"Che il corpo faccia quel che vuole,
io sono la mente."
(Rita Levi Montalcini)
Brahman Nirguna, la Realtà Assoluta, perché priva di attributi e di delimitazioni si manifestò come Purusha, cioè come una potente forza attiva che si differenzia da Prakriti. Per dare una forma concreta alla sua poliedrica natura, il Signore Supremo pensò di manifestarsi per esprimersi in modo differenziato, perciò si concentrò su come poter esprimere quella idea e realizzò il Creato. Prakriti esprime la disponibilità a ospitare quella potenzialità a fare, infatti essa contiene innumerevoli forme che possono esprimere le manifestazioni che possiamo voler attualizzare.
Con l’atto della manifestazione di polarità opposte, e con la moltiplicazione di forme si creò il serbatoio di energie che sorregge la base del creato. Tutta la generazione di forme successivamente espresse venne dalla azione propulsiva impressa nella prima differenziazione e moltiplicazione, perciò nulla potrebbe essere se Purusha avesse limitato la sua volontà di manifestarsi concretamente. La vera natura di Prakriti va pensata come il polo negativo posseduto dall'Essere, perciò va pensata come il campo energetico e dinamico che si rese disponibile a livello potenziale, perciò va pensata come il campo ricettivo all'azione creativa voluta da Purusha.
Prakriti e Purusha sono pensati correttamente se vengono ritenuti come la prima diade indifferenziata che contiene, in duplice polarità, tutta la base espressiva della triplice natura dei 3 guna, cioè delle 3 qualità o 3 forze primarie. Per effetto della combinazione di attività pensante e di volontà attuativa si creò l’ordine voluto da Purusha che decise come si deve realizzare la manifestazione. Ecco perché lo Spirito Originario è il substrato immutabile che è celato dietro tutto quello che la materia ancora non è, perciò quello Spirito ordinatore è la causa e l’origine di ogni futuro essere.
Lo Spirito è lo Spettatore che osserva ciò che verrà in essere, perciò la realtà materiale viene spesso paragonata allo spettacolo che viene allestito per il piacere dell'Osservatore. L’ospite illustre non partecipa allo spettacolo che viene messo in scena, ma dal suo palco d’onore osserva tutta la rappresentazione, perché la sua azione non è partecipativa ma è un'azione di osservazione consapevole. L’esistenza della natura non avrebbe senso se essa non fosse contemplata, e infatti lo Spirito trae piacere nel vedere la bellezza della manifestazione.
Egli prova il piacere di vedere una realizzazione che corrisponde alle migliori aspettative, così come avviene per tutti quelli che lavorano duramente per offrire un lavoro eseguito a regola d'arte. Se, nell'ordine di natura, qualcuno si illude di poter esistere per proprio conto, questa convinzione va dichiarata come illusoria, perché tutto venne regolato quando lo Spirito decise come avrebbero formato il creato. Perciò esiste un elemento immutabile che sorregge la trama dell’universo, infatti l'elemento che resta invariato nella creazione è la Mente, perché buddhi è la consapevolezza che fondò l’Essere ed è la stessa Fonte dell'evoluzione.
C'è una natura che è costante e imperitura, perché è insita nelle fibre della materia, in quanto deve dirigere l'evoluzione, perciò concorre a create forme espressive diverse e realizza infinite potenzialità latenti. Lo Spirito che è Assoluto volle manifestarsi in forme infinite di potenzialità facendo l’universo con precise caratteristiche, e volle garantire l’ordine che aveva stabilito infondendo delle qualità precise nella stessa natura della materia.
L’evoluzione venne definita nei tratti essenziali, perciò possiede già tutti gli elementi necessari per regolarla e per garantire che le tappe evolutive fossero realizzate, infatti anche la sequenza evolutiva fu stabilita. Tutta l’evoluzione fu definita con l’atto stesso della creazione, perciò anche le potenzialità sono insite nella struttura delle cose sebbene l'evoluzione finale non sia percepibile. Per questo vediamo delle realtà già attualizzate, ma sappiamo che esistono anche le realtà esistenti a livello potenziale che vedranno una realizzazione futura.
Se vediamo l’individualità vediamo una struttura conformata in modo definito, perché se l’individualità si definisce si attualizza rendendo evidenti le qualità che aveva a livello potenziale. Secondo le Upanishad, tutto ciò che si manifesta concretamente proviene da proprietà che erano esistenti potenzialmente e sono diventate evidenti, e ciò che non si è manifestato è quello che ancora non si è reso evidente. Tutto quello che è invisibile alla percezione dei sensi è l'espressione dello stato latente, perciò è la parte di realtà che esiste ancora a livello potenziale.
