domenica 4 ottobre 2009

Apri le tue ali …


"Apri le tue ali, non c’è nulla di cui avere paura, niente da perdere.
Sii semplicemente aperto al sole, alle stelle …
forse il mio vivere a queste altezze sublimi può essere contagioso.
Qui ci sono le mie ali, puoi usarle …"
(Osho)

Non esiste gioco più pericoloso e rischioso della ricerca spirituale. Tutte le scommesse sono contraddistinte da risultati opposti: puoi vincere oppure puoi perdere, ma in queste scommesse metti in palio solo una posta esteriore, mai te stesso. Nella ricerca spirituale si mette in palio noi stessi e la nostra mente, e non esiste posta più elevata.

Per arrivare al cuore del nostro essere dobbiamo avere il coraggio di fare questa scelta che costituisce un’assunzione di responsabilità piena e totale. Ma tutto dipende da noi stessi. Che bisogno abbiamo di fare tutto questo? Se siamo soddisfatti della condizione in cui ci troviamo, e se non ci manca nulla, perché cercare i fastidi di trovare un maestro, di diventare un discepolo e di inseguire i segreti dell’esistenza? Ma se ci sentiamo vuoti ed angosciati, se siamo confusi, se siamo vittime dell’oscurità, e se il modo in cui viviamo la nostra vita ci appare insoddisfacente, allora vale la pena di mettersi alla ricerca di qualcosa che ci possa appagare. Quando siamo pieni di interrogativi, allora cerchiamo un maestro perché ci offra una risposta.

Se una pietra viene posta sul nostro cammino, il riuscire a scavalcarla piuttosto che cadere rovinosamente a causa sua dipende da noi, e se uno stesso elemento diventa per una persona un’ostacolo fatale, mentre per un’altra una preziosa opportunità per imparare a guardare avanti, questo dipende solo dalla nostra persona, dipende da noi. Perciò di quello che ci avviene dobbiamo assumerci piena e assoluta responsabilità, e questa assunzione di responsabilità è il primo passo per essere liberi perché, seppure l’ostacolo sia sempre lo stesso, l’uso che se ne può fare è del tutto opposto. Libertà e responsabilità vanno sempre di pari passo, invece se scarichiamo sempre le nostre responsabilità sugli altri perdiamo l’occasione di essere liberi e siamo condannati a restare schiavi.

Se siamo responsabili della nostra vita, lo siamo sia della nostra felicità che della nostra infelicità, come pure siamo responsabili del nostro restare addormentati come pure di scegliere di risvegliarci, e se si accettiamo un gioco così grande, dimostriamo di avere una tempra eccezionale. Un buon ricercatore spirituale deve avere molto coraggio ma anche un’intelligenza acuta e flessibile.

Il mondo è stato sempre folle, e non ha senso cercare di cambiare dei pazzi, perché questo ci porterebbe sempre contrasti e conflitti. Se non ha senso cambiare dei pazzi, è invece molto più sensato cercare di cambiare noi stessi mettendosi in viaggio e rendendosi disponibili ad aiutare coloro che cercano di fare lo stesso percorso. Quindi ogni viaggio inizia da noi stessi, e se riusciamo a fare la nostra trasformazione, allora nella vita abbiamo fatto anche troppo, e se possiamo aiutare coloro che sono in viaggio sullo stesso sentiero, allora questo è sufficiente per alimentare la nostra compassione e per arricchire il nostro cuore.

Al nostro risveglio potremmo provare una maggiore consapevolezza che ci produce ancora più angoscia, perché ci rende evidente tutta la dualità di cui si nutre l’esistenza umana, perciò potremmo cadere in preda di angoscie e di incertezze che potrebbero paralizzare la nostra nascente sensibilità. E’ per questo motivo che molti ricercatori spirituali affermano di volere percorre una via di conoscenza ma poi rifiutano il cambiamento.

Noi pensiamo sempre facendo dei riferimenti al passato, ma quando il quadro e la situazione cambiano, dovremmo avere l’intelligenza di accettare una soluzione nuova. Se pensiamo sempre al nostro passato, se inseriamo sempre le emozioni e le reazioni che abbiamo usato in passato, lo ripeteremo sempre all’infinito e distruggeremo l’opportunità di creare qualcosa di nuovo e di originale. E’ così che avviene quando, in nome di una nostra presunta identità personale, ci stiamo invece opponendo al cambiamento.

