giovedì 6 marzo 2014

In contatto con lo spirito



"Non c'era il passo tra i due mondi
quando esisteva il dono dell'affetto:
il tempo, l'amore, lo sparge."
(L. Neri - I nomadi di Hafez)

Migliaia di anni prima dell’epoca attuale, gli antichi sciamani videro che la Terra era sensibile e che la consapevolezza della Terra poteva influenzare gli uomini. Perciò essi vollero usare l'influenza che la Terra esercitava sulla consapevolezza umana e scoprirono che c’erano dei luoghi che facilitavano l’impresa. Videro che anche la Terra aveva dei punti in cui scorrevano le sue energie, e in alcuni luoghi lo scambio avveniva in modo particolare, perché in quei luoghi si attivavano o indebolivano i punti energetici degli uomini.

Per molto tempo la ricerca dei luoghi di potere fu il compito preferito, finché questa attività divenne un’ossessione. Gli antichi videro che l'universo è una rete di campi di energia e che l’intreccio cosmico dei filamenti luminosi trasuda consapevolezza. Essi scoprirono che la percezione umana sorge quando l'energia che scorre nell’universo accende una parte dei filamenti luminosi del nostro bozzolo energetico. Ma poi videro pure che la consapevolezza umana illumina anche i fili che fuoriescono dal bozzolo e che si espandono ovunque mentre corrono verso l'infinito.

Gli antichi uomini avevano una conoscenza istintiva e naturale che gli proveniva direttamente dallo spirito. Quella forza portentosa guidava gli uomini e li aiutava a costruire il loro destino, perciò gli uomini sapevano che dovevano assecondare la voce silenziosa e tutto questo era un fatto semplice e naturale. Chiaramente c’erano anche allora degli uomini meglio allineati con l’antica conoscenza, ma anche gli uomini comuni erano allineati con la volontà dello spirito.

Invece oggi la percezione umana è diversa perché abbiamo una percezione dualistica. Oggi la nostra percezione ha un allineamento diverso da quello antico, perciò anche la visione moderna del mondo e della vita è cambiata. Nei tempi antichi, quando il punto di unione era allineato sulla conoscenza silenziosa, l’allineamento avveniva in modo spontaneo e naturale, ma oggi siamo allineati sulla posizione detta ragione perciò siamo lontani dallo spirito.

La conoscenza antica era una presenza silenziosa che non aveva bisogno di parole per essere compresa, perciò oggi la troviamo solo se usiamo una quantità smisurata di energia, che non tutti hanno. Questa conoscenza silenziosa esiste in tutti perciò tutti la possono avere, perché essa ha padronanza di tutto, e tutto conosce. Si disse che questa conoscenza non si può pensare o descrivere essendo molto più antica del linguaggio, perciò il linguaggio è inadeguato a definirla.

Gli sciamani credono che, l'uomo si accorse di sapere ma volle essere più consapevole di ciò che sapeva, perciò perse anche quello che conosceva. La conoscenza persa nei tempi antichi è il legame con lo spirito, con l'astratto o con l'intento, e l'errore commesso fu di volerlo manipolare come facciamo con la nostra realtà quotidiana. Ma quanto più si voleva fare questo e tanto più la conoscenza fuggiva diventando effimera e impalpabile.

Gli uomini persero il contatto con la conoscenza per avere il dominio della ragione, perciò l’attaccamento al mondo rese sempre più debole il collegamento con lo spirito, e l’astratto divenne evanescente. L'uomo antico sapeva cosa fare in modo istintivo e diretto, e sapeva pure come poter fare per il meglio. Ma, quando capì che agiva come individualità sviluppò un solipsismo cioè una smisurata soddisfazione per se stesso e amò il proprio orgoglio. La soddisfazione dei desideri personali causò la sensazione di predire e di fare le azioni che voleva fare, perciò nacque il sé individuale.

Il sé che nacque volle imporre il controllo sulla natura dell’essere e sulla qualità delle sue azioni. Più gli uomini rinforzavano il loro sé individuale e più perdevano il contatto con la conoscenza silenziosa originaria, perciò l'umanità moderna ha ereditato questa condizione. Questo è il motivo per cui siamo disperati e non abbiamo la speranza nel futuro essendo divisi dalla fonte che crea e che sostiene l’universo.

