“Nell’uomo è concentrato tutto il cosmo spirituale.”
(Rudolf Steiner)
Non conosciamo le intime relazioni che ci uniscono al cosmo e ignoriamo che il destino personale è collegato con l’evoluzione cosmica, dice Rudolf Steiner. Nel corso della vita tutto quello che viviamo, sia in modo cosciente che inconsciamente, concorre a formare il nostro destino individuale. Ma per capire come avviene, si deve conoscere la differenza tra la condizione della veglia e il sonno. Solitamente la nostra attenzione resta concentrata maggiormente sul tempo in cui siamo svegli, su ciò che pensiamo, che sentiamo e che facciamo, ma il sonno svolge una funzione evolutiva essenziale che non è affatto conosciuta.
Nella vita riflettiamo maggiormente su ciò che avviene di giorno e trascuriamo ciò che accade nel sonno. Quando dormiamo, il corpo fisico e il corpo eterico restano nel letto, mentre il corpo astrale e l’io escono fuori dal corpo fisico e dal corpo eterico, e ascendono fino ai mondi spirituali. Al nostro risveglio, il corpo astrale e l’io rientrano nel corpo fisico e nel corpo eterico, e noi riprendono la nostra attività quotidiana. Di norma, passiamo circa 1/3 della vita dormendo, ma ignoriamo l'importanza del sonno se escludiamo la sua funzione di recupero dalla stanchezza.
In realtà, quando dormiamo, risaliamo al tempo precedente alla nascita, infatti torniamo nei mondi da cui scendiamo quando riceviamo un corpo fisico. Se dormiamo non siamo nel tempo in cui viviamo, ma “percorriamo a ritroso tutto il cammino attraverso il tempo” dice Steiner. Perciò, in senso spirituale, si può dire che la notte torniamo come bambini. Questo sembra strano, ma noi viviamo la vita terrena nello spazio e nel tempo, perché siamo legati alla percezione del corpo fisico.
È il nostro corpo fisico che invecchia mentre il corpo eterico “congiunge l’inizio della vita al punto in cui ci troviamo in un certo periodo della vita". Il corpo eterico è il mediatore tra l'entità animico-spirituale e il suo corpo fisico, infatti l'eterico stabilisce la congiunzione che segue lo scorrere del tempo. Si crede che il corpo astrale e l’io invecchiano insieme a noi, ma non è così che accade. Sarebbe in questo modo se quello che crediamo essere il nostro vero io, lo fosse realmente.
Ma quello che crediamo il nostro vero io non lo è, infatti il nostro vero io resta sempre all’inizio della vita. Il corpo fisico invecchia e rispecchia il vero io attraverso il corpo eterico. Noi vediamo solo l’immagine riflessa del nostro vero io, e quando il corpo invecchia, com'è giusto che sia, anche il nostro io sembra invecchiato. Ma noi vediamo solo un’immagine che viene riflessa in uno specchio appannato perciò si mostra invecchiato.
Il corpo eterico si trova nel mezzo, perciò si estende dal presente verso il vero io ma tende anche verso il corpo astrale che non scende nel piano fisico. Il corpo eterico è il corpo del tempo perché si estende, etericamente, tra il momento attuale che viene sperimentato nel corpo fisico, e il vero io che vive senza scendere nel piano fisico. Il vero io resta sempre indietro nei mondi celesti, e la vita si svolge in modo che il vero io e il corpo astrale restino sempre com’erano all’inizio della nostra vita. E questa è l’unica verità sulla percezione del tempo.
Alla morte lasciamo il corpo fisico che è ciò che sperimenta il trascorrere del tempo e lo scorrere dell'età. Ma cosa ci resta? Dopo aver lasciato il corpo fisico ci resta tutto quello che non abbiamo portato nella vita terrena. Tutto questo era restato fuori dal piano fisico, ma si è arricchito con le esperienze fatte dall’io e dal corpo astrale che percepivano il riflesso offerto dal corpo astrale. Siamo arricchiti e siamo colmati da tutto quello che abbiamo riflesso nella vita terrena. Ci sentiamo totalmente pervasi da ciò che abbiamo amato nella vita, e questo fa derivare un certo tipo di coscienza.
Dopo pochi giorni che abbiamo lasciato il corpo fisico anche il corpo eterico si separa dall’io e dal corpo astrale. Dopo la separazione sentiamo che tutto quello che credevamo importante non ha più nessun valore. Tutto quello che sentivamo come soggettivo diventa oggettivo perché iniziamo a espanderci. Diventiamo sempre più grandi e poi, come entità di pensiero, ci dissolviamo nel cosmo. Mentre l’entità di pensiero ossia il corpo eterico si perde nel cosmo, si concentra sempre più in una condizione di coscienza che è diversa da quella ordinaria.
