martedì 24 febbraio 2009

Discendere il corso del fiume...


Arnold Mindell è un terapeuta americano, fisico e psicologo junghiano, famoso a livello internazionale come esperto in tecniche di risoluzione dei conflitti. Mindell ha viaggiato in tutto il mondo ed ha avuto esperienze di profondo contatto con le culture e le sensibilità dei popoli “primitivi” di cui ha studiato le tecniche di guarigione e di approccio alla realtà, ricavandone tecniche che utilizza nei suoi seminari e nelle sue pratiche terapeutiche.

Egli testimonia che, in tutte quelle culture native, siano esse nordamericane, africane, oceaniche, nord europee etc., vi è un comune substrato primordiale di matrice sciamanica, fautore di un approccio olistico dell’uomo, facilitatore dell’armonia tra l’individuo, il mondo e il corso delle cose. Quell’approccio va ritrovato, egli afferma, perché l’uomo di oggi si sente sempre più esiliato sia da un rapporto profondo con sé stesso che con la terra. E’ questo senso di estraneità che nutre la nostra inquetudine moderna, e che ci spinge ad affrontare un lungo viaggio, alla ricerca di una dimensione più umana e spirituale della vita.

Il viaggio comporta la perdita di tutto il nostro vecchio bagaglio di parametri e di riferimenti, perché ormai inadeguato a rivestire il nostro nuovo essere, e necessita dell’accettazione di nuovi paradigmi. Vivere con pienezza l’esistenza, significa non volere precluderci ad alcun canale esperienzale, per cui il lavoro diventa un lavoro sia psicologico, che fisico come pure spirituale e anche visionario, soprattutto nella sua teoria dell’esperienza del “corpo che sogna”, con cui esprime una forma di sensibilità particolare insegnata dall’iniziazione sciamanica; così egli offre una completa tecnica, per affrontare l’analisi dei processi di coscienza.

Mindell parla di una psicologia orientata ai processi di realtà piuttosto che agli stati di coscienza individuali ed afferma che, scoprire il modello sottostante i processi di una data situazione individuale, ci permette di lavorare sulla natura di tale modello e sul suo modo di manifestarsi. Mindell afferma che un buon navigatore non solo osserva il corso del fiume, ma riesce a scoprire anche l’esatta natura del suo corso: l’uomo deve imparare a discendere in modo appropriato il corso del fiume della vita.

Questo approccio è una forma di taoismo modernizzato nel senso che l’operatore sui processi, afferma Mindell, cerca di capire il fluire del fiume e di aiutare i pazienti ad adattarsi a tale fluire, ma facendolo attua una sorta di viaggio avventuroso, perchè nessuno conosce il punto di arrivo al cambiamento, cioè la meta.

Come processi egli intende quell’insieme di cambiamenti nella percezione e la variazione di tutti quei segnali che un osservatore prende come punti di riferimento nel rapportarsi alla realtà. Ricordiamo che la personalità dell’osservatore determina sempre quali segnali egli coglie, di quali si accorge e con quali si identifica e perciò quelli a cui più facilmente reagisce: i processi in cui l’individuo viene coinvolto, secondo Mindell, possono essere statici oppure dinamici.

Gli antichi taoisti cinesi dicevano che il Tao, o processo del cambiamento, poteva manifestarsi tramite i tre canali di Cielo, Terra e Uomo, come la psicologia moderna, che definisce la personalità come composta di mente, materia e psiche ed afferita dal mondo esterno tramite i cinque canali sensoriali. Ma forse, dovremmo pensare più correttamente, che tali canali siano molto differenziati e più particolareggiati, a seconda delle sensibilità personali e delle elaborazioni culturali per cui, osservando i processi del mutamento, si dovrebbe osservare sé stessi con una capacità di osservazione flessibile, che non cerca di fare rientrare le cose negli schemi e nei concetti a cui siamo abituati.

