domenica 3 maggio 2009

Psicopatici di successo


Si sta sempre più affermando un nuovo settore della psicologia chiamata Corporate psychology (psicologia aziendale) utilizzata per l’osservazione delle dinamiche aziendali, per la risoluzione dei conflitti interni e per la selezione del personale. Secondo queste teorie, alcuni segnali pericolosi per l’armonia aziendale (Babiak & Hare, 2006) sono rappresentati da comportamenti quali: l’incapacità a formare una squadra e ad avere spirito di condivisione, un trattamento differenziato dello staff, dall’incapacità di dire la verità, di essere modesto, di accettare reprimende e dall’incapacità di agire in maniera prevedibile e pianificata.

Il possesso di questi tratti, è in grado di farci identificare delle personalità pericolose per l’organizzazione aziendale, perché affette da tratti sociopatici. I tratti sociopatici sono modelli di attitudini e comportamenti, che sono considerati antisociali e criminali da una larga parte della società, mentre sono visti come normali e necessari dalla sottocultura o dall’ambiente sociale in cui si sviluppano. I sociopatici possono avere una coscienza ben sviluppata e una capacità normale di empatia, senso di colpa e lealtà, ma il loro concetto di “giusto” e “sbagliato” è basato sulle regole e le aspettative della loro sottocultura o gruppo.

Basandosi su uno dei suoi questionari più usati per identificare i disturbi psicopatici, lo Psichopathy Cecklist, Robert Hare ne ha prodotta una versione adattata ai profili delle organizzazioni aziendali. Sulla base di questa, ha creato due elenchi che identificano 2 fattori diversi, collegati con specifiche caratteristiche psicologiche.

Nel primo elenco si sono ricercate caratteristiche definite come fattore 1 e collegate allo spazio etico, cioè: mancanza di scrupoli e di responsabilità, assenza di sensi di colpa, tendenza alla manipolazione e alla menzogna, atteggiamento di aspro cinismo nei rapporti umani. Nel secondo elenco si sono ricercate caratteristiche definite come fattore 2, costituite da tratti comportamentali come: l’instabilità e l’irritabilità emotiva, i comportamenti apertamente devianti e gli attacchi di aggressività non controllata.

Secondo gli studiosi statunitensi, gli scandali finanziari ormai ricorrenti suggeriscono la presenza, nei grandi manager, di immoralità non occasionali ma ricorrenti. Le persone che hanno causato i più grandi crack finanziari, non sono persone che hanno occasionalmente sbagliato ma sono persone convinte della loro linea di condotta, che non si pentono ma che si rammaricano di essere stati scoperti, perché avrebbero tranquillamente continuato con i loro imbrogli.

Tutti questi tratti, secondo gli americani, rivelano una condizione di chiara psicopatia che è assai difficile da redimere perchè questi nuovi arrampicatori mostrano di possedere una perversione morale permanente, che non lascia spazio ad alcun senso di colpa. Essi così dimostrano una completa assenza di qualità umane di base come l’umanità, l’empatia, e il senso di solidarietà.

Gli studi europei sono molto più scarsi di quelli americani, ma una ricerca simile è stata condotta da Belinda Board e Katarina Fritzon dell’Università di Surrey, che hanno esaminato 39 manager di successo, raffrontandoli con un gruppo di criminali e pazienti psicopatici gravi: il loro studio si è concluso dividendo il campione studiato in: “psicopatici di successo” e “psicopatici senza successo.”

Le studiose anglosassoni hanno confermato gli studi che Hare e Babiak avevano condotto oltreoceano, tanto che sono state fatte delle comparazioni, rafforzate da ambienti culturali e politici diversi, che assimilano la personalità del manager brillante con quella dello psicopatico comune. Unico tratto distintivo è costituito dal fatto che le caratteristiche antisociali, si manifestano in modo diverso e in diversa quantità: il fattore 1 di Hare, quello dell’immoralità invisibile ed insidiosa, è presente sia nei managers che nei psicopatici criminali, mentre il fattore 2, è presente solo nei psicopatici criminali tradizionali.

I soggetti definiti di fattore 1 di Hare, che le studiose del Surrey hanno denominato come “psicopatici di successo,” spesso ricoprono alte cariche aziendali e dimostrano un'aggressività meno diretta, meno “fisica” e più lenta, che si manifesta come sottomissione del prossimo al cinismo aziendale.