L’alienazione umana è diventata insopportabile perciò scatena il cinismo e la disperazione che esplodono nelle azioni violente e nelle aberrazioni descritte dalla storia umana. La parte di conoscenza silenziosa che è rimasta dentro di noi, si manifesta in due modi: da un lato sentiamo la nostalgia del legame che ci univa allo spirito che ci conteneva. Dall'altro lato, sentiamo l’angoscia e la disperazione di poter ritrovare la pace, la soddisfazione e la realizzazione che ci forniva quel legame.

Gli sciamani sanno che ogni movimento del punto di unione comporta un distacco dall'interesse eccessivo che abbiamo per il nostro sé individuale, che è il marchio indelebile dell'umanità moderna. Fermare il mondo, per il guerriero, significa introdurre un elemento dissonante nel vissuto quotidiano per fermare il flusso uniforme dei fatti ordinari. Fermare il mondo significa anche bloccare tutto quello che viene catalogato dalla ragione. Gli sciamani erano dei profondi conoscitori di uomini, perciò videro che gli uomini erano curiosi animali da inventario. Se gli uomini conoscono bene un inventario particolare diventano gli esperti di quel comportamento.

Perciò gli sciamani capirono che se l'inventario dell’uomo comune è inadeguato o carente, oppure se si vuole ampliare a dismisura il suo inventario, alla fine, tutta la struttura umana crolla. L’uomo crolla anche se lo contraddicono o se mettono in crisi quello in cui crede: in tutti i casi la mente comune subisce il crollo. L'inventario è la mente, perciò il crollo è dovuto al fatto che è stato infranto lo specchio del riflesso del sé individuale.

La posizione del punto di unione è mantenuta stabilmente in un posto fisso per avere la sicurezza personale. La posizione del punto di unione dell'uomo moderno lo ha reso l'egoista omicida e l'essere interessato alla soddisfazione narcisistica della sua individualità. Avendo perso ogni speranza di poter tornare alla fonte di ogni cosa, l'uomo moderno cerca una consolazione all'angoscia rinchiudendosi nel solipsismo. E, mentre fa l’errore fatale rinforza ancora più la posizione sbagliata.

Si può dire con certezza che ogni spostamento del punto di unione dalla sua posizione abituale produce l’indebolimento del riflesso del sé dell'uomo e riduce la presunzione. La presunzione è la forza che è generata dal riflesso di sé che l'uomo continuamente rinforza, perciò quel rinforzo lo fissa sempre più nella stessa posizione. L'ambizione massima del guerriero è scardinare la sua presunzione, perciò ogni sua azione è finalizzata allo scopo.

Secondo loro la presunzione è il travestimento della commiserazione che proviamo per noi stessi. Questa è la nemica degli uomini e se non l’avessero non avrebbero il lusso di essere tanto presuntuosi, ottusi, crudeli e distruttivi come sono. Gli sciamani sanno che se ingraniamo la forza della presunzione, si sviluppa lo slancio nell'apparenza e inizia l'illusione di avere un grande pregio.

La presunzione è l'illusione del valore personale, perciò è causa del desiderio di essere lodati per meriti presunti. Gli sciamani videro che se spostiamo il punto di unione raggiungiamo la spietatezza, infatti quello spostamento fa cadere la presunzione del guerriero e il riflesso dell'immagine del sé finalmente crolla.Eliminando l'enfasi dell'importanza personale perdiamo l’autocommiserazione e ogni presunzione.

La spietatezza del guerriero non è crudeltà di comportamento ma è valutazione chiara e oggettiva delle questioni perciò è l’opposto della commiserazione. La spietatezza è distacco e valutazione oggettiva, perciò è l’opposto della presunzione: la spietatezza dimostra la sobrietà del guerriero. La riserva di energie che ricaviamo deriva dalla forza che il riflesso di sé teneva bloccata, perciò ricaviamo le energie utili per avere un più ampio raggio di percezione.

L’unica via di azione logica e l’aiuto migliore che ci possiamo augurare di avere - e questo vale sia per gli sciamani che per gli uomini comuni - è quello di limitare il coinvolgimento che abbiamo con l'immagine di noi che abbiamo costruito. Un guerriero mira sempre a rompere lo specchio che riflette il suo sé. Ognuno di noi ha un particolare legame e un forte attaccamento al suo riflesso di sé, perciò l'attaccamento è percepito come un bisogno. Ci sono persone che non hanno bisogno di nessuno perché ricevono la pace, l’appagamento, la gioia, l’allegria e la conoscenza direttamente dallo spirito.

