“L’uomo è argilla e paglia
e Dio è il suo modellatore.”
(Massima di Amenemore)
La prima versione del mito di Osiride è contenuta nel “Testo delle Piramidi” che è l’opera più completa che ci sia pervenuta sul culto della morte presso gli antichi egizi. Ma, la versione più completa del mito è quella che ci viene tramandata da Plutarco. Osiride è figlio di Geb, dio della Terra, e di Nut, dea del cielo, e viene presentato come un sovrano giusto e magnanimo che regna con la sorella-sposa Iside, che diffonde la civiltà tra gli uomini insegnando l’agricoltura, le scienze e le arti. Ma questa coppia di sovrani virtuosi e felici desta l’invidia di Set (o Tifone), il fratello geloso di Osiride e Iside, che trama di uccidere il fratello.
Si racconta che Set trama un inganno durante una festa e induce Osiride a entrare in una cassa che sigilla con il piombo fuso e che viene gettata nel Nilo. In un’altra versione, si dice che Set convincere la moglie Neftis che è sorella di Iside, a giacere con Osiride che viene tratto in inganno dalla grande somiglianza delle sorelle. E mentre Osiride giace nel sonno dell’appagamento dei sensi, Set ne approfitta e lo uccide. Iside è disperata e parte alla ricerca del corpo di Osiride, trova il cadavere e lo nasconde lontano da Set.
Set è furioso e parte alla ricerca del corpo di Osiride, lo ritrova e lo smembra in 14 parti che disperde ovunque affinché non vengano ritrovate da Iside. Iside si mette nuovamente alla ricerca, si imbarca su una nave di papiro, e recupera tutte le membra dello suo sposo mettendole in un'urna preziosa. E, in ogni luogo in cui ha ritrovato una parte dell'amato, fa costruire un tempio che dedica alla sua memoria, ma non riesce a ritrovare il suo pene che è stato divorato dai pesci.
Ma quando ritrova la testa dell'amato dentro una selva di fiori di loto, Iside non regge al dolore e scoppia in un pianto disperato. E pianse così a lungo e disperatamente che gli occhi del morto si aprono e la fissarono con tanto amore che Iside restò incinta del figlio Horo. Horo cresce ad Abido e quando fu grande abbastanza entrò in guerra contro lo zio Set che aveva usurpato il trono del padre. Set viene sconfitto ma Iside è misericordiosa e non vuole che venga ucciso, perciò taglia le corde che lo tengono prigioniero e lo fa scappare.
Iside trionfa insieme al figlio Horo, riconquista il regno e convoca il consiglio degli dei a Tebe. Fa portare davanti al consiglio divino il sarcofago in cui è racchiuso Osiride. Gli dei lo fanno resuscitare e Osiride diventa immortale insieme a Iside: questa è la versione di Plutarco. Boris de Rachewiltz dice che, il mito di Osiride mostra l’avventura dell’uomo così come viene testimoniata dai misteri iniziatici degli antichi egizi.
Il rituale funerario corrisponde all’iniziazione dei misteri che assimila il dio che viene ucciso all’iniziando, perciò Osiride diventa il prototipo dell’individuo che ha vinto la morte e che è riuscito a conquistare l’immortalità. I candidati all’immortalità erano gli iniziati ai misteri di Osiride. La finalità dei misteri di Osiride era quella di liberare l’anima dalla schiavitù della trasmigrazione, poiché consentivano di acquisire un’individualità che non fosse più soggetta alle modificazioni. Questa è la condizione divina che si può conquistare, se è questa la via che si sceglie di percorrere.
Diodoro Siculo racconta che gli egiziani, prima di seppellire la mummia, la sottoponevano a un giudizio che imitava quello che l’anima avrebbe affrontato davanti al tribunale di Osiride. L’esito, naturalmente, era sempre favorevole al defunto perché il rituale era ispirato alla magia imitativa con l'intento di aiutarlo ad avere il verdetto favorevole di Osiride. Anche la scelta di imbalsamare i corpi voleva evitare la corruttibilità corporea che gli avrebbe impedito di essere immortale.