Il criminale psicopatico comune, lo “psicopatico senza successo” studiato nei carceri, è invece il criminale comune dotato di mancanza di scrupoli e delle altre caratteristiche di fattore 1, ma inadeguato alle regole dei nuovi rapporti economici e tecnologici. Malgrado sia sociopatico, esso ha ancora bisogno del loro prossimo, sia pure per aggredirlo fisicamente, così come vuole il loro temperamento violento, mentre gli psicopatici di successo sono tranquillamente autosufficienti a se stessi e alla loro ambizione.

La cosa che emerge, è che l’accellerazione imposta dalla nostra società ipertecnologizzata e ipercompetitiva, sia pure globalizzata per le possibilità offerte dai nuovi mezzi informatici, ha eliminato dal mercato tutte le persone dotate di fedeltà, di cautele e di scrupoli, favorendo invece l’emergere di tipi intuitivi, cinici ed opportunistici. Questo tipo di selezione darwiniana ha finito per imporre una marea di persone che sa cogliere solo il vantaggio immediato, la convenienza personale, la disinvoltura morale; perciò mancanti di ogni scrupolo civico e politico.

Questa marea di persone, che dovrebbero essere passive e pacifiche, sono divenute un’orda di psicopatici sociali, con un maggiore o minore grado di successo. La storia ci mostra infiniti esempi di orde pacifiche che diventano pericolose maree incontrollate. Li abbiamo visti, ed erano le masse oceaniche della nascita dei grandi nazionalismi, le masse delle rivoluzioni e dei violenti ribaltamenti politici, quelle che appoggiarono il fascismo e il nazismo, quelle che hanno marciato per la rivoluzione bolscevica e per quella culturale cinese, sono le masse che appoggiano l’avvento dei nazionalismi, degli integralismi e dei totalitarismi moderni.

Ogni volta che la storia ha compiuto una strozzatura culturale, è emersa una massa di psicopatici che ha compresso la maggioranza delle personalità equilibrate. Alla rivoluzione novecentesca, più o meno riuscita delle masse, si è oggi sostituita una “rivoluzione mondiale dei super-ricchi” in cui pochissime persone si dividono le ricchezze di interi paesi. Questa tendenza si sta diffondendo in tutto il mondo moderno per cui, ai più alti livelli di potere sia politico che economico, vediamo disinvolti managers e personaggi politici che posseggono un concentrato delle più diffuse psicopatie sociali ed umane.

La Corporate psychology avverte che questa è la scioccante novità che viene offerta dalla nostra società moderna, ed è questa la spiegazione che essa offre per capire le ondate di corruzione e di immoralità di oggi. La cosa che invece fa riflettere è il fatto che questa critica viene sollecitata e sostenuta dagli stessi manager ipercapitalisti, e non da contestatori radicali e rivoluzionari.

L’allarme viene lanciato dagli stessi specialisti della gestione aziendale, da personalità come Paul Babiak, un ricercatore finanziato dall’industria newyorkese e collaboratore di Robert Hare, che è lui stesso professore all’Università della British Columbia e consulente dell’FBI per la mappatura di profili psicopatici criminali. Tali studiosi, certamente non eretici, ci invitano a riflettere sul fatto che l’alienazione favorita dall’economia capitalistica, si è ora evoluta in disumanizzazione della società del capitalismo avanzato, e che il nostro mondo rischia di essere governato da pericolosi psicopatici di successo.

Buona erranza
Sharatan

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non mi sorprende l'esito di queste ricerche; lavoro da molti anni in una multinazionale ed è palese ed evidente che la carriera professionale ad alti livelli è legata, direi quasi necessariamente, al possesso delle caratteristiche di "arroganza, tendenza a dire il falso, disprezzo delle leggi e simili".

La cosa più preoccupante è che non si intravedono, nè nella pratica nè nella elaborazione teorica, vie di uscita.

buona fortuna tutti, ci servirà.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Naturalmente non ho vie di uscita da indicare, ma penso che la chiarezza nel percepire il problema e la pratica di resistenza ad un modo sbagliato di pensare, possa essere una via logica ed etica. La resistenza alle cose che non sono giuste e la nostra dissidenza da ciò che non è giusto ci fanno attuare cose diverse e migliori. Se tutti lo fanno, avere il coraggio di dire: "io no... io non sono come loro". Non bisogna essere degli eroi, bisogna avere coraggio di fare quello in cui si crede. E' lungo il cammino,ma intanto incominciamo, nel piccolo, ad essere uomini migliori.
Tanta fortuna anche a te.