Malgrado la realtà dell'universo sia "mahat" cioè grande, essa può essere racchiusa nel piccolo essere che usa la componente intellettiva. L'uomo che discrimina riconosce una trama come substrato della realtà. Chi usa la consapevolezza, buddhi, si avvicina alla mente del suo Creatore, perché usa la funzione che fu usata per creare e percepire il mondo. Le Upanishad dicono che anche una realtà immensa può essere contenuta in uno spazio minimo sebbene sembri impossibile a livello logico, ma la cosa si attualizza se il processo avviene a livello mentale.
La mente permette di padroneggiare la realtà dell’individuo che si forma e che si perfeziona, infatti gli permette di comprendere il mondo e di prevedere lo schema di ciò che verrà. Tutta la cosmologia induista insegua il concetto dicendo che la natura del frutto è la medesima dell’albero che l’ha generato, perciò nessuna natura viene mai disgiunta dal suo creatore. Nessuna separazione è mai reale, ma è sempre e solo apparente, come Purusha è necessario a Prakriti per esistere, perché Prakriti senza Purusha è priva della sua base essenziale.
Se un elemento della Natura crede di poter agire per suo proprio conto, questo avviene perché esso è privo di consapevolezza, e non ricorda più di essere stato creato dallo Spirito, ma con la buddhi può ritrovare la sua realtà. Ogni effetto ha un senso se pensiamo alla causa che l’ha generato, perciò se l'Essere non lo riconosce o pensa cose diverseo ignora questa verità proverà un grande dolore futuro.
La sofferenza durerà finché l'Essere non sarà consapevole e non avrà coscienza di sé, perché ogni creatura che si libera dal dolore produce gioia e sollievo anche allo Spirito. La sofferenza resta finché non si è acquisita la retta conoscenza, ma si dissolve sperimentando un diverso livelli di coscienza, perciò si sperimenta un'ascesa dello Spirito. L'auto realizzazione e la liberazione del singolo produce un giovamento da cui trae beneficio ogni creatura, anche se la libertà avviene a livello individuale e personale.
La Coscienza Divina filtra nella coscienza umana passando attraverso la manifestazione dell'Anima, perciò l'Osservatore interno è la Coscienza Divina a cui l'Anima fornisce i sensi e la consapevolezza. L'Anima fornisce allo Spirito la capacità di godere e di soffrire manifestandosi come individualità. Per essere consapevoli della vera natura dell'Anima è necessario sapere che non siamo noi, che non è il nostro Sé che soffre o gode, perché il nostro Essere Interiore è superiore alla materia.
La gioia e il dolore che sperimentiamo nella vita sono prodotti dalle emozioni e dalle reazioni emotive che ci spingono e ci tengono legati al gioco ingannevole del vivere. Esistono le forze di tre qualità che regolano il flusso dell’esistenza, perciò la trasformazione è causata dall'azione delle forze che tessono la trama del mondo, perciò è la miscela in perenne formazione che produce le mutevoli forme degli eventi.
Ciò che resta immutabile è lo Spirito e la Mente che spinge verso l’evoluzione definita e insita nella creazione. L'Anima che vive nell'uomo non viene toccata dalle sfumature che vediamo esprimere agli esseri, perché il fatto che l'uomo possa manifestarsi come buono o cattivo non influisce sulla natura dello Spirito interno. Lo Spirito si manifesta nell’Anima che fu creata e viene espressa nella coscienza umana, perciò lo sguardo che lo Spirito usa per contemplare il lavoro di costruzione dell'essere è quello del Testimone distaccato.
Lo Spirito viene filtrando dalla nostra coscienza, perciò può assumere il ruolo di Maestro per guidarci, ma questo avviene solo se l’uomo lo chiede. Nell'Anima vive un Sostenitore cioè il Sé Supremo, perciò Egli vive e si esprime nell'Anima che si è individualizzata e che si è perfezionata con sforzo e duro lavoro, ma l'Anima può diventare Uno con lo Spirito immortale. Usando l'ego, l'Anima vive e sperimenta la vita, e riporta dal viaggio il bagaglio di gioie e dolori, ma può usare l'intuizione per ascoltare il Guru interiore che può aiutare, ma anche l'ego deve accettare il fatto, perché deve restare ricettivo a quel maestro.
Buona erranza
Sharatan
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