“Non esistono problemi: ci sono solo le soluzioni.
Lo spirito dell’uomo crea il problema dopo.”
(Andrè Gide)
Giorgio Nardone è stato allievo di Paul Watzlawick il filosofo, sociologo e psicologo austriaco che è stato uno dei massimi studiosi della comunicazione morto nel 2007. Nardone è uno dei ricercatori della famosa Scuola di Palo Alto, e le sue ricerche hanno portato a delle innovative tecniche terapeutiche grazie alle quali ha risolto 20.000 casi clinici nel corso di 25 anni di attività terapeutica.
L'opera di Nardone che dovete leggere è “Psicotrappole” uscito in economica a 10 euro ben spesi, che per me è una chicca. Già dalla copertina emerge il tema su cui Nardone ci invita a riflettere, e il sottotitolo è già un programma: "Psicotrappole ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e combatterle.”
Nardone parte dal presupposto che esistono tanti disagi quanti ne possiamo inventare, però ogni trappola che facciamo ha una via di uscita. Seppure siamo abili nel costruire ‘psicotrappole’ siamo ugualmente abili a realizzare psicosoluzioni. Nardone crede che gli uomini hanno la capacità di crearsi difficoltà o malattie della più varia tipologia, ma sono capaci di fare cambiamenti tanto imprevisti che straordinari.
Certo, nella maggioranza dei casi, è necessario farsi aiutare dall'esperto ma, a volte, vediamo casi di trasformazioni positive che si realizzano spontaneamente. Esse avvengono in virtù di “esperienze correttive, folgoranti illuminazioni e cambiamenti di prospettiva, frutto di ciò che la vita ci propone e delle nostre reazioni, che per caso o per scelta introducono il cambiamento.”
Le ‘psicotrappole’ sono costruite in relazione della percezione che abbiamo riguardo alle cose che sono classificate secondo la percezione che abbiamo di loro, nel nostro modo di agire volontario o involontario. Sono costruite per cercare di gestire alla meno peggio la nostra realtà, perciò si conformano al nostro modo di pensare e dare un senso a ciò che viviamo. Nardone dice che ci scaviamo le trappole in cui noi stessi poi cadiamo, e da cui ci sembra di non poter uscire.
È importante chiarire che nessuna ‘psicotrappola’ è una forma, in sé, patologica ma che lo diventa quando essa si ripresenta in modo ridondante ed esclusivo. Perciò è la loro ossessiva reiterazione che le rende responsabili dell’insorgere delle patologie. Ad esempio, fare attenzione alle reazioni emotive è sicuramente positivo, ma quando il controllo delle emozioni diventa ossessivo e compulsivo, quel controllo si è trasformato in disturbo fobico-ossessivo.
Tutto il problema è nel fatto che l’uomo tende a ripetere ciò che ha funzionato in passato e che fu utile a superare ostacoli e risolvere problemi. La trappola è insita nel fatto di schematizzare le esperienze che vengono fatte, e nel susseguente irrigidimento su cui si insiste. E poi, nell'applicare la medesima strategia anche quando la strategia non funziona.
Delle condizioni diverse richiedono delle soluzioni diverse, ma a questo si oppone un’altra naturale tendenza umana. Ed è quella di credere che la strategia non è efficace perché non la si è perseguita abbastanza a lungo e con la necessaria convinzione. Ed è così ci infiliamo nelle situazioni in cui prendiamo a testate un muro, ma lui è solido e duro perciò non cede. Per tutti questi fattori avviene che noi esseri umani che percepiamo, pensiamo e agiamo siamo perennemente sospesi tra la sanità e la malattia mentale.
Anche le virtù non esercitate con discernimento possono diventare vizi, perché ogni eccesso diventa un difetto. Ma, se le nostre debolezze vengono accettate, possono essere trasformate e possono diventare i nostri punti di forza. Si pensi ad esempio, che il senso comune pensa che l'essere delle persone molto percettive e molto sensibili sia un grande dono.
