Per percorrere la Via, qualcuno si ritira sulla vetta della montagna più inaccessibile perché preferisce sfuggire la compagnia dei propri simili. Altri, invece, scelgono sentieri più rischiosi, perché si dice che i sentieri più difficili sono quelli più veloci per avanzare. Chi sceglie il sentiero più duro non rinuncia alla vita vissuta tra gli uomini. Egli non rinnega nulla di ciò che fa parte della vita mentre percorre il sentiero: questa era la pratica usata dagli antichi saggi.
Nei tempi antichi visse un adepto del Tao che decise di percorrere la via più difficile. Prese in moglie una donna sensibile e intelligente che decise di introdurre ai segreti della trasmutazione alchemica. La coppia di alchimisti iniziò a fare le loro ricerche sotto lo stesso tetto, ma la casa in cui vivevano era molto piccola. Lo stanzino che avevano adattato a laboratorio alchemico era tanto piccolo che non c’era spazio per lavorare in due, perciò decisero di lavorare a turno.
La cosa non era negativa perché la trasformazione del mercurio in oro, e la messa a punto della pillola dell’immortalità non sono collegate all’intensità del lavoro manuale. Lavorando in solitudine, entrambi avevano più tranquillità e godevano di un maggiore raccoglimento interiore. D’altro lato si scambiavano i risultati dei loro esperimenti e, dalle loro conversazioni, fu presto chiaro che la moglie aveva progredito molto e aveva superato il marito.
Il marito, nonché maestro, non la prese troppo bene. Invece di essere felice che la moglie avesse imparato così bene sotto la sua guida, l'uomo sentì un grande dispiacere. Uno strano malessere gli penetrò nell'anima e lo fece diventare sospettoso. Iniziò a pensare che la donna gli nascondeva qualcosa, e si mise in testa di scoprire il misterioso segreto. Iniziò a spiarla di nascosto. Di notte, quando la moglie era sola nel laboratorio, il marito si nascondeva nel bosco di bambù che cresceva davanti alle finestre dello stanzino, e non la perdeva d’occhio neppure un istante.
Una sera, mentre l'alchimista era appostato nel suo nascondiglio, vide che una gran luce brillava tra le mani della moglie. A quel punto non potè dominarsi uscì dal nascondiglio come una furia, e piombò in casa urlando: “Che bella ingrata che sei! Hai scoperto la formula dell’immortalità e vuoi tenerla tutta per te! Con tutto quello che ha fatto per te. E ora mi ripaghi con la moneta dell'ingratitudine. Il tuo comportamento è veramente ignobile!”
La donna gli rispose con voce dolce e sommessa: “Ti sbagli marito mio, non ti ho nascosto nulla e non ti ho mai mentito. Ti ho detto tutto quello che sapevo, ma la sola conoscenza della formula non è sufficiente per fare la trasmutazione. L’essenza dell’arte è permettere che il Vuoto faccia l’azione dentro di noi. È il Tao che decide se agire, ma se il tuo cuore non è puro non può fare nulla.”
Va saputo che non c’è peggior segreto di quello che non si vuol capire. Se un mistero non riesce a entrare in un orecchio, quel mistero è ancora più prezioso. Nel caso dell’alchimista, il fatto di non avere capito nulla di ciò che la moglie diceva, servì solo a far accrescere il suo rancore. L’invidia che sentiva per i successi della donna rinforzò la sua determinazione di scoprire il segreto che credeva gli fosse nascosto.
Provò a farla parlare con ogni mezzo. Provò con la dolcezza e con la persuasione, poi tentò anche con le minacce finché arrivò persino a picchiarla. Ma non ottenne nulla e ormai era divorato dalla gelosia. Allora andò a chiedere consiglio ad un amico che era un mago molto chiacchierato per l’uso spregiudicato di pratiche magiche oscure che l’avevano aiutato ad arricchirsi. Il mago gli suggerì di dare un potente veleno alla moglie, e di non darle l’antidoto, a meno che non gli avesse rivelato il segreto.
L’alchimista fece senza dubbio come gli aveva suggerito il mago, e offrì una bevanda avvelenata alla moglie, poi usò l’odioso ricatto che gli aveva suggerito. Ma la donna non reagì come credeva perché non si spaventò, e non implorò per aver salva la vita. Lei scoppiò a ridere e disse: “Mi dispiace per te, ma il giochetto non è riuscito, mio caro marito. Ho appena messo a punto la pillola dell’immortalità.
In realtà, ne avevo preparata una anche per te, perché speravo che il crogiolo del tuo cuore avesse trasformato il piombo del tuo rancore in sentimenti più nobili. Questo non è avvenuto, e tu sei caduto sempre più in basso. Non credo che sarebbe saggio che un uomo dal cuore oscuro come il tuo diventasse un immortale. Non voglio avere più nulla a che fare con un mago oscuro come te.”
Mentre la donna diceva queste parole, aveva aperto una piccola scatola, e aveva ingoiato una pastiglia di cinabro. L’uomo, quando la vide ingoiare la pillola, si era scagliato contro la moglie come una furia per afferrare la scatola. Ma la donna fu più veloce, saltò fuori dalla finestra e volò via inforcando il vento. Il marito le corse dietro, la inseguì per strada saltando e urlandogli contro come un ossesso. Ma lei era scomparsa dietro le nuvole arrossate dall’ultimo sole che tramontava.
L'alchimista vide che la moglie era scomparsa oltre le nuvole e non seppe contenere la rabbia, andò in escandescenze e diventò una furia. Allora alcuni passanti impietositi cercarono farlo ragionare, ma lui gli si avventò contro come un cane rabbioso. Non riuscirono a farlo ragionare in nessun modo. Anzi, diventò talmente incontrollabile e pericoloso che furono costretti a rinchiuderlo in un manicomio.
Buona erranza
Sharatan
2 commenti:
Il confine tra l'immortalità ricercata con artefizi chimici, pratiche corporee ecc., portano, la sconfitta di quel ricercatore. Egli non comprende la vera essenza del Tao. La vera immortalità andrebbe ricercata con un processo lento, ma costante; partendo dalla propria condizione interiore, detta "Alchimia Interiore",consiste semplicemente nel percorrere la propria Via quotidiana,secondo i dettami del Tao; senza sacrificare inutilmente il proprio corpo con artifizi e metodi fuori dalle regole della semplicità ,della tolleranza,del buon senso,della conoscenza del mondo che ci circonda ecc. e sperando di poter cogliere al meglio le opportunità a noi riservate...e tant'altro.
Buon inizio di settimana.
È vero, nulla può essere forzato. A questo proposito Gurdjieff riporta un episodio in cui un maestro lo mise in guardia dai danni che possono insorgere quando si forza un "centro" a danno di un altro.
Il taoismo suggerisce la pratica del lasciar fare alla natura, ma pochi capiscono che questo concetto va applicato ad una natura rettificata cioè ad una natura in cui viene creato il "vuoto" dagli eccessi ossia una natura rettificata dall'adepto. Grazie per i tuoi commenti. Un caro abbraccio :-)
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