L’antico egizio aveva il terrore di non poter evitare la putrefazione del suo corpo, dice de Rachewiltz. E, senza dubbio, lo smembramento di Osiride rievoca un precedente e passato uso di smembrare i cadaveri dei defunti. La ricomposizione del corpo e lo sviluppo del culto di Osiride che si conclude con la resurrezione finale del dio, certamente influenzarono le successive pratiche funerarie degli antichi egizi.
Apuleio nell’Asino d’oro cioè il Libro delle Metamorfosi, fa subire allo sventurato protagonista, Lucio, un’iniziazione ai misteri della dea Iside sposa del divino Osiride. Come spesso accade, è Steiner che offre una completa e dettagliata interpretazione misterico-esoterica del mito. Steiner afferma che Osiride unisce in sé una simbologia che, precedentemente, era riferita a varie altre divinità. Molte di queste prerogative che gli vengono attribuite erano riferite al dio Ra.
Ma la devozione a Osiride era molto più diffusa perché il dio mostrava che era possibile riscattarsi, perciò mostrava un ideale più “democratico” che riduceva il potere della casta sacerdotale. Il “Libro dei Morti” primariamente, rivela le concezioni egizie sui morti e sul tema della morte. E, in effetti, non è casuale che il mito fosse inserito nel “Libro dei Morti” che è la massima espressione delle idee degli egizi su questo tema.
Qualunque fossero queste idee, è innegabile che il testo rivela una sapienza sacerdotale che vede in Osiride qualcosa che appartiene a ogni uomo. Essi credono che, dopo la morte, la parte immortale dell’uomo ritorna verso “l’eterno primordiale” e compare davanti al dio Osiride che è affiancato da 42 giudici davanti ai quali affronta un giudizio divino. Dopo che ha riconosciuto le sue colpe, si riconcilia con il tribunale divino, e l’anima purificata è accolta “in seno all’ordinamento cosmico” e assume il nome Osiride che viene aggiunto al nome che aveva sulla terra.
L’uomo diventa un Essere Osiride, perché il livello di Osiride - all’interno dell’ordinamento cosmico - è il grado più perfetto dello sviluppo umano. Tra l’uomo e il dio esiste solo una differenza di grado, perciò Osiride è l’entità cosmica che corrisponde all’Uno che si trova suddiviso tra tutti gli esseri umani. Ogni uomo è un Osiride, però è anche un’entità particolare. Da questo emerge con evidenza, dice Steiner, che l’uomo è un essere in via di evoluzione perciò il dio nascosto si rivelerà solo al termine dell’evoluzione umana.
Per l’uomo, l’obiettivo più elevato è quello di aspirare a essere Osiride. Per questo motivo, fin dalla vita terrena, egli deve comportarsi come Osiride. Osiride è il modello perfetto per chi voleva diventare un essere perfetto e immortale. Visto così questo mito appare assai profondo, perché insegna che l’anima umana è - in un primo tempo - mortale, ma la parte mortale è destinata a partorire l’eterno. Nella morte di Osiride per mano di Set vediamo, simbolicamente, come la parte inferiore (Set) può uccidere quella superiore (Osiride).
Iside è l'amore che parte alla ricerca dell'amato ucciso e smembrato, è l’amore che cura e risana l’anima che diverrà eterna. L’uomo che aspira a vivere la forma più elevata di esistenza deve ripetere in se stesso cioè nel suo microcosmo “il processo universale macrocosmico che si riassume nel nome di Osiride.” Questo è il significato più profondo del mito perciò nei templi egizi avveniva questa trasformazione che ripete il perenne divenire del cosmo con cui il dio nascosto diventava il dio che si manifesta.
Dio non si manifesta perché la natura elevata è sottomessa alla natura inferiore dell’uomo. La parte superiore e immortale deve combattere e vincere la natura inferiore ed effimera dell'uomo: così va intesa l’iniziazione degli egizi. L’iniziato veniva essere preparato per poter superare il processo di purificazione che è necessario a farlo elevare al livello di Osiride. La resurrezione corrispondeva al processo che gli permetteva di diventare immortale e di sedere alla destra di Osiride.
Buona erranza
Sharatan
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