giovedì 17 novembre 2011

Come un’onda


“Lo spirito è energia in movimento,
e in tutto l’universo i moti dello spirito
regnano su tutta la materia”
(Sutta-Pitàka)

Vedendo l'uomo fisico lo vediamo racchiuso nella pelle, perciò pensiamo che l'uomo è chiuso rispetto all'ambiente esterno. Ma non è così che dobbiamo pensare se vogliamo conoscere l’uomo animico-spirituale, perciò pensiamo al flusso di correnti che pulsano e che fluiscono dall’interiorità e comunicano con le correnti del mondo animico-spirituale universale. Se dovessimo pensare al rapporto tra l'uomo e l'universo, allora immaginiamo l’uomo che nuota nell'oceano del cosmo, dice Steiner.

Nell'oceano cosmico vediamo fluttuare l’onda dell’organismo animico-spirituale umano, mentre le correnti universali si restringono e si dilatano in un movimento lento e sinuoso. Le correnti si avvicinano all’uomo perché lui le attira a sé, perciò le correnti cosmiche si intrecciano alle correnti individuali, ma poi si allontanano. L’uomo è penetrato dalle correnti cosmiche, infatti vive circondato dall'elemento fluttuante della materia aurica che si increspa generando dei vortici energetici quando le correnti del cosmo incontrano il suo organismo.

L’uomo vive circondato dalle correnti vorticose che lo impregnano quando entrano nel suo elemento, perciò dovremmo immaginare tutto questo quando pensiamo al rapporto che esiste tra l’uomo e il suo ambiente animico-spirituale. Nell’incontro tra la componente individuale e quella universale, la corrente cosmica s’incontra con le parti inferiori della coscienza umana, perché il cosmo resta sempre in contatto con le nostre tendenze subconscie profonde. Queste tendenze corrispondono ai processi fisici di cui non siamo coscienti, perché hanno la stessa natura delle correnti dell’universo.

Come l’uomo incontra l'ambiente esterno così, al suo interno, avviene l'incontro delle componenti coscienti con quelle incoscienti. All’interno possediamo dei blocchi nei punti in cui le nostre componenti animico-spirituali s’incontrano con quelle universali, perciò i blocchi formano l’onda interna dell’uomo. A livello fisico, l'onda circola lungo il percorso dei nervi motori e sensori, perciò la vediamo risalire lungo la nostra colonna dorsale.

All’interno abbiamo una barriera, però la barriera c'è anche nel mondo esterno e se non ci fossero questi sbarramenti potremmo sprofondare dentro di noi, perciò affogheremmo nel nostro mare. L’uomo ha una parte che gli viene preclusa, perciò resta chiusa alla coscienza, infatti non possiamo sostenere totalmente noi stessi. Ciò che si forma all’interno può solo rispecchiarsi, e la manifestazione dell’io che si rispecchia forma il ricordo nella memoria, infatti quando ricordiamo attiviamo un punto che fissa e che blocca qualcosa.

Se non avessimo un punto di blocco, ogni sensazione, ogni impressione e ogni idea ci attraverserebbe ma non sarebbe permanente, perciò saremmo permeabili a tutto, ma nulla resterebbe in modo durevole. Noi tratteniamo le impressioni del mondo perché sono fermate dal blocco interiore, infatti possiamo recuperare ciò che è avvenuto nella fissazione del ricordo.

Pensando alla barriera vediamo una lastra che respinge ciò che non deve passare, infatti nello stato di veglia restiamo uniti al mondo facendo il controllo del confine con il sonno. Se non avessimo il blocco che permette di riconoscere le percezioni che giungono non avremmo il ricordo e tutto ci attraverserebbe lasciandoci indifferenti, perciò le impressioni non ridesterebbero la nostra coscienza, e non potremmo costruire nessuna memoria.

Per l’uomo è impossibile vedere tutta la sua struttura interna perché - per quello che è il nostro livello evolutivo - vedremo solo un ribollire caotico e un fluttuare confuso che non può rallegrare, dice Steiner, perciò gli uomini non possono vedere ciò che la loro coscienza non può sopportare. Ciò che forma il ricordo è quello di cui abbiamo bisogno per costruire la nostra vita interiore, ma è la stessa cosa che è all’origine della nostra memoria, perciò essa fonda il senso di quello che sentiamo come essenziale.

Questo substrato è come il rivestimento dello specchio, perciò è la cosa che abbiamo sempre presente e viva nella coscienza, perché è quello che non passa, ma è sempre trattenuto e riprodotto come ricordo. Tutta la nostra vita si rispecchia nei nostri ricordi, perché il ricordo costruisce “la vita del nostro io,” infatti ciò che siamo lo vediamo in ciò che conserviamo gelosamente nella memoria. La vita interiore si forma nel confine tra l’onda interna e l’onda esterna, infatti noi evolviamo dall'essere delle nature permeabili e immemori se sappiamo riflettere e rendere permanente tutto ciò che amiamo.