I canali sensoriali umani più comuni sono la visione, la percezione corporea ed il movimento corporeo per cui, quando l’attenzione è rivolta al mondo esterno, apriamo dei canali di relazione con il mondo e usiamo tali vie di afferenza sensoriale ma, nei rapporti interpersonali, tendiamo ad usare tutti e tre i canali. Usando la “teoria dei canali” possiamo fare alcune utili distinzioni associando le componenti di personalità ai relativi canali sensoriali:

• Mente -> vedere + udire
• Corpo -> sensazioni + movimento

L’universo lo sperimentiamo nelle nostre percezioni della famiglia, della nazione e della terra, e quella che noi chiamiamo “coscienza” o “consapevolezza” è l’insieme di tutti questi concetti, vissuti disarmonicamente come elementi distinti e frazionati oppure olisticamente, cioè come un’unione armonica degli stessi.

Seppure l’invito sia sempre alla piena consapevolezza, in realtà abbiamo forti limiti nei riguardi di alcune forme di consapevolezza, infatti esistono dei canali la cui esatta natura non può essere completamente compresa e vi sono dei fenomeni di cui potremmo dare spiegazioni inconcepibili, per cui si scopre che un processo di realtà scorre come un fiume da un canale percettivo all’altro, aggira degli ostacoli, scende fino alle rapide, affrontando balze e dirupi spaventosi, fino a farci atterrare in salvo, quasi incolumi per aiuto divino. Chi osserva i processi, osserva la direzione del corso del fiume e si adatta al suo fluire, senza fatica, pagaiando sciolto ed armonioso.

Ascolta attentamente le parole, osserva i segnali inviati dal tuo corpo e usa le tue mani per maneggiare la vita, poi metti in gioco la tua intuizione per interpretare le sue risposte, scritte nelle orme delle cose e mai gridate. Ricordiamoci che, in un mondo in cui tutti ci sentiamo in continua mutevolezza e in perpetuo cambiamento, avvolti nel corso degli eventi che ci appaiono come imponderabili, ognuno crea il suo sistema di valori e allora accetta che anche gli altri costruiscano i loro: il saggio lascia che la natura gli mostri la via, il Tao, ma resta forte e saldo nei propri convincimenti.

La moderna Gestalt afferma anche che è necessario “perdere la mente per conquistare i sensi” insistendo sul perseguimento costante di elementi giocosi e leggeri e ci invita a ricercare costantemente anche lo slancio dionisiaco, poichè alimenta la gioia di vivere ed elimina il dolore dell’esistere, costretti nella carne.

La mentalità moderna è una coscienza cronologica, orientata alla centralità degli stati di coscienza individuali e alla categorizzazione predeterminata della realtà, perciò ragiona su base duale: buono/cattivo, morale/immorale, sano/malato, bello/brutto: questo rigido e miope modo di ragionare lo rende preda dell'infelicità.

I greci antichi e gli Indiani Hopi erano invece degli osservatori fluidi, orientati ai processi di realtà e non alla centralità individuale, il loro concetto di tempo non includeva il passato o il futuro, ma solo “ciò che sta iniziando a manifestarsi” e “ciò che si manifesta” come gli eventi della natura. Gli Indiani Hopi non conoscevano delle forme verbali al passato o al futuro, ma orientavano tutto al presente. Per loro, il momento di fare una cosa non era programmato in precedenza, ma avveniva quando il fenomeno sta iniziando a manifestarsi; se l’occidentale guarda l’orologio, per sapere quando fare le cose, l’indiano Hopi guarda i processi, cioè gli eventi stessi.

Chiaramente non possiamo trasformarci in indiani Hopi, però possiamo usare la nostra mente occidentale plasmata alla primarietà degli stati di coscienza e riconvertirla, orientandola agli eventi cioè ai processi, trasformandoci così in osservatori totali.

Ci saranno momenti in cui dovremo seguire dei sistemi di orientamento con schemi mentali ordinati in categorie e, in altri momenti, saranno gli eventi stessi a creare o modificare i nostri schemi mentali: sapremo così navigare dolcemente, seguendo la corrente, senza paura di incappare in gorghi o mulinelli, perché la natura pericolosa dei processi si manifesta solo quando non ne siamo consapevoli.

Buona erranza
Sharatan

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