Anche questa è una trappola dell’ego alla cui costruzione la nostra società impiega così tante risorse. Se abbiamo l’intelligenza di capire che a situazioni nuove si deve reagire in modo nuovo, allora potremo costruire una individualità di splendida maturità ed in perfetta integrità. Tutto ciò è molto meglio della coltivazione di una individualità vecchia, artritica e fittizia. Diceva Gesù: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti e tu, che sei vivo, seguimi!” Secondo il maestro Omraam Mickael Aïvanhov, i morti di cui parlava Gesù sono gli esseri che non hanno nessuna vita spirituale, come pure tutto ciò che in noi frena l’avanzamento spirituale.

Se l’ego ci tiene avvinti a sé con il timore del fallimento, con il crollo del mito della nostra invincibilità, allora valutiamo che non bisogna avere paura di fare degli errori, perché in una situazione nuova ed inconsueta un margine di errore lo dobbiamo accettare perché è umano e comprensibile. Non è un dramma ma è un rischio minimo ed accettabile, perché tutti gli errori sono ammessi quando stiamo imparando a fare una cosa che non sappiamo fare.

Solo quando un ricercatore spirituale ha un ego molto forte è in grado di abbandonarlo, per una strana paradossalità che è spiegata da Osho. Lui dice che se chiediamo ad un mendicante di lasciare tutti i suoi beni, egli sarà felice di farlo perhè non possiede nulla. Ma che rinuncia è quella di colui che non rinuncia a nulla? Se abbiamo invece molto, come nel caso dell’ego forte e potente, allora sarà facile che questo sia tanto potente e cristallizzato che sarà più facile abbandonarlo completamente. Un ego molto potente non si smonta per gradi: o lo abbandoni o lo tieni e lo servi, non ci sono alternative.

Per questo si capisce il paradosso che solo un ego potente può essere abbandonato in modo totale infatti, per arrendersi alla ricerca è necessario avere un ego autentico. Perciò Osho dice che la migliore educazione è quella che crea degli ego solidissimi e dalla massima cristallizzazione possibile, poiché essi produrranno una tale massa di sofferenza che saremo costretti ad abbandonarli. Perciò, ancor prima che un guru, è necessario piuttosto il coltivare questa attitudine ad abbandonarsi e la disponibilità ad arrendersi; se questo riesce difficile ed impegnativo, dovremmo pensare che ciò mostra che il ricercatore ha un ego di qualità.

Questo ego è costituito da un avversario di tale valore e serietà da non arrendersi ai primi colpi e alle prime scaramucce, abbiamo in campo un avversario forte e determinato che non si arrende senza combattere. Se invece possediamo un ego che è fragile ed infingardo, allora esso userà ogni mezzo per ingannarci, fingerà di essersi arreso ma continuerà a lavorare in silenzio e nell’ombra, pericoloso come un consigliere infedele e traditore. Penseremo di essere liberi ma saremo ancora manovrati, ogni cosa che sceglieremo sarà sbagliata perché la mente che sceglie è quella vecchia e sbagliata che ci ha causato la passata sofferenza.

Ecco perché dobbiamo essere felici di far scomparire il nostro ego falso e superficiale che si nutre delle nostre paure e delle nostre incertezze, e dovremmo essere felici di fare spazio al nostro Maestro interiore. Il nostro Maestro interiore è un divino guaritore, è un essere libertario e un grande amante e arriva per farci sapere che dobbiamo seguire solo noi stessi, che non abbiamo bisogno di alcuna guida e che la sua guida interiore è sufficiente per percorrere la via. Ma se non togliamo di mezzo la vecchia struttura, come possiamo costruire cose nuove?

Maharaj diceva: “Il più grande guru è il vostro sè interiore. E' questo veramente il supremo maestro, il solo che può portarci alla meta e il solo che incontrerete alla fine della strada. Abbiate fiducia in lui, e non avrete bisogno di nessun altro guru esterno. Ma, ripeto, il desiderio di trovarlo deve essere molto forte, e non dovete fare nulla che possa creare ostacoli e indugi. Non sarete mai privi del guru, perchè egli è sempre presente nel vostro cuore. Quello che egli vuole da voi è semplicemente la consapevolezza di sè, il controllo di sè e l'abbandono di sè. Può sembrare difficile, ma è facile se siete ferventi; se non siete ferventi è impossibile. Tutto cede al fervore. Quel vero guru non vi umilierà mai, nè vi allontanerà mai da voi stessi; vi farà continuamente notare la vostra insita perfezione e vi incoraggerà a cercare dentro di voi.”

Buona erranza
Sharatan


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