giovedì 5 febbraio 2009

La teoria del Karma Dinamico



Considerato che amo gli approcci diversi e originali, ho trovato un’utile punto di vista con cui si potrebbe rivedere il concetto di karma. Secondo la legge del karma, se nasciamo in una categoria di intoccabili, tale condizione va accettata perché conseguenza di errati comportamenti passati, cioè dei nostri debiti karmici. Da tale condizione, in seguito, si potrà venire ricompensati con una futura vita legata ad una casta di maggiore prestigio, in virtù dell’acquisizione di meriti o crediti karmici. Io credo che questa interpretazione sia fortemente limitativa e anche profondamente punitiva, perché lavorando così sul concetto di karma, si rischia di avere un approccio miope e riduttivo.

Un primo punto di vista errato, nell’approccio suddetto, è costituito dall'eccessiva importanza che viene attribuita ai comportamenti personali a scapito di quelli spirituali, trascurando così le potenzialità evolutive offerte dall’incarnazione nel veicolo corporeo, e togliendo così ogni valore alla grande lezione evolutiva costituita dal felice scioglimento dei nodi karmici. Una seconda prospettiva errata, è contenuta nel pensare all’aspetto karmico, come ad un fattore statico e non come un elemento dinamico dell'esistenza.

Secondo Erich Fromm, la vita è un concetto dialettico, quindi dinamico e non statico. Ciò significa che egli nega il dato inamovibile dell’esistente, in favore di un nuovo passo nello sviluppo che mira alla crescita. Fromm avverte che, quando le forze tendenti alla crescita si rovesciano, esse si indirizzano al decadimento e alla distruzione: appunto perchè la vita è un processo dinamico, essa è anche un sistema aperto. Tale teoria non è affatto estranea al pensiero orientale, infatti la ritroviamo nel filosofo bengalese Prabhat Ranjan Sarkar.

La teoria, del Prama o dell'Equilibrio Dinamico, proposta da Prabhat Ranjan Sarkar, si basa su due importanti idee: la prima, in base a cui in natura esistono tre tipi differenti di forze, descrivibili rispettivamente come energia statica, energia mutativa e energia senziente; la seconda è che l'esistenza umana, sia a livello individuale che sociale, è composta dal piano fisico, mentale e spirituale. Alcuni caratteri delle tre forze sono così identificabili: forza statica con grossolanità, rudezza e staticità; forza mutativa con dinamicità; forza senziente con spiritualità, trascendenza, razionalità.

Sarkar afferma: “Il dinamismo però è tuttora in realtà la prima e l'ultima parola dell'esistenza umana. Colui che ha perduto il suo dinamismo è proprio come una pozza stagnante. In assenza di movimento uno stagno è inevitabilmente invaso dalle erbacce e diventa un pericolo per la salute. Meglio riempire di terra questo tipo di stagno. Molti filosofi del passato hanno reso questo tipo di cattivo servizio all'umanità. Alla fine hanno soltanto gettato l'umanità nelle paludi del dogmatismo, terreno fertile per innumerevoli zanzare. Essi non hanno contribuito neppure al benessere di un singolo essere umano ... Quindi il vero dovere degli esseri umani è di avere continuamente un avanzamento soggettivo; cioè essi avanzeranno psicospiritualmente verso la Coscienza Suprema, ispirati da ideali neoumanistici e contemporaneamente dovranno sforzarsi per la diffusione dei principi umanistici e stabilire così una struttura sociale basata sull'universalismo. Altrimenti i loro ritmi psicospirituali interiori non riusciranno a bene adattarsi a sentimenti ristretti come il geosentimento e ciò avrà un effetto disastroso sulla società.”

Nulla ci fa sospettare che la legge spirituale del karma possa sfuggire a tale regola, per cui potremmo cambiare il nostro punto di vista e credere che sia possibile pensare al karma come una dinamica che si spinge all’azione e alla evoluzione e non come un peso che zavorra e limita la nostra vita. Vediamo come creare questo approccio più positivo e dinamico.

Ipotizziamo che una persona possa sapere che una sua lezione karmica sia collegata con la dinamica dell’amore. Se ragioniamo alla maniera consueta, vedendo il karma come un fattore limitante e fatale, è come se usassimo un foglio di carta su cui andiamo ad ascrivere questo elemento sulla colonna del credito o su quella del debito.

