martedì 13 ottobre 2009

L'incredulità di Pietro


Ippolito di Roma (170-235) allievo di Ireneo di Lione, nei suoi scritti contro le eresie, descrive così la versione gnostica dell’origine dell’universo. Dal potere del Silenzio apparve “un grande potere, la Mente dell’Universo, che governa ogni cosa, ed è un maschio … l’altro potere … una grande Intelligenza … è una femmina che produce ogni cosa.” In greco la mente (nous) è maschile e l’intelligenza (epinoia) è femminile, perciò questi poteri, congiunti in unione, “sono scoperti essere ‘dualità’ … E’ Mente in Intelligenza, inseparabili l’uno dall’altra e formanti un’unità, si trovano essere due.”

Nella scritto gnostico “Grande rivelazione” citato da Ippolito, si spiega: ”Questo [potere divino] risiede in ogni cosa: è nascosto … Questo potere è uno: diviso sopra e sotto; generando se stesso, crescendo se stesso, cercando se stesso, trovando se stesso, essendo madre di se stesso, padre di se stesso, sorella di se stesso, sposa di se stesso, figlia di se stesso, madre, padre di se stesso, è l’unica radice del Tutto.” Ma non tutti gli gnostici erano d’accordo sulla radice maschile-femminile della divinità, così si ebbero varie fazioni per la difficoltà di concepire una divinità come armoniosa sintesi di yin e yang, che è comune in Oriente, ma ostica alla mentalità occidentale.

Nello gnosticismo si usa “ruah” (Spirito) che è un termine ebraico femminile perché: “[Ella è] l’immagine dell’invisibile, virginale, perfetto spirito … Divenne la Madre di ogni cosa, poiché esisteva prima di tutti, il madre-padre.” Il paradiso gnostico era narrato da Simon Mago come un grembo perchè le Scritture dicono:”Io sono Colui che ti ha formato nel seno di tua madre” (Isaia, 44,2) e perciò il Paradiso è il grembo e l’Eden è la placenta. Quando nel Vangelo di Filippo si beffa la mentalità ristretta degli ortodossi, si mostra come i maestri gnostici trovino inconcepibile come non si comprenda che la verginità della nascita di Gesù sia da interpretare come nascita dallo Spirito, una delle due potenze divine, che si fonde con il Padre del Tutto, e che non si affermi come una nascita umana da madre intatta.

La Sapienza è il primo creatore universale, essa genera tutte le creature, illumina gli esseri umani e li rende saggi, perciò gli gnostici valentiniani e marciani pregano la Madre “mistico, eterno Silenzio” come “Grazia, Colei è Prima di ogni cosa” e come “incorruttibile Sapienza.” Essi la invocano per ottenere la gnosi o conoscenza, come un testo scoperto a Nag Hammadi “Trimorfe Protennoia” ci rivela: “Io sono [Protennoia il] Pensiero che dimora nella luce … colei che esiste prima di Tutto … Io mi trasferisco in ogni creatura … Sono l’Invisibile dentro al Tutto.” Alcuni gnostici fecero loro questa concezione maschile-femminile e, almeno due circoli gnostici fecero partecipare le donne al pari degli uomini ai loro riti, anche se alla fine del 3. secolo tali usi furono cancellati dal canone ortodosso.

Valentino, poeta e maestro gnostico, dice che Dio è indescrivibile e che condivide la dualità dell’Ineffabilità e Profondità del Padre e della Grazia, del Silenzio e del Grembo della “Madre del Tutto.” Ci argomenta che il Silenzio riceve il seme della Fonte Ineffabile, da cui si emanano tutte qualità armoniose di energie maschili e femminili; perciò i valentiniani invocavano la Madre come “mistico, eterno silenzio.”

Il fervido Ireneo nota con sgomento, che molte donne sono sedotte dagli insegnamenti gnostici, soprattutto dalle predicazioni del maestro gnostico Marco che sapeva usare parole tanto seducenti da ammaliare e da convincere le donne a profetare, le faceva celebrare l’eucarestia e che le usava come preti, e come ministre della fede. Tertulliano rivela scandalizzato: “Queste donne eretiche come sono audaci! Non hanno modestia; sono così sfrontate da insegnare, impegnarsi nelle dispute, decretare esorcismi, assumersi oneri e, forse, battezzare!”

Quando gli gnostici carpocraziani inviarono a Roma la loro maestra Marcelliana ella dichiarò di essere la depositaria dell’insegnamento segreto di Maria, Salomè e Marta, discepole di Gesù. Sappiamo che i montanisti furono fondati dalle maestre Prisca e Maximilla e che, tra i valentiniani, molte donne venivano onorate come profeti, altre svolgevano il ruolo di maestre, di predicatrici viaggianti del vangelo, di guaritrici, con assumevano ruoli di preti e anche di vescovi. A partire dal 3. sec. tutte queste figure spariscono dalla chiesa ortodossa. Come potè avvenire questo, in barba all’insegnamento di Gesù?