Ma, se questo dono non viene gestito con intelligenza, diventa fonte di ansia, incertezza, preoccupazioni e fragilità interna che possono sfociare in disturbi psichiatrici e comportamentali, dice Nardone. Le nostre psicotrappole sono sempre effetto dell’iperdosaggio o della deviazione dal retto orientamento e dell’agire sano che deve essere adatto alle circostanze.
Tanti psichiatri pensano che questi problemi vengano dall’inadeguato senso della realtà. Nardone crede che, in maggioranza, i processi non sono il frutto di scelte pensate, ma che sono reazioni che scattarono come “frutto della ripetizione di un copione acquisito sulla base della sua efficacia.”
Ognuno può costruire la psicotrappola in cui cadrà prigioniero, e anche chi è scarsamente dotato o non intelligente può ideare la sua. L'esperienza del terapeuta gli fa concludere che i casi più incredibili e difficili da trattare sono quelli che riguardano le persone più dotate, perché sono soggetti che estremizzano anche i loro problemi.
Sulla base dell'esperienza si può dire, afferma Nardone, che la complicazione psicopatologica è sempre proporzionale all’intelligenza del soggetto. Più una persona è geniale più le sue trappole sono profonde o possono diventare un labirinto da cui è difficile uscire. L’altra tendenza umana che tende a favorire la costruzione di psicotrappole è il naturale funzionamento fisiologico della mente.
La mente risponde all’esigenza di un sistema che evita il disperdio di energie. La mente lavora in economia se usa schematizzazioni e associazioni funzionali. Se la mente elabora dei processi che verifica come soluzioni di problemi, poi tende a trasformarli in schemi replicabili che usa in situazioni che percepisce come simili. Ma se tendiamo ad applicare una soluzione che è frutto della generalizzazione cadiamo in una trappola mentale micidiale!
La somiglianza induce alla percezione ingannevole e le situazioni sono viste come uguali ma, in realtà, non lo sono. In questo modo si creano soluzioni disfunzionali che sono reiterate creando nuove complicazioni. Si deve ammettere che la capacità umana di crearsi problemi è connaturata al funzionamento del sistema della mente, perciò si deve ammettere che non sempre i naturali processi mentali producono dei risultati positivi.
La spontaneità è un’illusione, in barba al mito del "buon selvaggio" di Jean-Jacques Rousseau. Si vede bene che la relazione del soggetto, la sua relazione con se stesso e il suo rapporto con il mondo esterno sono i tre poli delle relazioni. L'evidenza dimostra che le reazioni definite come 'spontanee' sono solo il frutto della nostra esperienza, perciò che tutte le reazioni sono delle reazioni acquisite.
Le reazioni non sono schemi che vengono pianificati, ma sono risposte che sono profondamente radicate. Esse sono reazioni prive di riflessioni cioè sono dei meccanismi automatizzati. Questa è la struttura mentale su cui nasce un psicotrappola, ma ora si deve avvisare che ognuno crea trappole diverse inventando la miscela magica con valenza positiva o negativa.
Nel libro si spiegano i più importanti disturbi psichici e comportamentali in cui entrano in gioco gli attacchi di panico, le ossessioni, le compulsioni, le manie, le depressioni, le anoressie e così via. Chiaramente ci sono anche tutte le psicosoluzioni ovvero le strategie psicoterapeutiche fatte di tecniche e stratagemmi che rompono il circolo vizioso.
La psicotrappola crea il copione, perciò si creare un copione di soluzioni che spiegano anche il funzionamento del problema che si va a risolvere. La replica della strategia terapeutica dimostra che nei soggetti che avevano lo stesso tipo di patologia si potevano verificare l’efficacia risolutiva, ma si dimostra anche che si è trovato il funzionamento e l'origine del disturbo.
Il libro è frutto dell’esperienza ventennale dell’autore, ma anche del lavoro dei suoi collaboratori. La lettura insegna a riconoscere le strutture delle 7 psicotrappole del pensiero, delle 8 psicotrappole dell’azione e delle varie combinazioni patologiche, a cui fanno seguito le varie strategie positive. Insomma, abbiamo tanti buoni motivi per leggere questo "Psicotrappole" di Giorgio Nardone che è edito da Ponte alle Grazie.
Buona lettura
Sharatan
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