giovedì 30 ottobre 2008

Utili pratiche di autodifesa morale


In una società libera non si dovrebbe neppure pensare di controllare i pensieri e le parole degli altri. Dovrebbe essere imperativo, incoraggiare le persone a pensare liberamente, e dissuaderla dall’agire in base a pensieri di offese e di danni che l’altrui pensiero opera nei nostri riguardi. Detto più semplicemente, si dovrebbe essere liberi di pensare e di parlare liberamente, ma non essere liberi di agire di conseguenza. Soprattutto si dovrebbe pensare che, nessun insulto può giustificare l’utilizzo della violenza, la peggiore risorsa del vivere sociale.
Dovremmo imparare che esiste un nostro senso interiore del valore morale, talmente forte , da non poter essere assolutamente danneggiato dalle parole di nessuno. Comunemente invece facciamo il contrario e limitiamo, sia il nostro pensiero che il dialogo, per il timore di offendere gli altri: così le persone diventano prive di difesa contro i pensieri “non convenzionali”, così diventiamo tutti meno autonomi, meno liberi e meno dignitosi. Così gli uomini rimangono limitati e schiavi. Bisognerebbe invece, imparare fin da bambini, a mantenere chiaro ed alto, il senso del valore di noi stessi, indipendentemente da ciò che gli altri pensano e dicono di noi. Avendo la percezione del nostro valore umano ed individuale, nessuno ci potrà mai toccare con offese ed ingiurie.
Bisogna imparare che solo noi stessi possiamo diminuire il nostro valore, e solo noi possiamo decidere di abbassarci al livello di coloro che si comportano male. Questa lezione ce la dovremmo sempre ripetere, anche quando diventiamo degli adulti. Sia gli uomini che le donne dovrebbero sempre attuare delle pratiche di autodifesa morale, imparando a non provocare e a non essere provocati.
Bisogna imparare a non accettare le offese, anche se se sono forti e ripetute costantemente, ma è essenziale sottrarsi a coloro che ci offendono, qualora ci accorgiamo che potrebbero farci un danno. Coloro che sono offesi, hanno un ruolo attivo nel farsi offendere, infatti si può accettare o meno, di essere insultato. Se qualcuno cerca di arrecarti un’offesa, si può rifiutare di accettarle, scusando l’altro e perdonandolo per la sua ignoranza: così non ci potrà fare alcun danno.
E se viene lanciata un’offesa che non trova appiglio, allora non c’è offesa, non c’è danno, e non c’è alcuna sofferenza. Si può essere danneggiati senza il nostro consenso, ma la strada dell’offesa è sempre a doppio senso: questa consapevolezza può arrecare dei grossi vantaggi. Possiamo vivere massimizzando il nostro benessere e minimizzando il nostro malessere. A livello psicologico, le nostre emozioni diventano dei sentimenti, che vanno ad alimentare il nostro pensiero, per questo la psiche può sentirsi offesa da attacchi alla sfera familiare (insulti alla madre e alla famiglia) attacchi all’ego (insulti rivolti alla persona e alla sua identità sessuale) attacchi all’identità di gruppo (insulti alla razza e alla tribù) attacchi alle convinzioni spirituali (insulti rivolti alla divinità e alla religione).
Tutti questi insulti scatenano sempre ritorsioni e vendette. Per non cadere nell’errore, è necessario non farsi dominare, né dalla programmazione genetica, né dal condizionamento comportamentale. Il potere della mente è in grado di registrare l’offesa e di deviarla, riesce a ridimensionarla e renderla inoffensiva, in virtù dell’umorismo e della forza dei propri principi morali. In questo modo, si riesce a discriminare tra il bene ed il male, e a trascenderli entrambi. Coloro che riescono a vincere questa battaglia con se stessi, sono superiori all’apparenza delle cose. Riescono a costruire una mente libera e aperta, riescono ad essere dignitosi ed autonomi.
