giovedì 25 giugno 2009

La palestra di Epicuro


Che il mondo inizia nella testa non lo dicono solo le filosofie orientali, ma oggi lo dimostra anche la scienza. E’ il nostro cervello che elabora le informazioni che vengono inviate dagli organi di senso, affermano gli studiosi, e noi possiamo riprogrammare il modo con cui il nostro cervello lavora nell’elaborazione dei dati. Possiamo farlo con l’esercizio, con una palestra per la mente, perché la capacità di cambiamento del cervello umano è veramente straordinaria, così come possiamo affinare il nostro gusto e renderlo capace di apprezzare un delizioso vino passito da degustazione, o imparare a fregarcene del commento acido e velenoso di un falso amico.

Secondo gli studi del professor Gerhard Roth - direttore dell'Istituto di ricerca sul cervello dell'Università di Brema in Germania - che ha studiato il grado di affinamento delle risposte del cervello nelle varie specie animali, nei platelminti ossia i vermi piatti che posseggono il sistema nervoso più semplice tra le specie animali, ogni stimolo esterno è in grado di far reagire il cervello. Perciò il verme piatto è mosso come una marionetta dal mondo esterno, ma già le salamandre che hanno un sistema nervoso più complesso, sono in grado di avere una propria vita interiore e di non essere più guidate solo dall’istinto reattivo.

Roth ha perciò stimato che l’homo sapiens, dal sistema nervoso di complessità infinitamente maggiore, possa vedere in gioco un’infinità di impulsi interni tali da renderlo qualcosa di molto migliore di una marionetta. Diventa così molto più logica e plausibile l’ipotesi di John Eccles in “Come l’Io controlla il suo cervello” che il soggetto, cioè l’Io, per scrivere qualcosa debba “controllare il suo cervello.” Effettivamente il nostro cervello si occupa soprattutto di se stesso, e la maggior parte delle sue attività sono costituite dalla gestione della sua consapevolezza personale.

Per molti anni, siamo stati abituati a credere che la nostra scatola cranica contenesse una struttura complicata, che veniva determinata già prima della nascita e poi plasmata dall’educazione fino a restare invariata per tutta la vita. Non è affatto così, e sorprende sapere quanti studi sulle meravigliose capacità del cervello umano, sono in grado di sconfessare pienamente questa falsa concezione: il cervello è il sistema più plasmabile creato dalla natura.

Ogni volta che abbiamo imparato qualcosa, è stato perchè ci siamo appropriati di un modo nuovo di sperimentare o di fare qualcosa, così come quando abbiamo imparato ad apprezzare le differenti sfumature dei sapori di un buon vino passito, o quando abbiamo trovato il tempo per godere del sorgere il sole alle prime ore del mattino. Certamente per colui che è in grado di apprezzarlo, non è enorme il piacere che si prova per una nuova amicizia? Esso non è pari, se non superiore, a quello di un pur ottimo vino da meditazione?

Le nostre emozioni sono sempre “il modo” con cui il nostro organismo reagisce ad uno stimolo che giunge dall’esterno, per questo la psicoterapia insegna a dominare le emozioni negative a vantaggio di strategie per rafforzare i sentimenti positivi. Nell’antica Grecia i filosofi insegnavano l’ascesi, l'àskesis, cioè l’esercizio per divenire padroni dei propri sentimenti. Solo in età medievale il termine ascesi assunse il senso di mortificazione corporale e di privazione, suscitando immagini di pratiche di fustigazione e di digiuni mortificanti.

In realtà, l’antichità non richiedeva assolutamente l’uso di tali pratiche mortificatorie. Le scuole filosofiche antiche erano invece scuole in cui si apprendeva l’arte della felicità, insegnando il metodo con cui si potesse fondere lo slancio della nostra anima con ciò che si reputava giusto o buono.
L’obiettivo era quello di creare dei discepoli dal carattere plasmato in modo tale da consentirgli una vita più equilibrata e felice, e la via giusta era quella di ripetere deliberatamente le esperienze in grado di procurarci sentimenti positivi. Venivano definiti terapeutici gli esercizi usati per sconfiggere i sentimenti negativi come l’invidia, l’avidità e la paura della morte, e mentre il discepolo si ripeteva che questi sentimenti sono distruttivi, lentamente imparava a distaccarsene e iniziava a superarli.

