognuna delle nostre azioni che compiamo per cui, la potenza di tale colpo di ritorno è pari alla potenza che abbiamo usato per l’attacco, ma viene moltiplicata dalla forza dell’intento con cui abbiamo sferrato l’attacco stesso. Non sono sicura che esista un tipo di gioco talmente intrigante da meritare un ritorno tanto pericoloso.

Alla morte di una persona cara, o nella fine di un grande amore avviene lo stesso fenomeno di frantumazione dell’anima, perché delle parti di essa restano aggrappate a colui che si è allontanato: in ogni caso la cosa avviene in tutte quelle circostanze in cui siamo aperti e disponibili, quindi consciamente o inconsciamente, ci rendiamo disponibili alla cessione del nostro potere personale.

E’ evidente che tutte le forme di discipline fisiche di riequilibrio energetico ci aiutano a rimanere centrati sul cuore e riducono il potere della mente, perciò ci rendono meno vulnerabili ai furti energetici. E’ la mente che è manipolabile e non il cuore, e per il cuore è impossibile avere la sensazione di essere defraudato.

Pensando con il cuore siamo innocenti e puri e non conosciamo il tornaconto personale, perciò non può esistere la sensazione di perdita laddove non esiste il concetto di guadagno personale. Quale amore si può rubare se il cuore lo offre spontaneamente? E’ solo l'orgoglio della mente che prova il rancore della delusione.

Tutti gli attaccamenti morbosi vanno perciò evitati in ogni maniera e perciò dobbiamo imparare delle strategie per lasciare andare la presa e permettere che ognuno riprenda il percorso per cui è giunto su questa terra. Senza immaginare chissà che pratiche occulte o misteriose, molte discipline terapeutiche come la terapia junghiana o gestaltista, possono aiutarci a ristabilire gli equilibri scossi dall’ostinazione del nostro attaccamento insano, e possono insegnarci a lasciare andare.

Se abbiamo la sensazione di avere trattenuto troppo a lungo in noi una parte dell’anima di un altro, anche sotto forma di un ossessivo ricordo o di un persistente rancore, che è l’altra faccia dell’amore infelice, dobbiamo usare tutto il nostro coraggio per attuare un “rito di restituzione” che ristabilisca l’ordine naturale delle cose. Sarà sufficiente semplicemente restituire gli oggetti ricevuti in dono a chi ce le ha donati, oppure fare una meditazione nel corso della quale visualizziamo e prendiamo congedo dall’altro inviandogli il nostro amore e la parte d'anima che gli abbiamo trafugato.

Ma possiamo anche attuare delle ritualità personali, perché essenziale non è la forma ma il cuore, e soprattutto l’intento con cui viene attuata ogni azione della nostra vita. Allora possiamo semplicemente accendere una candela ed un bastoncino d’incenso e inventarci una forma personale di commiato, ma comunque sciogliere ogni forma di vincolo e di legame troppo invasivo. Le relazioni equilibrate sono quelle intrattenute tra individui dotati di anime libere e consapevoli, non quelle malate perchè basate su malsani rapporti di codipendenza con sfumature sado-masochistiche di dinamica vittima/carnefice.

Questa ed altre utili riflessioni sono contenute nel libro di Giancarlo Tarozzi: “Caccia all’anima: alla ricerca dei frammenti perduti” in cui viene descritta la tecnica di caccia e di reintegro dei frammenti energetici usata dalle culture sciamaniche. L’autore illustra come sia possibile diventare il cacciatore della nostra anima, descrive come ritrovare i frammenti dell’anima, come catturarli e come riportarli a casa per poter ottenere una perfetta guarigione delle nostre parti ferite e mutilate.

E’ una lettura in cui ho trovato una descrizione gnostica della Pasqua e anche una tecnica sufi, è quindi evidente che fosse destinato a saltarmi in mano un pomeriggio in cui non cercavo libri.
Buona erranza
Sharatan


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