martedì 21 aprile 2015

Come un cane in chiesa



“L’amore non chiede un contraccambio.
L’amore inonda tutto.” (don Andrea Gallo)

Avere la fortuna del cane in chiesa è come dire che non si è fortunati perché i cani in chiesa hanno scarsa accoglienza. I cani vengono accolti in chiesa in poche ricorrenze tra cui il 16 agosto che è il giorno di san Rocco, taumaturgo e santo protettore degli appestati e dei cani. L’iconografia rappresenta il santo in abiti da pellegrino, accompagnato da un cane che, a volte, porta in bocca una pagnotta di pane e gliela offre. Altre volte si raffigura il santo con il cane che gli lecca le ferite, perché entrambi le immagini alludono agli episodi della vita del santo e del suo cane.

Don Gallo diceva che alcune persone vengono trattate come i cani in chiesa. Il Giorno del Giudizio, saremo chiamati al cospetto del Figlio dell'Uomo che è seduto sul trono di gloria del Padre e saremo chiamati a rispondere di quello di buono che abbiamo fatto. Saranno salvi solo quelli che hanno avuto compassione, che hanno aiutato gli affamati, gli assetati, gli stranieri, i carcerati, i diseredati e gli ultimi della terra. Credo che questo libro non sia stato letto dai politici che si dicono cristiani e di retti principi, non ho sentito ricordare queste prescrizioni evangeliche.

Piuttosto sento dei discorsi stupidi, demagogici e cinici contro i migranti che vengono accusati di “venire in casa nostra a mangiare il pane a sbafo.” Questi discorsi sono molto pericolosi perché sono usati per diffondere la paura di essere invasi e venire derubati delle nostre comodità e sicurezze. Mai come in questi giorni sembra che il punto centrale non sia la sorte dei migranti, non siano i troppi morti. I morti fanno lievitare gli ascolti della "tv del dolore" ed i commenti cattivi e cinici diffusi dai social.

Ho sentito delle discussioni troppo cretine fatti da politici che non si rendevano conto della complessità del problema. E l’idea surreale di creare barriere marine contro i barconi? Forse vogliono appaltare delle paratie protettive come fanno a Venezia? Vacci a capire dove credono di parare! Cosa dire dell'idea di affondare i barconi? E quella di rimandarli indietro mentre gli altri, nell'altra sponda, ce li rimandano indietro?

Faremmo forse il ping pong dei loro corpi? Dovrei ridere ma è troppo drammatico. Mi ero riproposta di evitare la politica, ma ora faccio un’eccezione. Intanto mi fa felice di dover gioire limitatamente, o almeno non di lamentarmi della scadente qualità della nostra politica, perché all'estero stanno peggio. E l’Europa che pensa ai confini come un problema di singoli stati vicini alle zone rischiose? Cosa fa ora l’Europa che è tanto veloce a punire i conti “poco virtuosi” di alcuni, e che è lenta a finanziare i soccorsi e dare accoglienza ai disperati?

Direi che devono aiutarli e ospitarli, ma farlo meglio di come l'ha fatto l'Italia che fu sanzionata per la sua cattiva accoglienza. Spaventano le scelte strategiche che potrebbero affermare una strategia di intervento militare di terra, in Libia o altrove. Se qualcuno era contento per la fine di Saddam e Gheddafi, oggi dovrebbe ripensare sull'opportunità di un successo diventato "catastrofico." Abbiamo mutato il delicato equilibrio di zone strategiche e molto delicate, e adesso ne vediamo gli effetti nefasti. Facciamo attenzione affinché il rimedio non sia peggiore del male!

Il metereologo americano Edward Lorenz diventò famoso quando si chiese se il battito delle ali di una farfalla in Brasile potesse scatenare un tornado nel Texas. Io non conosco quello che accade in Texas ma so - per certo - che nel Mediterraneo avviene una tragedia causata da una scelta ottusa. Si dice che i paesi che abbiamo più destabilizzato negli anni passati con 3 guerre ottuse, ora sono diventati il terreno fertile del terrorismo. Se questo è vero, sospetto che il problema non sarà limitato a poche zone.

Se la globalizzazione è vera, come sembra sia, affrontare le crisi umanitarie e politiche dei migranti equivale a costruire la nostra pace futura. Altro che risolvere il problema con muraglie o barriere navali, oppure con la politica della clava! La soluzione intelligente deve vedere l’intervento immediato e intelligente delle istituzioni internazionali, europee e dei governi nazionali. La soluzione non può essere quella armata ma deve essere una soluzione umanitaria, diplomatica e politica.