Ipotizziamo che il sentirsi in credito possa significare che si crede di dovere donare quel sentimento a qualcuno ed il sentirsi in debito possa significare che noi pensiamo di dovere ricevere quel sentimento da parte degli altri: detto questo, abbiamo forse operato un’opera di consapevolezza, ma senza farla seguire da alcun tipo di azione positiva, abbiamo così una consapevolezza sterile.

Facendo questo - e noi lo facciamo quando pensiamo al karma nella maniera vecchia, alla maniera tradizionale - non facciamo altro che caricare un nostro debito o credito (vero o presunto) su una colonna, ma non usiamo il valore dinamico ed evolutivo della lezione karmica.
Potremmo invece pensare ad una dinamica karmica legata ad un fattore evolutivo, come affermano sia Erich Fromm che Prabhat Ranjan Sarkar. Potremmo invece fare un lavoro evolutivo sulla dinamica karmica, smettendo di pensare che il karma sia un fattore subito o dovuto dalla vita, ma pensando invece che il karma sia un fattore dinamico, sia un nodo esistenziale da sciogliere ed un fattore da riequilibrare.

Per tornare all’esempio del nodo karmico dell’amore, non vedendo il carico karmico come un fattore unilaterale, unico e quindi statico, ma vedendolo come compito dinamico, operiamo sicuramente una migliore evoluzione.
Potremo allora smettere di credere che l’amore sia un fatto di debiti/crediti con la vita, ma permetterci di vivere questo sentimento, in modo pieno e gioioso. Se sappiamo viverlo pienamente e se sappiamo pensarlo come un fattore da approfondire e da riequilibrare, allora finiranno le dinamiche negative dei nostri rapporti amorosi.

Se smettiamo di pensare che la vita sia una lotta in cui il karma segna vittorie o sconfitte, date ed attribuite senza speranza o redenzione, potremo anche smettere di fare dell’amore un fattore con cui andiamo a rivendicare i debiti e i crediti riguardo al nostro Karma.

Possiamo allora smettere di chiedere vendette e risarcimenti amorosi a tutti coloro che incontriamo sulla nostra strada, senza guardare se essi siano responsabili o meno del nostro dare/avere riguardo alla vita. Possiamo anche smettere di fare vendetta su tutti coloro che incrociano la nostra strada, colpevoli solo di avere incontrato un cane rabbioso in un giorno di digiuno, ma del tutto innocenti delle nostre vendette o rivalse karmiche.

Pensandola in modo nuovo, faremo un lavoro molto più profondo, perché inizieremo a lavorare sui sentimenti che il nodo karmico suscita in noi, lavoreremo per trasformare il nostro livello di consapevolezza cosciente, lavoreremo sui nostri veri sentimenti, su quello che è il nostro vero sentire, sul modo con cui quelle sensazioni di mancanza d’amore ci fanno sentire in debito o in credito nei riguardi della vita.

Lavoriamo così per operare un’alchimia interna, ma non usando il paradigma di debiti/crediti, ma usando il criterio di riequilibrio dei sentimenti. Tale lavoro sulla vera natura dei nostri sentimenti, non solo affretta la nostra evoluzione, ma opera anche enormi benefici in moltissimi campi del nostro vivere, perché gli altri diventano utili alleati con cui sperimentare il gioco della vita e non degli oscuri nemici.

Afferma Prabhat Ranjan Sarkar che la radice della schiavitù è nella mente e che si deve sempre mantenere vigile la vostra coscienza, per cui il fattore primariamente evolutivo è la nostra coscienza.

Sarkar scrive: “Bisogna spalancare le nostre proprie ali e sfrecciare in alto nell'azzurro firmamento… L'esistenza umana non è soltanto fisica, psichica o spirituale, comprende tutti e tre gli aspetti ... Quando completate tutto questo processo di ragionamento logico la risultante è la vostra coscienza risvegliata ... Mantenete la vostra coscienza sempre vigile. Sviluppate una forte mentalità razionalistica e nessuno sarà capace di imbrogliarvi … Non soltanto parlerete con più energia ma diventerete forti sotto tutti gli aspetti.”

Buona erranza
Sharatan

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