martedì 26 febbraio 2013

Il guaritore zoppo



A Hangchow viveva un guaritore zoppo, e molti malati andavano da lui per chiedergli i suoi miracolosi rimedi. In verità non era un uomo attraente e amabile, infatti aveva una folta barba nera che gli nascondeva i lineamenti, aveva occhi neri e penetranti sotto delle sopracciglia folte con i quali fissava gli interlocutori fino a metterli in imbarazzo e, come se non bastasse, zoppicava da una gamba. Nel ricordo degli abitanti di Hangchow, il guaritore era sempre vissuto vicino al ponte di pietra, tutti lo ricordavano con la sua stampella di ferro, infatti lo vedevano tornare zoppicando verso la sua capanna portando a tracolla una zucca con le fiale dei suoi rimedi.

Ogni giorno il guaritore zoppo apparecchiava un banchetto togliendo le fiale dalla sua zucca, le appoggiava sopra al coperchio di una vecchia cassa di legno, poi sedeva accanto al ponte di pietra tenendosi al riparo dal sole o dalla pioggia sotto un parasole di bambù e cotone, quindi iniziava i consulti medici. Alla fine del giorno rimetteva le fiale nella zucca, richiudeva la cassa di legno, e tornava alla sua capanna dove riposava su una stuoia di paglia.

Per molti anni aveva fatto sempre questa vita, perciò la gente si era abituata alla sua presenza e lo amava per le sue doti di guaritore. Una mattina il guaritore ricevette la visita di un uomo azzoppato da anni durante il lavoro in una cava di pietra. L’uomo aveva provato tutte le cure degli altri medici della città, ma nessuno era riuscito a guarire la gamba infortunata che era peggiorata sempre più. Ormai disperava di guarire, perciò nella disperazione si era convinto a cercare il guaritore di cui tutti dicevano bene. Il guaritore esaminò con attenzione la gamba, poi frugò nella zucca e trasse un miscuglio di erbe che chiamava “pelle di cane.”

Preparò un impacco con quelle erbe, applicò l’impacco alla gamba malata, la fasciò accuratamente e poi disse al malato: “Lascia l’impacco per tre giorni, ma se hai qualche problema ritorna da me.” L’uomo tenne per tre giorni l’impacco, e quando tolse le bende vide che la gamba era guarita. Chiaramente la miracolosa guarigione accrebbe ancora più la fama del guaritore, perciò si formarono lunghe file di persone che venivano per consultarlo e per chiedere consigli e cure. Seduto sotto il suo parasole, il guaritore offriva i consulti e guariva le persone, perciò divenne talmente famoso che venne chiamato Sai Hua To, perché la gente lo paragonava al celebre guaritore taoista Hua To.

Insieme alla fama crebbe anche l’invidia e la gelosia dei medici, guaritori ed erboristi della città che videro diminuire i loro guadagni con l’aumentare della fama di Sai Hua To. Un giorno gli invidiosi rivali si riunirono in riunione segreta e idearono un piano per rovinarlo, infatti inviarono due di loro dall’amministratore della prefettura. Quando furono ricevuti dal prefetto Chih Fu gli chiesero di arrestare il guaritore zoppo con l’accusa di truffa, e per sostenere meglio la richiesta lo comprarono, corrompendolo con l'offerta di una borsa piena di monete d’argento.

Il prefetto accettò la generosa somma, e ordinò alle guardie di arrestare il guaritore con l’accusa di truffa. Un manipolo di guardie prefettizie andò alla capanna del guaritore e lo arrestò, perciò Sai Hua To fu incatenato e portato al palazzo della prefettura per essere interrogato. Il mattino dopo il prefetto ordinò di portarlo da lui per l'interrogatorio, infatti Chih Fu lo trattò con malagrazia e ordinò: “Inginocchiati davanti al rappresentante dell’autorità imperiale! Mostrami il rispetto che merito!”

Sai Hua To rispose in modo umile:”Perdonatemi eccellenza, ma non posso inginocchiarmi. Non lo faccio perché manco di rispetto alla vostra persona, mio illustre signore. La mia gamba è stata gravemente lesionata alla nascita, perciò non posso piegarla per mettermi in ginocchio.” Il prefetto indispettito per la risposta batté un pugno sul tavolo: “Dimmi chi sei e da dove vieni!” Sai Hua To disse con voce sommessa: “Non ho mai avuto un nome, tutti mi chiamano Sai Hua To. Non so da dove vengo, non ricordo, ricordo solo che vivo da anni presso il ponte di pietra a Hangchow.”

