giovedì 13 agosto 2015

Come un Buddha



“Al centro, tu sei già un buddha, un essere che è giunto a casa.
Alla periferia, sei nel mondo: nella mente, nei sogni,
nei desideri, nelle ansie, in mille e una dinamica.
E tu sei entrambi le realtà...”
(Osho)

“Vuoi sapere come fare a diventare più consapevole? Diventa sempre più consapevole della precarietà della vita. La morte può accadere in qualsiasi istante: tra un attimo potrebbe bussare alla tua porta. Puoi restarne immemore, se pensi di poter vivere per sempre; ma come puoi vivere inconsapevolmente, se la morte è sempre così vicina? È impossibile! Se la vita è momentanea, una bolla di sapone, basta uno spillo per farla scoppiare ... come puoi restare inconsapevole? Introduci la consapevolezza in ogni tua azione!

In te esistono due livelli: il livello della mente e il livello della non-mente. O meglio, lascia che li descriva così: il livello della periferia del tuo essere e il livello del centro dell'essere. Ogni cerchio ha un centro: puoi riconoscerlo oppure no; potresti non sospettarlo neppure, comunque un centro esiste sempre. Tu sei una periferia, e sei un centro, un centro è indispensabile; senza, non puoi esistere: nel tuo essere esiste un nucleo centrale.

Al centro, tu sei già un buddha, un essere che è giunto a casa. Alla periferia, sei nel mondo: nella mente, nei sogni, nei desideri, nelle ansie, in mille e una dinamica. E tu sei entrambe le realtà. Inevitabilmente ci saranno momenti in cui vedrai di essere stato simile a un buddha: la stessa grazia, la stessa consapevolezza, lo stesso silenzio; la stessa dimensione di beatitudine, le stesse benedizioni, la stessa estasi.

Avrai attimi, intuizioni del tuo centro; non potranno essere duraturi, continuamente verrai ributtato alla periferia. E ti sentirai stupido, triste, frustrato; avrai la sensazione di aver perso il senso della vita. Accade proprio perché esisti a due livelli: il livello della periferia e il livello del centro. A poco a poco, acquisterai la capacità di muoverti dalla periferia al centro e dal centro alla periferia in modo sciolto e naturale, così come entri ed esci di casa.

In questo caso non crei mai alcuna dicotomia. Non dici: “Sono fuori dalla casa, come faccio a entrare?”. Non dici: «Sono in casa, come faccio a uscire?” Fuori c'è il Sole, fa caldo, si sta bene, te ne stai seduto all'esterno, in giardino. Quando il caldo aumenta, diventa afoso e inizi a sudare; a quel punto non è più piacevole stare lì; anzi, inizia a diventare disagevole, allora semplicemente ti alzi ed entri in casa. Là è fresco, non è sgradevole; ora là è piacevole. E questo entrare e uscire è continuo ...

Esattamente nello stesso modo un uomo consapevole si muove dalla periferia verso il centro, dal centro verso la periferia. Non si fissa da nessuna parte. Dalla piazza del mercato al monastero, dal samsara al sannyas, dall'essere estroverso all'essere introverso, egli continua a muoversi perché queste sono le sue ali, non sono una contro l'altra. Sono equilibrate in direzioni opposte, deve essere così: se entrambe le ali fossero dalla stessa parte, l'uccello non potrebbe volare alto nel cielo.

Devono tenerlo in equilibrio, devono essere ai lati opposti, ma fanno comunque parte dello stesso uccello e servono lo stesso uccello. La tua parte esterna e la tua parte interna sono le tue ali. È qualcosa che si deve ricordare intimamente, infatti è possibile... la mente ha la tendenza a fissarsi.

Ci sono persone che sono ancorate nel mondo: dicono che non ne possono uscire, dicono che non hanno tempo per meditare e, anche se ne avessero il tempo, non saprebbero come meditare e non credono di essere in grado di farlo. Dicono che sono mondane, come possono meditare? Sono materialiste, come possono meditare? Dicono: “Sfortunatamente per noi, siamo estroversi, come possiamo andare dentro noi stessi?”

Costoro hanno scelto soltanto un'ala. E, naturalmente, è normale che questo generi una profonda frustrazione. Con una sola ala la frustrazione è inevitabile. Poi ci sono persone che si stancano del mondo e ne fuggono lontano, vanno nei monasteri e sull'Himalaya, diventano sannyasin, monaci: iniziano a vivere da soli, si forzano a una vita introversa.