Questo è il ruolo del ricordo nella costruzione della nostra coscienza, infatti ricordiamo quello che sappiamo conoscere e dimentichiamo quello che la coscienza non sa sostenere. Escludiamo quello che non rivestiamo di senso e conserviamo quello che sentiamo importante, e se non facessimo la selezione saremmo “esseri freddi e incapaci di amare.” Se tutto avesse lo stesso valore e se nulla avesse un significato particolare, nulla saprebbe darci il diletto e il piacere, perciò saremmo esseri insensibili e freddi come le nature mefistofeliche.

Il fatto di organizzare il mondo interiore usando i concetti animico-spirituali che scegliamo nell’ambiente, e che usiamo per rivestire i concetti astratti crea le nostre facoltà intellettuali e ci permette di amare. L’amore non è il prodotto della sintesi chimica, perché conoscere una reazione chimica non fornisce la prova che sappiamo amare, perciò la capacità di ricordare e di amare sono i due blocchi che sperimentiamo vivendo, infatti sono i veri limiti della natura umana.

Il primo limite da infrangere è la capacità di ricordare, perché sotto il ricordo si nasconde il subconscio, mentre l’altra sfida è la nostra capacità di amare che riguarda il nostro rapporto con l’elemento animico-spirituale universale. La parte inconscia che si trova sotto la linea della coscienza arriva fin dove l’interiorità umana sa vedere, mentre la zona dell’elemento universale si può estendere all'infinito, ma parte dal confine della prima zona.

Nell’uomo possiamo parlare di zona dell’amore e di zona del ricordo per poter racchiudere ciò che costituisce l'intera componente animico-spirituale. Se cerchiamo oltre la coscienza troviamo ciò che è strettamente collegato alla corporeità e alle attività corporee. In realtà, dice Steiner, le cose sono molto più complesse, perché le due zone si intrecciano sempre e non si distinguono mai nettamente, infatti ciò che entra all'interno subisce la trasformazione del contatto, perciò ciò che è evidente nasconde sempre le parti meno ovvie.

In questi legami vediamo che la vita fisica della terra possiede una profonda componente spirituale cosciente che s’intreccia con la parte incosciente che si fonde con l’universo. La componente spirituale è intessuta in modo leggero e impalpabile con la materia, infatti possiede una trama delicata e impalpabile che si riflette nella luce della testa dell’uomo. Con la materia questa luce spirituale non ha nulla a che fare, perciò non ne condivide alcuna affinità, infatti non si può congiungere alla materia e ne resta disgiunta.

Alla parte spirituale viene fornita una materia che proviene dalle forze formatrici acquisite nella precedente incarnazione, perciò le forme della nostra testa sono le idee, gli ideali e le preferenze che abbiamo solidificato, perciò oggi forniscono il contenuto del capo formando gli ideali che amiamo. L'uomo possiede una composizione animico-spirituale che sa formare la struttura che corrisponde alle azioni che ha formato nella sua precedente incarnazione.

Facendo l’analisi fisiognomica, perciò investigando l’uomo con lo studio dei tratti della sua testa, non vediamo quello che viene dall’interiorità, ma vediamo quello che abbiamo formato come adeguamento all’azione formatrice dell'universo. La fisionomia va interpretata come ciò che viene impresso dall’azione esteriore, e la forza costruisce la struttura dell’uomo e la forma del suo capo, infatti nell’impronta del capo c'è la spia delle azioni della nostra vita precedente.

Nell’uomo c'è un mare cosmico che fluttua nella zona incosciente, e corrisponde alla componente materiale e alle strutture del corpo. La componente incosciente dell’uomo risiede nel corpo impregnandolo totalmente, però la materia si intreccia con la componente spirituale al punto che esso non può manifestarsi come tale, perciò non può svincolarsi dal corpo. E se avessimo lo sguardo che sa affondare nell’uomo vedremmo il “confluire confuso di elemento spirituale e elemento corporeo che sta dietro la soglia del ricordo.”

Così sono preparate le forze che formeranno il capo della successiva incarnazione, perché la nostra trama è un filo che lega il nostro presente, il passato e il futuro. Tutte le forze formatrici subiscono delle metamorfosi che gli permettono di manifestarsi come delle forme materiali, ma il capo possiede delle forze formatrici che eccedono il normale sviluppo del cervello fisico, infatti le forze che lo formano sono più antiche dell’età del nostro sviluppo cerebrale.

Ogni elemento fisico è la riproduzione di un elemento spirituale che, nella sua forma esteriore, non è ancora progredito fino a diventare uomo. Se potessimo vedere ciò che è stato riversato nell’interno dell’uomo e se potessimo vedere senza avere il limite della coscienza, vedremmo l’elemento luciferino che possediamo. Ma se potessimo vedere anche quello che è stato riversato nella nostra forma materiale vedremmo la figura arimanica che permea la materia.

Diventare consapevoli della nostra vera natura e della nostra struttura energetica è essenziale, perché l’uomo è l'essere che sa oscillare tra l’influsso luciferino e quello arimanico. Comprendere il vero significato di questa conoscenza oltrepassa l'importanza del singolo, infatti essa può determinare il futuro dell’umanità e stabilirà la qualità dei processi evolutivi futuri.

Buona erranza
Sharatan


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