Tre giorni dopo la morte è scomparso tutto il contenuto cosciente della vita terrena. infatti si disperde tutto quello che avevamo amato in vita e, dall'interiorità, sorge il ricordo di ciò che abbiamo vissuto in sonno. Perciò la morte disperde tutto quello che abbiamo provato nel giorno e fa riaffiorare le esperienze vissute nel sonno. Ma le nostre esperienze notturne vengono esaminate alla luce di un forte sentimento morale. E così affrontiamo la fase che gli orientali chiamano il Kamaloca ossia il Purgatorio.
Riviviamo tutta la vita a ritroso e torniamo all’inizio della vita terrena, perché la ruota della vita deve fare il giro completo per tornare al punto d’inizio. Tre giorni dopo la morte, ripercorriamo tutto il tempo vissuto nel sonno della vita terrena. Ma facendo quel percorso a ritroso subiamo gli effetti coscienti delle azioni che abbiamo compiuto, perciò valutiamo il nostro valore come esseri umani. Emerge in piena coscienza tutto il contenuto che abbiamo vissuto inconsciamente nel sonno, e ci appare in piena coscienza perché abbiamo lasciato il nostro corpo eterico.
Se pensiamo di camminare su un sentiero pensiamo ad un spazio fisico, ma lo spazio non ha significato per il mondo animico-spirituale. In quel mondo non esiste lo spazio e il tempo, perciò ripercorriamo il tempo in modo molto veloce. Ritorniamo all’inizio della vita terrena ma restiamo arricchiti da quello che abbiamo vissuto, e non solo di quello che ricordiamo della vita sullaterra. Quando si dice che ritorniamo nel mondo spirituale in realtà, si deve intendere che vi torniamo solo con la coscienza.
In verità, noi non siamo mai discesi ma abbiamo aspettato che finisse il tempo del cammino terrestre di un corpo fisico. E quando dicono che ritorniamo alla condizione originaria intendono che torniamo nella condizione di prima della nascita. Usciamo dal mondo divino ma poi torniamo portando con noi tutto quello che abbiamo conquistato fuori dal mondo divino. Solo così continua la vita, poiché continua solo se viene arricchita dalle esperienze terrene coscienti e inconsce. E quando torniamo fanciulli ritroviamo il regno dei cieli.
In quel regno abbiamo una vita in cui ci sentiamo come siamo veramente. Ci troveremo tra anime che non vissero mai, tra anime che hanno vissuto e tra anime che sono morte e che aspettano una nuova nascita. Ma troviamo anche gli esseri spirituali più cari e quelli molto elevati come angeli, arcangeli, archai e così via. Si vive un'esistenza totalmente spirituale, perché abbiamo tutto il nostro essere proteso nel cosmo. L’uomo si offre al cosmo totalmente e gli dona tutto quello che ha vissuto perché il cosmo ne ha bisogno.
Il cosmo è come un possente organismo spirituale che ha bisogno di trovare sempre del cibo. Il suo nutrimento non gli può venire dalle stelle perché esse sono disperse nello spazio, e non viene neppure dai pianeti che devono seguire il loro corso. Quell'enorme organismo vuole continuamente mangiare altro cibo, perché è enorme perciò deve trovare sempre qualcosa da assorbire per continuare a esistere nel modo giusto. E da dove gli proviene tutto il cibo che gli è necessario per sostenersi e sviluppare?
L’uomo ritorna nel mondo spirituale con ciò che ha tratto dalla sua vita e così riporta il nutrimento del cosmo. È questo il nutrimento di cui il cosmo ha bisogno dice Steiner, infatti il cosmo ci usa per vivere. Noi affriamo un destino felice oppure infelice, e lo disperdiamo nel cosmo. Quest'offerta incredibile è un fatto prodigioso che molti hanno capito poco o interpretato male. L'uomo attraversa il periodo in cui non si sente più come unità ma si percepisce come pluralità dissolta nel cosmo e inglobata dal cosmo.
Tutte le nostre qualità corrono verso una stella o una costellazione specifica, perciò ci uniamo a coloro con cui siamo in assonanza. E così avviene che tutto quello che siamo si disperde nello spazio cosmico. Tre giorni dopo la nostra morte ci resta solo quello che abbiamo sperimentato nella nostra vita notturna, e tutto quello che ci resta diventa un cibo che offriamo all'evoluzione cosmica.
Il nostro vero io emerge dall’essere che si è frantumato e affiora con la consapevolezza che siamo uno spirito tra altri spiriti. Affiora se sentiamo che viviamo un’esistenza spirituale tra entità spirituali che amiamo, e da cui siamo amati. Ma avviene questa avviene solo dopo che l'essere si è frantumato, infatti avviene quando muore l'uomo della terra e nasce l'uomo del cosmo. Ci disperdiamo nel cosmo e diventiamo il suo cibo affinché il cosmo possa vivere e avere sempre nuove forze.
Buona erranza
Sharatan
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