Costoro non hanno bisogno di intermediari, perché hanno tutto quello che lo spirito offre. Altre hanno bisogno di occasioni che forniscono l’opportunità di essere consapevoli dell’intento perciò hanno bisogno di avere aiuto per rompere il loro riflesso. L’unico aiuto concreto che si può sperare è sapere come eliminare il nostro ego, perciò la teoria conta poco e quello che conta veramente è spostare il punto che ci unisce alla percezione comune.

Dallo spostamento di questo punto di percezione otteniamo il recupero di una enorme dose di energia che possiamo usare meglio, ma questa conoscenza si conquista solo nella pratica concreta. Dobbiamo ricordare che qualunque individuo che segue sempre una lunga sequenza di movimenti deve spostare spesso il suo punto di unione per restare un essere che è sano mentalmente.

Una sequenza di azioni ripetitive influisce sulla consapevolezza umana e per essere consapevoli mentre facciamo le ripetizioni ossessive dobbiamo avere la saldezza del nagual che non può impazzire. Il minimo di occasione che possiamo augurarci non viene dagli insegnamenti ma viene dalle situazioni che insegnano a far funzionare meglio la macchina, perciò la migliore occasione è essere resi consapevoli del contatto con lo spirito.

La sequenza particolare di cui dobbiamo essere consapevoli è che la presunzione è la forza che tiene inceppato il nostro punto di unione su una posizione che è diventata inamovibile. Se riusciamo a ridurre la forza che la presunzione tiene bloccata in quel luogo, sviluppiamo un’energia dirompente che ci può lanciare verso un viaggio che supera l’immaginazione.

Una volta che abbiamo spostato il punto di unione, il movimento di sblocco porta un distacco dal riflesso di sé, e lo sblocco porta al ripristino dell'anello di collegamento con la conoscenza dello spirito. D’altro lato, come fece notare don Juan, non fu proprio il riflesso di sé che causò l’originario distacco dell'uomo dallo spirito?

Lo sciamanesimo è un meraviglioso viaggio di ritorno, perché tutti ritornano vittoriosi dallo spirito dopo aver fatto una discesa nelle gole profonde dell’inferno. Gli sciamani credono che si vedranno grandi gruppi di guerrieri vittoriosi nella marcia di ritorno verso la casa dello Spirito, perciò tutti torneremo colmi di meravigliosi trofei che abbiamo conquistato nella vita, e la comprensione sarà uno dei trofei migliori che offriremo allo spirito.

La maggiore difficoltà che ostacola il nostro cammino di guerrieri è che non siamo disposti ad accettare una verità semplice come quella che non abbiamo bisogno di nessun maestro per parlare con lo spirito. Noi non abbiamo bisogno di nulla per ritrovarlo perché è sempre stato dentro di noi. Non sono necessari insegnamenti speciali perché quel contatto è restato intatto nel nostro profondo, ma se qualcuno ce lo dice non gli crediamo.

Quando ce lo dicono siamo nervosi, diffidenti e, alla fine, irati e delusi. Se abbiamo bisogno di aiuto non è nel metodo ma nell’esagerata considerazione per l'importanza della nostra persona. La nostra presunzione va eliminata a ogni costo perché il mondo è molto più complesso di quanto appare e l’immaginazione più sfrenata non può pensarlo. E capire una ovvietà di questo genere non necessita di mediazioni o di teorie da nagual.

Se poi vogliamo ammettere che c’è un merito nell'avere l’aiuto e ammettiamo la fortuna di poter incontrare un maestro, si può ammettere che l’incontro e la presenza del nagual aiuta e permette molte più occasioni di sforzo per fare gli spostamenti del punto di unione che possono ampliare la nostra percezione limitata. E se abbiamo un nagual impeccabile siamo sicuri che avremo le occasioni migliori per eliminare l'orgoglio quando vedremo arrivare un nagual che è il nostro specchio esatto.

Però il maestro migliore sarà la vita quando ci offrirà le occasioni migliori per aiutarci ad eliminare il nostro egocentrismo. Ma poi, se pensiamo all'enfasi posta sul maestro e la consideriamo meglio, dietro quel desiderio non sembra di vedere un'astuto mascheramento dell’ego che lotta per opporsi alla nostra voglia di eliminarlo?

Buon erranza
Sharatan

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