giovedì 8 gennaio 2009

Come la rotta di un veliero …


La ricerca di un mistero è sempre senza fine. Il mistero resta, come pure la volontà di ricercarne la chiave: per questo avviene il ciclo delle incarnazioni, in cui vi è la ricerca del senso del nostro essere e la ricerca del senso delle cose che ci accadono.
Così, esperienza dopo esperienza, cresce il livello di maturazione e di consapevolezza, ma la natura della verità resta sempre personale: la nostra verità cresce e si evolve al ritmo della nostra consapevolezza. La nostra verità si fa sempre più complessa mano a mano che cresce il ritmo della nostra evoluzione.

L’evoluzione personale non possiamo fermarla, possiamo solo accellerarne il ritmo o lasciare che esso segua il suo, spontaneo e personale. Certamente cercare di progredire e procedere con un passo più spedito può sembrare conveniente, ma ciò comporta molti inconvenienti, poiché accresciuti ritmi evolutivi causano una maggiore quantità di disagi spirituali, intellettuali ed emotivi.
Il cammino spirituale, come ogni cammino di ricerca, è un cammino interiore che viene sempre affrontato da sè con sè stessi, perciò trarre conforto da una condizione di disagio spirituale diviene difficile, quando il cammino di ricerca non può essere condiviso a livello ideale, con altri.

Sapere che la condizione di appartenenza consiste nel sentirsi nelle braccia dell’Uno, del Pensiero Universale armonioso ed amorevole, certo richiede grande dose di coraggio e di fede nelle proprie convinzioni; equivale a scegliere di viaggiare in compagnia oppure di viaggiare in solitaria.

C’è un’enorme confusione, sofferenza e dolore nel mondo, sicchè l’abbraccio confortevole di Brahman appare ben poca cosa di fronte alla potenza dell’illusoria disgregazione degli esseri.
Imparare come amare, come aprire il cuore, come essere sempre presenti nel mondo in piena e luminosa consapevolezza, come saper guardare profondamente in noi stessi: tutto diventa, o meglio, tutto appare come troppo difficile e troppo grande.

Appare troppo grande anche la sfida di restare in equilibrio nei nostri tempi, perché sono tempi che lavorano aumentando il livello di confusione e di illusorietà, sono tempi che ci imprimono dei ritmi frenetici e fagocitanti, sono tempi contrari al rispetto dei ritmi fisiologici e psicologici dell’essere umano.
Se ammettiamo nell’uomo la necessità di ritmi adeguati e necessari per avere un corretto livello di analisi e di elaborazione dei dati, come insegna la robotica per tutti i sistemi intelligenti, allora possiamo ammettere il concetto di “black out” applicato alle attività individuali e sociali umane, con tutta la ricchezza di sfumature che osserviamo nei fenomeni elettromagnetici ed elettrostatici.

Si perdoni solo l’eccessiva semplificazione offerta dal modello dell’essere umano paragonato al magnete, e dei rapporti umani e sociali, affermati come “effetti elettrostatici.” Ma se osserviamo i movimenti culturali, ci accorgiamo che essi divengono forti in virtù del potere di attrazione esercitato da idee, che creano dei poli aggreganti condivisi: abbiamo quindi una forza sociale che, all'aumento della massa, vede l'aumento della sua carica elettromagnetica delle idee.

Le idee sono forti, in virtù della quantità di individui che le sostengono, quindi le idee forti necessitano di minore sacrificio sociale per essere condivise.
In questo senso, il pensiero minoritario non è debole per mancanza di ragioni, ma solo per la scarsità di associati, perciò comporta una maggiore fatica sociale e un maggiore disagio personale per coloro che le volessero sostenere.

Non tutti funzionano allo stesso modo, e non tutti hanno le stessa simpatie ed assonanze, perciò le varie personalità scelgono strade diverse ed affrontano cammini diversi, per questo tutte le vie sono egualmente accettabili. Dobbiamo solo tener presente che la forza di un cammino potrebbe diventare la sua futura debolezza, perciò la ricerca dell'assonanza di idee e di sentimenti richiede la paziente ricerca di una concezione, di un sistema di idee o di una filosofia, il più possibile consone alla nostra personale risonanza spirituale.

Per alcuni ciò può essere fonte di sfida vivificante,per altri è invece un'occasione di disagio e di insicurezza. I sentieri di ricerca spirituale non sono come le rotte delle navi che si possono governare e correggere usando un timone, una bussola o un sestante: il solo ed unico nocchiero resta il nostro divino interiore, la nostra vera indole e la nostre tendenze personali.
Ricordiamo però che le entità sono sempre cieche a sé stesse e molto vulnerabili nei periodi di grandi cambiamenti, perciò “un sé cieco a sé stesso”, può imparare molto dal contributo offerto dalle altrui opinioni, soprattutto in presenza di contributi offerti da persone di valore e verso le quali si nutre della stima.

Dice Jung ne: “Il segreto del fiore d'oro, un libro di vita cinese":
"Il più sottile segreto del Tao sono l'essere e la vita ... E' caratteristico dello spirito occidentale non possedere nessun concetto corrispondente a quello di Tao. L'ideogramma cinese è composto dai segni “Testa” e “Andare”. Wilhelm traduce Tao con “Senso”o anche con “Via”, altri traducono con “Providence”e perfino, come fanno i Gesuiti, con “Dio”.
Questo ci dà già un'idea della nostra confusione. La “testa” potrebbe alludere alla coscienza (la testa è anche la sede della luce celeste), “l'andare” al “percorrere una via”, e il concetto significherebbe quindi “andare consapevolmente” o ”via cosciente”.

Con ciò concorda il fatto che come sinonimo di Tao si impiega la “luce del cielo” che “dimora tra gli occhi” come “cuore celeste”. L'essere e la vita sono contenuti nella luce del cielo, e Liu Hua Yang li considera i segreti più importanti del Tao. Ora, la luce è l'equivalente simbolico della coscienza, e la natura della coscienza viene espressa da analogie con la luce …”a questo scopo è necessario operare un “riscaldamento”, ovvero un ampliamento della coscienza, affinchè la dimora dell'essere spirituale ne venga illuminata. Non solo la coscienza deve essere ampliata, ma anche la vita va resa più intensa. Dalla combinazione di entrambe nasce “la vita cosciente”...Se consideriamo il Tao come un metodo o una via consapevole, che deve riunire ciò che era diviso, ci avviciniamo probabilmente al contenuto psicologico del concetto. Ad ogni modo, con separazione tra coscienza e vita non si può intendere null'altro che deviazione o sradicamento della coscienza.

Non c'è dubbio neppure che la presa di coscienza dell'opposto, ossia il processo del “rovesciamento”, significhi un ricongiungimento con le leggi inconsce della vita e che questo ricongiungimento miri al conseguimento di una vita consapevole, o per dirlo in termini cinesi, alla realizzazione del Tao.”

Buona erranza
Sharatan

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