martedì 16 settembre 2014

Gita in barca



“La tua zattera vaga su un mare agitato. Puoi rimanere a galla solo se osservi attentamente il moto ondoso, solo se rimani intensamente presente a ogni onda. Un’onda è seguita da un’altra onda, e ancora da un’altra onda, senza fine. Passano così lunghi minuti, lunghe ore, le ginocchia piegate, le braccia distese in avanti o che fanno da bilanciere sui lati, le anche che ruotano, ad attutire le salite, le discese, le chine, il rollio, il beccheggio della zattera sulle onde.

Vedi arrivare ogni onda, piccola, grande, di fronte o di lato, e ti prepari al movimento della zattera. Se sei distratto cadi. Il mare non è altro che la mente, le onde sono le emozioni e i pensieri. Quando la tua consapevolezza e la tua attenzione vengono meno, ti abbatti di schianto sulle assi della zattera.

Ma se rimani ben vigile, se la tua attenzione non viene meno, se la tua coscienza vede arrivare ciascuna onda, una dopo l’altra, la vita diventa un gioco meraviglioso. Se sei disattento, se dimentichi che le emozioni e i pensieri sono turbolenze della mente, allora sarai sballottato, trasportato dall’illusione, centrato in pieno dalla sofferenza.

Sei capace di mantenere costantemente una piena presenza di spirito davanti a tutte le tue sensazioni, a tutte le tue emozioni e a tutti i tuoi pensieri? Riesci a vedere chiaramente, per ognuno di essi, nell’istante stesso in cui emergono, la loro natura vuota e transitoria?

Osserviamo, senza interruzione, il nostro automatismo mentale, per allenarlo, fino a farlo crollare definitivamente. È proprio perché vogliamo possedere e dominare che non riusciamo a dominare e che cadiamo nella trappola della sofferenza. Il dominio della nostra vita passa per il dominio della nostra mente e questo si riassume nell’esercizio di mollare la presa.

Molla la presa. Molla la presa. Molla la presa senza sosta, istante dopo istante.

Per risalire la corrente dell’entropia mentale, colloca all’entrata della tua mente un piccolo démone portinaio che osservi tutti i pensieri, anche il più minuto, il più impercettibile. Alla luce della piena coscienza, questo genio fisionomista distingua con chiarezza i pensieri che nutrono il narcisismo, la paura, l’aggressività, l’avidità, la frustrazione, etc.

Riconosca i combustibili della tristezza, il riprendere dell’infelicità, ciò che attira le nevrosi. E riconosca anche la gioia disinteressata, la felicità dell’istante condiviso, il piacere di essere, la potenza dell’anima. Riconosca che la luce della coscienza si contenta di brillare.”(Pierre Lévy, Il fuoco liberatore, Sossella ed.)

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