Esistevano poi degli esercizi che insegnavano ad aprirsi ai sentimenti positivi e pensatori come quelli della scuola epicurea, che insegnavano a non differire le esperienze positive perché il futuro è colmo di incognite: quindi ogni sera i discepoli dovevano esaminarsi e valutare se avessero osservato o meno il precetto del “carpe diem.” Tramite altri esercizi si esaminava la propria condizione da un punto di vista diverso, così da poter verificare la relatività delle ansie e delle difficoltà, se viste da lontano, e con una prospettiva maggiormente distaccata e neutrale.

Nel giardino di Epicuro, cioè nella comunità di sapienti che ne seguivano i precetti, si simulavano le reazioni del grande maestro, laddove si fosse trovato ad affrontare certe determinate situazioni. La scienza moderna ha confermato come queste fossero tecniche estremamente efficaci e di estremo valote terapeutico, infatti i neurofisiologi hanno confermato che le immagini fantastiche possono plasmare il nostro cervello quasi come le esperienze realmente vissute. Diceva Albert Einstein che “L’immaginazione è più importante della conoscenza” e questo è il motivo.

La possibilità di plasmare il cervello è stata dimostrata nel 1999 dagli studi di Tobias Bonhoeffer - del Max Planck Institute of Neurobiology di Martinsried in Germania – che è stato in grado di documentare la formazione di una nuova connessione tra due sinapsi del cervello. Egli ha così osservato che la ripetizione dello stimolo è essenziale perché, tanto più spesso i neuroni vengono eccitati, tanto maggiore è la probabilità che sia attivata una connessione efficace e durevole.

E’ evidente poi che, più spesso compiamo un’azione e maggiore è la fissazione dell’operazione nella nostra memoria, così come una volta che essa sia stata memorizzata, tale memoria viene mantenuta se viene ripetuta una maggior numero di volte. Un altro elemento che fu provato dagli studi di Bonhoeffer è che l’apprendimento avviene in modo automatico, tanto che alcune connessioni si attivarono anche in neuroni distaccati dalla connessione generale col cervello.

Seppure isolati, i neuroni attivarono le connessioni senza ordini superiori, ma sulla scorta delle successive stimolazioni a cui venivano sottoposti: se ne conclude che ciò che pensiamo, ciò che sentiamo e ciò che percepiamo, tutto ciò è in grado di cambiare il nostro cervello, che noi siamo d’accordo o meno. Le sensazioni che proviamo e che viviamo di continuo, lavorano su di noi, così come una goccia che scava la pietra, e così come la goccia che appare come una traccia sottile ma potente così, nel tempo, si creano le abitudini che possono essere virtuose oppure viziose, sulla scorta delle sfumature che il nostro cervello è abituato a percepire. Così possiamo imparare ad essere sempre allegri e solari, ma anche a reagire sempre con rabbia ed acredine.

Questa è la spiegazione della scienza moderna all’invito di coltivare le emozioni positive e di evitare le emozioni negative, perché le nostre reazioni al mondo esterno si rafforzano con la ripetizione e l’abitudine. Seguendo questa linea di esame delle verità spirituali e sapienziali alla luce della scienza moderna, possiamo comprendere come sia falsa una delle più diffuse pratiche di reazione alla frustrazione, che suggerisce di sfogare la rabbia per avere una riduzione di questo sentimento distruttivo.

Se siamo stati vittime di una prepotenza, è vero che potremo avere un momentaneo sollievo se insultiamo e gridiamo oscenità contro il prepotente, ma lo scarico della rabbia sarà sciocco, perché abbiamo preparato la strada per essere, alla prossima occasione, ancora più violenti, volgari e rabbiosi. Se vogliamo combattere la rabbia con la rabbia, rischiamo solo di gettare altra benzina sul fuoco, e rischiamo di essere in futuro, ancora più vittime dei nostri sentimenti negativi!

Per questo dobbiamo imparare a dominarci, anche quando siamo in preda all’ira e alla paura, perché questa è una reazione molto più vantaggiosa. Se impariamo a praticare l’autocontrollo, non solo possiamo rieducare il nostro cervello in modo più positivo, ma così addestriamo il nostro cervello a interagire molto più armoniosamente con le emozioni: questo addestramento positivo modifica permanentemente le strutture cerebrali e ci rende molto più felici.

Buona erranza
Sharatan

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