Strana involuzione, perché Gesù combattè la consuetudine misogina del pensiero ebraico, si circondò di donne, parlò con loro in pubblico e le tenne in massima considerazione. Nel Vangelo di Filippo si dice :”Erano tre, che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena che è detta sua consorte. Infatti era “Maria” sua sorella, sua madre, e sua consorte. Anche nel canonico Vangelo di Luca ci viene descritta la sorella di Marta, Maria, che si era seduta ai piedi del Signore e che ascoltava la sua parola. Ai rimproveri di Marta rispose Gesù, che Marta si affannava per troppe cose, mentre Maria aveva “scelto la parte migliore, che non le sarà tolta.”

Una fonte gnostica afferma che ci fu un terzo gruppo minoritario, che si formò alla morte di Gesù, ed era costituito dal gruppo familiare del fratello Giacomo, da Maria Maddalena e da un piccolo seguito di uomini e donne che avevano ricevuto degli insegnamenti segreti. Questo gruppo usava pregare Dio con una invocazione che recitava: “Da Te, Padre, e tramite Te, Madre, i due nomi immortali, Genitori dell’essere divino, e tu, che dimori nei cieli, umanità, dal potente nome …” e alcuni gnostici, dicono di derivare dalla discepola prediletta di Gesù. Nel Vangelo di Tommaso al paragrafo 21, è riportato una conversazione tra Maria e Gesù, che rivela il rapporto di complicità e il grado di dolce intimità esistente tra loro:” Maria chiese a Gesù, “Come sono i tuoi discepoli?” Lui disse, “Sono come bambini in un terreno che non gli appartiene”.

In questa chiave si capisce meglio il fatto citato in conclusione del Vangelo di Tommaso: “Simon Pietro gli disse, ‘Lasciate che Maria se ne vada, poiché le donne non meritano la Vita.’ Gesù disse, ‘Io stesso la guiderò in modo da farla maschio, così anche lei potrà diventare uno spirito vivente somigliante a voi maschi. Poiché ogni donna che farà se stessa maschio, entrerà il Regno dei Cieli’”. Questa è una concezione androgina che in Tommaso viene spiegata descrivendo un episodio: “Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, “Questi neonati che poppano sono come quelli che entrano nel Regno”. E loro gli dissero, “Dunque entreremo nel regno come neonati?” Gesù disse loro, “Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno”.

Quando arriva la predicazione di Paolo, essa riafferma il pensiero ebraico della subordinazione femminile alla gloria dell’uomo, fino alla Lettera ai Corinzi in cui dice: “Le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse … è sconveniente per una donna parlare in assemblea.” Così non ci stupisce sentire tali affermazioni sebbene, nello stesso periodo a Roma, in Grecia e in Asia minore le donne avessero un ruolo attivo e fattivo nei riti della Dea Madre e della dea egiziana Iside, sebbene esse potessero esercitare delle libere professioni, fossero istruite, e potessero dedicarsi alle arti e alla medicina.

In Egitto, dal sec. 1. a. C., si era giunti ad un livello elevatissimo di emancipazione femminile come pure a Roma dove, fin dal 200 a. C. si godeva di un’istruzione parificata per i due sessi e dove, nel sec. 2. d. C., la donna viveva tranquillamente la sua vita con la massima libertà. Sotto l’impero romano le donne erano libere di viaggiare, di fare affari, di condurre una vita sociale, di andare a teatro, di partecipare a manifestazioni sportive, di andare alle feste, ai concerti, di fare viaggi e uscire liberamente senza mariti. Erano impegnate nei combattimento fino a scendere nell'arena circense, partecipavano a battaglie, e praticavano varie specialità atletiche.

Le donne ebraiche vivevano invece in totale sottomissione,e tra il 2. e il 3. sec., ogni pretesa emancipazione femminile fu abolita, cioè quando si affermò la lettura ebraica e paolina della condizione femminile. Perché potè affermarsi una tale svolta? Ormai gli studiosi affermano che essa fu la prova certa, che la parte ortodossa aveva trionfato nell’accezione della classe media ebraica, quella che aveva una misoginia di lunga data. Una misoginia che viene testimoniata come esistente da sempre tra i seguaci di Gesù, come scritto nel Vangelo di Filippo dove si rivela che la più intima compagna di Gesù era Maria Maddalena:

“[Il Signore amava Maria] più degli altri discepoli e la baciava spesso sulla [bocca]. Gli altri discepoli allora gli chiesero: ‘Perché ami lei più di tutti noi?’ E il Salvatore rispose chiedendo loro:’perché non vi amo come amo lei?’” Il “Dialogo del Salvatore” rivela che Maria fu scelta assieme ad altri tre discepoli per ricevere un insegnamento segreto, e si arriva a lodarla sopra Tommaso e Levi Matteo perché “parlava come una donna che conosceva il Tutto.”