Alle parole rispettose dell'uomo, il prefetto rispose beffardo: “Lo vedo che sei menomato. Ma se è vero che sei bravo a guarire come mi dicono, come mai non guarisci anche la tua gamba?” Mentre il prefetto diceva quelle parole sentì come un prurito corrergli sulla schiena, simile a qualcosa che striscia lungo la colonna. Si strofinò distrattamente la schiena e non sentì nulla, perciò aspettò la risposta. Sai Hua To era in piedi con gli occhi bassi a fissare la terra, ma alle parole offensive sorrise dicendo: “Vostro onore, sicuramente siete un uomo intelligente e acuto per essere nel rango di funzionario di una carica tanto onorevole, ma dimostrate di essere molto ingenuo chiedendo una cosa come questa.

Chiedete al guaritore perché non sa curare se stesso? Se vostra eccellenza si guarda intorno potrà vedere un’enormità di casi in cui avviene così. Il mondo è pieno di persone che aiutano gli altri, ma che non sanno aiutare loro stessi. Ovunque vediamo lavoratori che costruiscono palazzi stupendi, ma sono condannati a vivere in miseri tuguri. Ci sono ovunque mercanti che vendono seta ma che sono costretti a vestirsi di cotone, vediamo contadini che lavorano la terra traendone ricchezze che godono i padroni, perciò essi a malapena riescono a nutrirsi. Anche la vostra illustrissima eccellenza, arresta dei ladri che conoscono la differenza esistente tra bene e male, ma che pur conoscendo sono ugualmente cialtroni e compiono dei crimini. Vostra eccellenza mi può spiegare come mai tutto questo avviene?”

Sentendo quelle parole il prefetto diventò rosso di rabbia e urlò furibondo: “Prendete questo zotico impudente e portatelo nella cella dei condannati a morte. Lo condanno al taglio della testa!” Il prefetto Chih Fu ritornò a casa rabbioso perché le parole del guaritore avevano colpito nel segno. Mentre il cameriere gli toglieva la ricca giacca finemente decorata sentì un forte dolore alla schiena, perciò ordinò al servo di guardare la schiena dove sentiva il prurito. Il servo disse che sulla pelle vedeva una irritazione e che sembrava indurita e arrossata.

Verso l’ora di cena non solo il prurito era aumentato, ma era comparso anche un bozzo sospetto, perciò il prefetto chiamò il servo per guardare la piaga, ed il servo riferì che era comparso un ascesso molto infiammato. Il prefetto trascorse la notte tra dolori incredibili, non chiuse occhio per il dolore dell’ascesso che era cresciuto e si era riempito di pus maleodorante tanto che la moglie si rifiutò di dormire con lui temendo che avesse contratto una malattia contagiosa. Siccome il dolore non gli concedeva tregua, il servo consigliò: “Signore, perché non chiamate il guaritore zoppo? Prima di essere decapitato potrà guarirvi.”

Essendo troppo dolorante, Chih Fu accettò di chiamare il guaritore, infatti il prigioniero fu portato dal prefetto che disse: “Guaritore, non ho mai sofferto così. Trovami velocemente un rimedio efficace!” Sai Hua To esaminò il bubbone e applicò il rimedio “pelle di cane” con l’indicazione di tenerlo per tre giorni, poi fu riportato in cella in attesa dell’esecuzione. Tre giorni dopo il prefetto fece chiamare Sai Hua To e urlò inferocito: “Cosa hai messo sulla piaga? Cerchi forse di uccidermi? Il tuo rimedio mi ha fatto più male che bene! La cosa migliore sarebbe che ti facessi uccidere sull’istante!”

Sai Hua To disse:”Prima di uccidermi fatemi almeno vedere. Essendo accusato di avere causato la vostra agonia e morte vorrei vedere la piaga.” Avuto il permesso di viderla, il guaritore zoppo rimosse la fascia, osservò attentamente la piaga sulla schiena del prefetto poi disse:”In apparenza la testa dell’infezione è piccola, ma l’edema nascosto è molto più esteso. Voi state marcendo da dentro, perché la cattiveria del vostro cuore è tanto grande che è necessaria una via di sfogo, infatti tutto il male interiore si sfoga sulla pelle. Ormai il male è diventato troppo esteso, e io non posso fare più nulla. La causa della sofferenza viene dalla malvagità e dalla crudeltà del cuore, perciò le sofferenze non sono causate dal mio rimedio.”

