mercoledì 20 maggio 2009

Un decalogo di resistenza sociale


Nella condizione umana esiste un dualismo che contrappone l’atteggiamento distaccato e il pieno coinvolgimento, siamo divisi tra il cinismo e l’impegno, tra una sospettosa prudenza e lo slancio generoso verso gli altri. La sfida più grande, per ognuno di noi, è trovare il modo migliore di oscillare in modo armonioso tra questi due estremi, perché una partecipazione più aperta ed appassionata nei riguardi della vita ci rende felici, ma la necessità del consenso altrui può renderci schiavi e non liberi.

Tutti vogliamo provare dei sentimenti forti e caldi, tutti vogliono poter esser aperti, spontanei: tutti amiamo condividere ed assaporare il calore dei rapporti umani. La sfida delle relazioni interpersonali consiste proprio nell’imparare quando è il momento di coinvolgerci completamente con gli altri, e quando è il momento di restare distaccati e distanti dal mondo. Cosa avviene quando le nostre relazioni sociali arrivano al punto di assoggettarci, di conformarci e di ridurre il nostro livello di felicità?

Esistono delle indicazioni pratiche di psicologia sociale, che ci aiutano a costruire un piccolo decalogo, che indica i contesti sociali ed i comportamentali rischiosi per la nostra felicità e delle indicazioni per la difesa dai condizionamenti sociali negativi. E’ chiaro che nessuno può essere ingabbiato in atteggiamenti standard, ma non cadiamo nella trappola della presunzione e ipotizziamo che chiunque può essere sorpreso con la guardia bassa, che chiunque può essere colpito dalla forza del pensiero e del consenso di gruppo.

Il lavoro è su due versanti: sull’aspetto dell’aumento della resilienza personale e sull’accrescimento del nostro senso civico. E la chiave della resistenza consiste nello sviluppo della consapevolezza di sé, nella sensibilità alle situazioni, e dall’accortezza pratica di sapersi destreggiare nella vita. Tutte queste doti sono essenziali per ogni aspetto della nostra esistenza, ma sono ancora più efficaci se usate per costruire delle doti di resistenza, come ci insegna il lavoro di Philip Zimbardo, consegnandoci il suo prezioso decalogo. Sono 10 punti che ci offrono altrettante raccomandazioni tattiche, da utilizzare per la nostra riflessione.

1 - Ammettere i propri errori
Cominciamo nel saper concedere a noi e agli altri la possibilità di poter sbagliare, di poter fare errori di valutazione, di poter fare la scelta sbagliata. Si inizia con il chiedere scusa, con l’ammettere il nostro dispiacere e con la richiesta di perdono dell’offesa. Diciamo a noi stessi che abbiamo sbagliato ma che miglioreremo. Diciamolo ma poi facciamolo: cambiamo strada. Dare un taglio netto aiuta a non perseverare nell’errore, impedisce la giustificazione dell’azione sbagliata, elimina i nostri sensi di colpa ed impedisce che essi siano strumentalizzati contro di noi. Anche se non è facile in alcune situazioni tagliare i ponti, alla lunga, è una strategia molto conveniente.

2 - Imparare a stare attenti e ad essere critici
Molte volte sbagliamo perché siamo distratti e non facciamo attenzione a ciò che ci circonda, viaggiamo con un pilota automatico, che lavora sulla falsariga di vecchi comportamenti a cui siamo abituati: questi comportamenti sono basati sulle esperienze passate, su ciò che conosciamo. In questo caso invece dovremmo imparare dai maestri zen, che sanno assaporare ogni istante della loro vita con intensità spontanea e profonda e con un atteggiamento mentale accorto. Impariamo a tenere sempre desta la nostra mente, ad essere come Gesù predicava ai discepoli: “siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.” (Matteo 10,16)
Mai buttarsi a capofitto nelle situazioni, ma riflettere sempre con calma prima di agire, e non agire mai seguendo le suggestioni emotive. Impariamo a fare la valutazione delle conseguenze delle nostre azioni, rifiutiamo le soluzioni semplici e veloci ai problemi, impariamo invece a valutare le situazioni in modo critico, informato ed oculato. Ricordiamoci che, se le cose fossero semplici così come ci vengono presentate, non sarebbero diventate un problema.

3 - Imparare a sentirsi responsabili delle proprie azioni
Imparare a sentirci responsabili del bene e del male che facciamo ci aiuta a diventare attori e protagonisti della nostra vita. Permettere ad altri di governare i nostri comportamenti, equivale ad abiurare alla nostra volontà e responsabilità personale, ma soprattutto equivale alla cessione della nostra forza vitale.
Questa forma di influenza è spiegata esotericamente con il fatto che, il permesso di accesso alla nostra mente e alla volontà causa la perdita dell’energia vitale personale, e costituisce un’invasione del nostro nucleo interno; se trovassimo chi possiede una sufficiente forza psichica, potremmo avere un vero e proprio vampirismo di energie vitali, e divenire vittime di una pericolosa fascinazione mentale.

4 – Affermare la propria identità personale
Non permettere a nessuno di farci sentire un oggetto, una categoria o una casella impersonale. Dobbiamo essere orgogliosi di affermare la nostra identità, rifiutando che gli altri ci disumanizzino, perché la disumanizzazione ci pone in balìa di torturatori, tiranni, bulli, stupratori e di personalità sadiche e distruttive. Andiamo oltre l’individuazione del sé facendo azioni positive in contesti in cui si tende a rendere le persone come oggetti, ma noi non permettiamo tali strategie: parole, etichette negative e battute che possono essere distruttive o negative, anche riferite ad altre persone non vanno mai pronunciate. Diventando così meschini si abbassa il nostro livello.