Chiudono gli occhi, chiudono tutte le loro porte e finestre, diventano come le monadi di Leibniz, senza aperture, e a quel punto si annoiano. Ne avevano abbastanza del mondo, erano stanchi, frustrati. Tutto stava diventando un vero manicomio, non riuscivano a trovare tregua. C'erano troppi rapporti e poche vacanze, non c'era spazio per essere se stessi.

Si identificavano con le cose, e in questo modo perdevano il loro essere. Diventavano sempre più materiali e sempre meno spirituali. Perdevano il senso della direzione. Perdevano la consapevolezza stessa dell'esistere. Per questo sono fuggiti; stanchi, frustrati, sono scappati. Adesso cercano di vivere da soli, in solitudine, una vita di introversione. Prima o poi si stancheranno: hanno scelto un'altra ala, ma ancora una volta soltanto una.

In questo modo, la vita è di nuovo sbilenca; sono cascati un'altra volta nello stesso errore, dalla parte opposta. Io non sono né per questo né per quello. Vorrei che tu diventassi così abile da rimanere nel mondo eppure meditativo. Vorrei che ti relazionassi con le persone, che amassi, che ti addentrassi in milioni di relazioni - perché ti arricchiscono - e allo stesso tempo vorrei che fossi in grado di chiudere le porte e qualche volta ti prendessi una vacanza da tutte le relazioni ... per metterti in relazione anche con il tuo essere.

Relazionati con gli altri, ma anche con te stesso. Ama gli altri, ma ama anche te stesso. Và fuori, nel mondo! Il mondo è bello, avventuroso: è una sfida, arricchisce. Non perdere l' occasione! Quando il mondo bussa alla tua porta e ti chiama, esci! Vai all'esterno senza paura, non c'è nulla da perdere, c'è solo da guadagnarci. Ma non perderti.

Non continuare ad andare sempre più verso l'esterno, per poi perderti. Qualche volta torna a casa. Qualche volta dimentica il mondo: quelli sono i momenti di meditazione. Ogni giorno, se vuoi essere equilibrato, devi bilanciare l'esterno e l'interno. Dovrebbero avere lo stesso peso, in questo modo non sarai mai sbilenco dentro di te.

Ecco il significato del detto Zen: “Cammina nel fiume, ma non permettere all'acqua di toccarti i piedi”. Sii nel mondo, ma non essere del mondo. Sii nel mondo, ma non permettere al mondo di essere in te. Quando torni a casa, torna a casa: come se il mondo intero scomparisse.

Hotei, un Maestro Zen, stava attraversando un villaggio. Hotei è stata una delle persone più squisite che abbiano mai camminato sulla Terra. La gente lo conosceva come "il buddha che ride", perché rideva tutto il tempo. Ma, a volte, sedeva sotto un albero - e in questo villaggio si sedette sotto un albero con gli occhi chiusi - in questo caso non rideva, non sorrideva neppure; era assolutamente quieto e raccolto.

Qualcuno gli chiese: “Hotei, non ridi?” Hotei aprì gli occhi e disse: “Mi sto preparando.” Ma l’altro non capì: “Che cosa vuoi dire?” Hotei disse: “Devo prepararmi, per ridere. Devo concedermi un po' di riposo. Devo entrare in me stesso, dimenticare il mondo intero, in modo da tornarne ringiovanito e poter ridere di nuovo.” Se vuoi veramente ridere, dovrai imparare a piangere.

Se non riesci a piangere, se non sei capace di lasciar scorrere le tue lacrime, sarai incapace di ridere. Un uomo di risate è anche un uomo di lacrime: in questo caso l'uomo è equilibrato. Un uomo di beatitudine è anche un uomo di silenzio. Un uomo d'estasi è anche un uomo centrato. Le due cose si accompagnano, e da questa unione di polarità nasce un essere equilibrato. Questa è la meta da conseguire.”

(Osho Rajneesh, Consapevolezza: la chiave per vivere in armonia, Riza ed., 2006)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sì, più o meno è così...
J.

piccolo.v ha detto...

Ciao sharadan, la consapevolezza vorrei tanto conquistarla. L'argomento è molto interessante

Sharatan ain al Rami ha detto...

Cari J. e Piccolo V.,

io credo che la consapevolezza si ottiene con il lavoro di una vita intera, e si arricchisce con molte altre incarnazioni ;-(

Siccome sono necessarie molte incarnazioni direi che la strada è lunga e tutt'altro che semplice. Ma, proprio per questo, dobbiamo apprezzare i piccoli passi, e godere dei nostri piccoli successi. La via è anche saper avanzare sul sentiero, dicono... e poi speriamo che venga premiata la buona volontà ;-) Un caro abbraccio a entrambi