A sentire la diagnosi nefasta, il prefetto fu preso da una rabbiosa collera, afferrò la brocca di acqua che aveva accanto al letto e la scagliò addosso al guaritore, poi ordinò: ”Prendete questo cialtrone! Prendetelo e portatelo dal boia! Che sia messo subito a morte!”Mentre gridava quelle parole, il prefetto fu preso da una forte convulsione, il suo corpo sembrò irrigidirsi, poi ricadde morto sul letto. Le guardie accorse alle sue urla lo videro cadere morto sul letto, perciò presero il guaritore, gli rimisero le catene e lo trascinarono per eseguire l’ultimo ordine del prefetto.


Sai Hua To era accusato di stregoneria, la condanna era immediata e la morte prevista per quella colpa era l’esecuzione tramite decapitazione. Perciò il condannato dovette sfilare in catene per le strade di Hangchow, perciò Sai Hua To passò tra due ali di folla che proclamava a gran voce la sua innocenza e ne chiedeva a gran voce la liberazione. Quando il guaritore fu giunto vicino al ponte di pietra, alzò le braccia incatenate al cielo per mostrarle alla folla, poi disse: ”Amici, ascoltate! Io sono innocente di tutte le accuse. Il prefetto mi ha accusato ingiustamente, e mi vuole inviare al cielo coperto da un’accusa infamante.

Io non ammetto quella colpa, e non sono neppure disposto ad andare in cielo. Non sono disposto affatto a morire così malvolentieri!” Dopo aver pronunciato quelle parole, e prima ancora che le guardie avessero il tempo di fermarlo, Sai Hua To scavalcò il ponte di pietra e si gettò nelle acque vorticose del fiume. Tutti corsero ad affacciarsi dal ponte per vedere l’uomo cadere nelle acque vorticose, ma restarono a bocca aperta vedendo che il guaritore non aveva neppure sfiorato l’acqua che si era alzato in volo verso il cielo.

Tutti videro che Sai Hua To volava scomparendo oltre le nuvole assieme alla sua zucca di medicine e alla gruccia di ferro, perciò tutti capirono che il guaritore zoppo che era vissuto per anni tra loro, altri non era che Ti Kuan Li, uno degli otto Immortali. Ti Kuan Li è l’immortale dal carattere eccentrico e iracondo che viene associato all’arte medica e agli esorcismi, è l’immortale più eccentrico degli otto, infatti dicono che vive poveramente in incognito battendosi per i diritti dei poveri e dei bisognosi.

Buona erranza
Sharatan


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissima storia taoista!

E' vero, molto spesso siamo in compagnia di spiriti eccelsi in forma umana e non ce ne accorgiamo se non quando se ne sono andati ...

Bella anche figura del funzionario che più si arrabbia e più si ammala, sino a morire!

vorrei aggiungerti un passo dal libro "l'importanza di vivere" di Lin Yutang

"Se uno di noi si ammala, ci fermiamo per curare la malattia, e l'altro cerca di mendicare un po' per qualche medicina, ma il malato prende la cosa con filosofia, Guarda in se stesso e non ha paura della morte. E così una malattia grave, si muta in una leggera, e la malattia leggera si cura immediatamente. Se è destino che i nostri giorni siano contati, allora lì il nostro viaggio finisce. Ma se la scampiamo, allora tiriamo avanti come prima."

un abbraccio

Alex



Sharatan ain al Rami ha detto...

Caro Alex,
le storie taoiste sono sempre molto profonde, sono storie che insegnano a vari livelli. Non è forse vero che le cose belle si apprezzano solo quando finiscono? E' un fatto che tutti possono confermare!

Il funzionario, almeno per come la vedo io, affretta la sua morte, perché il veleno interno aumenta con la rabbia, e la morte repentina è causata dall'ira finale. Chi vuole mandare a morte un innocente viene punito dalla sua stessa crudeltà.

Ricorda che nella storia il prefetto si scontra con uno degli otto immortali, perciò a lui si applica la stessa sorte che voleva per l'immortale.

La tua citazione di Lin Yutang è in linea con la tranquillità che il periodo che viviamo rende opportuna. La mente deve restare nella quiete malgrado in tutto quello che ci accade. Nulla diventa irreparabile se la mente è fiduciosa e vuole il miglioramento. Un caro abbraccio