5 – Rispettare le autorità giuste e ribellarsi alle tirannie
In ogni contesto dobbiamo saper riconoscere tra le autorità che per competenza, saggezza, anzianità e per status sociale meritano tutto il nostro rispetto, distinguendole da quelle che esigono cieca obbedienza senza avere meriti e sostanza, i falsi maestri. Molti si ammantano di autorevolezza ma sono dei falsi leader e dei falsi profeti, degli imbroglioni che sono promotori solo di sé stessi e che dovrebbero essere per questo, sottoposti al disprezzo di tutti. Essere educati e gentili con chi ha meriti autorevoli, ma essere determinati e fermi nel ribellarsi a coloro che ci opprimono e che pretendono irrazionale obbedienza e sottomissione, dovrebbe essere un imperativo morale assoluto.

6 – Farsi accettare dal gruppo rimanendo indipendenti
Essere accettati dal gruppo è un obiettivo ambito da tutti e per poter godere dell’approvazione altrui si farebbe qualunque cosa, perché essere animali sociali ci sottopone alla tentazione di sottostare alle norme di gruppo, anche se entrano in conflitto con le nostre intime convinzioni. Dovremmo invece sottoporci solo a quelle norme che perseguono il bene comune, ma essere disposti anche a subire la disapprovazione sociale quando la pressione del “gioco di squadra” ci fa sacrificare la nostra moralità. Dobbiamo fare un passo indietro riguardo a questo tipo di gruppi e cercare delle associazioni che promuovano i nostri valori e che sostengano il nostro spirito di indipendenza. Esiste sempre un gruppo diverso e migliore che merita la nostra presenza, dobbiamo solo cercarlo.

7 – Fare attenzione alle strutture di conoscenza
Spesso ci presentano le cose usando immagini, slogan, frasi o spezzoni di discorsi che ci suggestionano. Esse ci influenzano senza che ce ne rendiamo conto, perché sono forme stereotipate ma efficaci. Siamo molto sensibili alle questioni che ci vengono presentate come convenienti e diffidiamo di ciò che ci presentano come svantaggiose. Quando ci vogliono abbindolare presentandoci delle cose come preziose, rare ed esclusive, andiamo sempre ad indagare se, piuttosto, una proclamata apparenza non nasconda piuttosto una vuota sostanza.

8 – Equilibrare il senso del tempo
Molti si fanno affascinare ragionando solo con la prospettiva del presente, ma noi dobbiamo ragionare attivando una prospettiva in cui, le azioni si attuano tenendo conto degli obblighi passati, e valutando la prospettiva futura, cioè equilibrando la prospettiva temporale. Non lasciamoci fagocitare dal perpetuo presente, perché la prospettiva che mette in gioco anche passato e futuro, può attenuare gli eccessi del solo presente, il quale valuta solo le soddisfazioni più immediate ed egoistiche.

9 – Non sacrificare i diritti e le libertà personali e civili a favore dell’illusione della sicurezza
Il bisogno di sicurezza è una potente leva del comportamento umano, perché quando ci sentiamo minacciati diventiamo come tigri, siamo capaci di cose incredibili. Di questo approfittano coloro che ci vogliono influenzare perché ti convincono che puoi rinunciare a piccole parti delle tue libertà per permettere una protezione dalle incertezze e dalle minaccie. E’ un patto mefistofelico perché tutti i sacrifici delle libertà non potranno mai dare una sicurezza che è una pia illusione: nessuno può metterci al sicuro dal mondo e dalla vita. Spesso, il solo risultato è l’abolizione di leggi che offrono libertà, privacy e demicrazia, infatti Eric Fromm afferma che, queste false sicurezze che si millanta di procurare, sono le prime mosse di un leader fascista per creare una società solo nominalmente democratica.

10 – Possiamo ribellarci ai sistemi ingiusti
Anche se la forza dei sistemi di potere è enorme, la resistenza del singolo, unita ad altri che si associano condividendo gli stessi atteggiamenti e la stessa determinazione alla resistenza, possono fare la differenza: la storia è stata cambiata da coloro che hanno avuto il coraggio di ribellarsi e di opporsi alle ingiustizie. Resistere può significare allontanarsi anche fisicamente dalle situazioni in cui le informazioni, le ricompense e le punizioni sono completamente controllate. Può anche significare essere in grado di sfidare il pensiero di gruppo, e può significare cercare l’appoggio di amici, autorità, consulenti, persone indipendenti e gruppi politici che ci possano aiutare.
I sistemi sono molto potenti nel contrastare la dissidenza, per cui cercheranno di isolare la pecora nera, la mela marcia, il folle pensatore che critica e contesta, ma quando ci sono più persone che fanno critiche, allora la loro voce non si può ignorare: fare causa comune crea forza e aiuta la resistenza.

Questi sono 10 punti molto essenziali e di buon senso ma poi, la nostra levatura morale si dimostra nella vita di ogni giorno iniziando e facendo cose che sembrano piccole, ma che possono divenire grandi. Nella vita di ogni giorno, asteniamoci dai peccati veniali e dalle piccole trasgressioni che nessuno valuta come gravi: ci fanno diventare meschini e codardi.
Asteniamoci dal barare, dal mentire, dal fare pettegolezzi malevoli, dal diffondere voci per seminare zizzania, dalle barzellette razziste e sessiste, dal fare dispetti e prepotenze: questi non sono piccoli peccati, sono atteggiamenti gravi, che aprono l’anima alla banalità del male, perché essere morali non significa essere buoni, ma significa sapersi opporre a tutto ciò che fa del male.

Buona erranza
Sharatan

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