Nel Vangelo di Maria si narra che i problemi iniziarono sin dai giorni successivi alla crocefissione, quando i discepoli erano terrorizzati e allora chiesero a Maria di confortarli raccontando ciò che Gesù gli aveva rivelato in segreto. Lei acconsentì ed iniziò ad ammaestrarli finchè Pietro, furibondo la interruppe e urlò indignato: “Egli ha dunque parlato con una donna di nascosto da noi, non apertamente? Dobbiamo noi pure volgerci e ascoltar tutti lei, come preferita di molto a tutti noi?” Intervenne allora Levi Matteo, il pubblicano che aveva abbandonato tutto per seguire il maestro, e disse: “Pietro, tu sei sempre collerico. Ora osservo che tu tratti questa donna come trattassi dei nemici. Se il Salvatore l’ha fatta degna, chi sei tu per rifiutarla? Certamente il Salvatore la conosce molto bene. Perciò l’ha amata più di noi.”

Gli altri accettarono di ascoltarla e Pietro dovette tacere. Ma già quando Gesù era in vita, si dice nello scritto gnostico “ Pistis Sophia” che Pietro si era lamentato perchè Maria dominava la conversazione con Gesù e perchè usurpava la priorità sua e degli altri discepoli. Allora Maria confessò a Gesù di avere paura di Pietro perché era ostile a lei e alle donne, perciò lei non voleva parlare apertamente con Gesù. Nel Vangelo di Maria si narra che Gesù la rassicurò perchè chiunque è ispirato dallo Spirito è divinamente consacrato a parlare, sia esso uomo o donna. Ma contro Maria sia Pietro che Paolo si unirono e, alla fine, vinsero loro: perciò dal sec. 2., la donna divenne dominio dell’uomo per ordine consacrato di Dio. D’altro lato anche lo scritto pseudo-gnostico dell’atleta Tommaso ammoniva: “Guai a voi che amate il rapporto con la femminilità e l’immonda convivenza con essa!” facendo registrare un anomalo accordo con le idee dei cristiani ortodossi.

Ironicamente troviamo una sorprendente posizione nella versione del Padre della Chiesa Clemente di Alessandria, un ateniese convertito al cristianesimo, un cristiano ortodosso che dimostra di conoscere fin troppo bene gli scritti gnostici. Clemente descrive Dio come maschile e femminile, perchè “ai fanciulli che cercano la Parola, il seno amorevole del Padre provvede il latte.” Descrivendo la natura umana afferma che “gli uomini e le donne partecipano a parti eguali alla perfezione, e riceveranno la stessa istuzione e la stessa disciplina. Infatti il nome ‘umanità’ è comune a uomini e donne; per noi in Cristo non c’è maschio e femmina.”

Esortando le donne a praticare attivamente la fede, elenca un repertorio di donne notevoli per il loro valore, citando Giuditta, Esther, la scrittrice Arignota, la filosofa epicurea Temisto, e alcune allieve di Socrate e Platone. Alla fine non riesce a trattenere la sua ammirazione per Teano la Pitagorica che mentre insegnava in pubblico fu interrotta da un uomo che la fissò dicendole ammirato: 'Il tuo braccio è molto bello.’ A cui lei rispose: ‘Si, ma non è in pubblica mostra!'”

Ma Clemente era una vera eccezione, nato e vissuto nella cosmopolita città alessandrina, originariamente un patrizio ateniese e certamente colto e raffinato, per qualcuno forse lui stesso un iniziato allo gnosticismo, forse un eretico filognostico infiltrato. Era un irregolare troppo influenzato dai ricchi e colti circoli egiziani, troppo evoluto e raffinato per la nascente chiesa ortodossa.

Questa gli preferì la mediocrità ottusa e provinciale di Tertulliano, quella che tuona contro la donna che parla in pubblico, contro la donna che insegna, che battezza, che offre l’eucarestia, che rivendica per sé una parte in qualunque funzione maschile, per non parlare di qualunque ufficio sacerdotale. Duemila anno dopo, nel 1977, Paolo VI ha riaffermato che la donna non può diventare prete “perché nostro Signore era uomo!” così come hanno ripetuto sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI, anche loro eredi del soglio e dell’irosa incredulità di Pietro.

Buona erranza
Sharatan


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