Il mondo è pieno di provocazioni che non possiamo controllare, mentre possiamo controllare la risposta che noi diamo. La nostra risposta dipende dalle nostre esperienze di vita e dalle nostre abitudini, e queste ultime, dipendono dalla nostra filosofia di vita. Ma se il nostro modus operandi continua a non funzionare, allora significa che esso va cambiato, come va cambiata la nostra filosofia di vita. Se modifichiamo il nostro atteggiamento di fronte alle provocazioni, allora è probabile che, anche gli altri tendano a diminuire le loro provocazioni. Il peggior modo di reagire alle offese è sempre la violenza, perché essa ripaga l’offesa con un danno. Un’opzione più utile della violenza è invece l’umorismo, che possiamo utilizzare con un tono cinico oppure caustico, procurandoci così una vendetta più accettabile e meno cruenta.
Al mondo ci sono tante persone che non hanno coltivato un alto senso di se, per cui si sentono offese dal modo di essere e di pensare degli altri. Ci sono troppe persone che non sanno ridere di sé, perché non si amano e perché non amano il mondo che li circonda. Senza amore e senza umorismo, la condizione umana diventa intollerabile, per cui molti vivono in una condizione di forte disagio esistenziale, ma invece di provare a diventare felici, preferiscono infliggere anche agli altri uomini, la loro condizione d’infelicità. Così s’inventano le continue limitazioni del pensiero e della parola, apparentemente per garantire il buon vivere sociale, in realtà per creare individui indifesi, vulnerabili e condizionabili. Questo meccanismo, a livello politico, alla lunga limita le libertà personali e civili, inibisce l’amore spontaneo della vita, ed inibisce il potere terapeutico dell’umorismo.
Le persone che sanno ridere di se stessi e degli altri, difficilmente vengono offese, ed è molto difficile che siano danneggiate dagli altri. Questo spiega l’intolleranza dei totalitarismi per la satira e per l’umorismo. Infatti i comici, utilizzano l’umorismo, per toccare dei temi seri e rilevanti, come il sesso, la razza, l’etnia, la religione e la politica.
Quando esiste questa intolleranza, e quando i comici sono usati per dire ciò che la gente comune non ha il coraggio di dire, allora il livello delle libertà di cui si usufruisce, è veramente basso.
Perché considerare un’offesa le opinioni diverse dalle nostre? Le persone che non riescono ad accettarci, in realtà non sanno accettare se stessi, per questo sono tanto ostinati a criticarci. Il problema non è il nostro, è il loro. Non accettiamo di pagare per un pegno che non è dovuto. Non lasciamoci coinvolgere da un problema che non ci appartiene. Le persone che fanno osservazioni o valutazioni offensive, sviliscono la propria natura umana, non quella degli altri. Diceva Eleanor Roosvelt: “Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso.”
Buona erranza
Sharatan ain al Rami

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Volevo semplicemente dire che quest'articolo, se così lo si può chiamare, mi è servito davvero.
Stamane ho subito una provocazione verbale. prima di leggere queste parole, nella mia anima vi erano solo chaos e rabbia... ma poi...
Grazie a questo il mio stato mentale attuale è nettamente migliorato. L'ultima citazione poi è semplicemente stupenda. Grazie.

Sharatan ain al Rami ha detto...

Caro Lord26,
il post è nato come reazione ad una ingiuria. Nasce da un'accusa fatta da un'amica (?!) per il mio bene. Detta così sembra niente,in realtà mi stracciava, con delle cattiverie ingiuste ed ingiustificate, che mi hanno fatto soffrire. Allora ho riflettuto e ho scritto un post consolatorio, di "chiarificazione" filosofica, contro tutti coloro che si arrogano il diritto di farti sentire un sacco da allenamento.
Non lo sono e non me lo merito! Questo era il messaggio. Sapere che per te è stato un conforto, mi rende molto felice. Tu dici grazie a me e io invece devo ringraziare te per le cose gentili che dici.
Un abbraccio