La Libia va aiutata a creare un governo di unità nazionale che possa fare fronte comune contro l’avanzare delle ideologie terroriste. Io sono certa che molti islamici osservano le prescrizioni dell’Islam, che non sono quelle dell'Isis. Sono state belle le immagini dei popoli islamici che protestavano contro l’Isis, e ho apprezzato l’adesione della Regina di Giordania che ha dimostrato la protesta e la forte presa di posizione dell'Islam civile contro il terrorismo offerta al mondo intero. Nessuno di loro vuole l'islam dell'orrore, molti sono stati bruciati vivi, decapitati o sgozzati.

I migranti sono persone che scappano dalla guerra, e le guerre d’Africa sono troppe. Molte vengono favorite dagli interessi dei paesi occidentali. Troppe sono ignorate, ma chi legge attentamente la politica internazionale sapeva che, gli analisti dissero che c'è un network jihadista nato negli anni '90 che si è frantumato dopo la morte di Osama Bin Laden. La Cia ha detto che la rete del terrore è diventata una galassia, con basi e militanti in Yemen, Marocco, Sudan, Pakistan, Somalia, Kashmir, Iraq, Usa e nella stessa Europa.

La creazione del Califfato ha offerto un riferimento unitario. Dove la politica lo permette, accadono gli orrori che esistono in Darfur, in Sudan, in Somalia, in Siria e Libia. Cosa dire della situazione dello Yemen? E nell'avanzata dell'Isis in Turchia abbiamo girato il capo per non vedere l'eroica resistenza dei curdi, che abbiamo lasciato soli nel fronteggiare il pericolo. Se i miliziani non sono passati in Turchia lo dobbiamo solo al loro valore, ma nei campi profughi siriani accade la strage dei palestinesi.

Oggi siamo obbligati a riflettere e trovare la soluzione, perché i migranti non sono solo le vittime della crisi umanitaria e politica. Non possiamo volgere ancora la testa, non possiamo dire che non possiamo fare nulla per aiutarli. No! Io credo che possiamo e dobbiamo, anche in piccolo, noi possiamo aiutare le associazioni che aiutano, possiamo fare una donazione e dare l'8 o il 5 per mille. Si possono fare delle pressioni con petizioni e con messaggi di protesta inviate alle varie organizzazioni nazionali e internazionali.

Si può fare tutto quello che possiamo fare, e anche quello che un’inventiva pacifica può inventare, ma non possiamo tacere. Non è possibile dire che il problema della schiavitù e della sofferenza dei disperati in fuga è lasciarli al loro destino. Questa mattina, mi è tornato in mente il libro: “Come un cane in chiesa” in cui, don Andrea Gallo, parla dell’obbligo morale che abbiamo nei riguardi degli ultimi, dei diseredati, di tutti gli umani che vengono trattati come cani in chiesa.

Don Gallo scrive: “Quando lavoriamo per il bene e per la giustizia, quando restituiamo al prossimo il pane, la casa, la dignità, rendiamo culto e onore al genere umano, oltre che alla madre terra.” Don Gallo racconta di una volta che fu chiamato in udienza dal suo superiore, allora il cardinal Bagnasco che gli rimproverò di aver fatto una dichiarazione in cui prendeva posizione a favore del suicidio.

Don Gallo gli disse: “Vostra Eminenza, questo non me lo può proprio rimproverare, perché a Genova c’è un cane che ho salvato dalla morte certa, e mi sono accanito a far vivere.” Poi gli raccontò che il caso aveva voluto che fosse arrivata nella Comunità san Benedetto una ragazza triestina, agli arresti domiciliari, che portava con se un cane lupo meraviglioso chiamato Ara.

Il cane era malatissimo, quasi in fin di vita. Don Gallo lo aveva portato da un amico veterinario che era stato un suo allievo. Il medico lo aveva preso in cura e lo aveva curato per tre mesi con le medicine che aveva pagato di sua tasca. Quando il cane era guarito aveva preso l’abitudine di andare a messa tutte le domeniche nella comunità, perciò era molto amato da tutti.

Per entrare bussava con il muso e quando don Gallo aveva un colloquio privato si accucciava ai suoi piedi senza far rumore e senza disturbare. Dopo cena, quando don Gallo vedeva la televisione, il cane si metteva al suo fianco, e anche se la padrona era nella stanza, lui rimaneva al suo fianco a fargli compagnia. "Come vede, Vostra Eminenza, sono uno che si è accanito per la sua vita. Stavolta sono innocente." E noi, cosa risponderemo, quando dovremo rendere conto della misericordia che abbiamo dimostrato?

Buona erranza
Sharatan

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