Il Vangelo canonico più affascinante è senza dubbio, quello dell’apostolo Giovanni, quello che si dice fu scritto dal discepolo ormai vecchissimo, al tramonto della vita e in ritiro nell’isola di Patmos. Oggi sappiamo che in realtà, non è verosimile che questo intrigante vangelo sia stato scritto da Giovanni figlio di Zebedeo, forse il "discepolo più amato di Gesù", ma sicuramente un uomo di cultura molto bassa.
Esso appare opera di qualcuno che viveva in Siria, che possedeva notizie sicure sulla vicenda di Gesù, ed è stilato in una prosa così elegante, asciutta e raffinata da non poter essere opera del figlio di un umile pescatore. Nello scritto sono narrati dei fatti di cui l’autore ha notizia di prima mano, per averli visti o per averli sentiti raccontare da qualcuno che era presente come testimone diretto.
La scoperta del Vangelo di Tommaso ha offerto una nuova lettura anche del Vangelo di Giovanni, perché la comparazione dei due testi ha provato che l'autore del Vangelo di Giovanni conosceva il contenuto del Vangelo di Tommaso, e che cercava di confutarlo. E noi cristiani, su Tommaso abbiamo un’opinione assai poco lusinghiera che, guarda caso, ci viene tramandata proprio dallo stesso Giovanni. Dallo stesso Tommaso invece sappiamo che il suo vero era Giuda, ma non era l'Iscariota, e che il suo soprannome era Tommaso (che viene dall’aramaico e che significa gemello) detto anche Didimo, che significa la stessa cosa in greco.
E’ nel Vangelo di Giovanni che conosciamo il Tommaso dubbioso e incredulo, è Giovanni che crea con tre episodi, l'immagine assai poco lusinghiera di Tommaso che conosciamo. Nel primo episodio si narra che Gesù voleva andare in Giudea per resuscitare l’amico Lazzaro ma che, in quei luoghi, lo cercavano per lapidarlo come sovversivo. Gesù manifestò comunque una ferma volontà di andare a tutti i costi, per cui Tommaso pronunciò delle parole disperate: “Andiamo anche noi a morire con lui!” con le quali dimostrò che non credeva e che non aveva fede nel suo Signore.
Nel secondo episodio Gesù presagisce la sua morte ed esorta ad avere fede in Dio, ma Tommaso esclama: “Signore non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?” ricevendo la severa risposta di Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” Il terzo episodio che si narra in Giovanni, racconta dell’incontro fondamentale dei discepoli con Cristo risorto, a cui Tommaso è assente. Al suo ritorno, quando gli fu detto che Gesù era ritornato, Tommaso rispose con le proverbiali parole: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò!” Dopo una settimana, Gesù comparve di nuovo e rimproverò aspramente Tommaso per la sua incredulità, affermando che era beato colui che credeva per sola fede, senza avere visto.
Oggi conosciamo Tommaso per quello che leggiamo nel suo vangelo: “Gesù disse ai suoi discepoli, ‘Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono.’ Simon Pietro gli disse, ‘Sei come un messaggero giusto.’ Matteo gli disse, ‘Sei come un filosofo sapiente.’ Tommaso gli disse, ‘Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli.’ Gesù disse, ‘Non sono il tuo maestro. Hai bevuto, e ti sei ubriacato dell'acqua viva che ti ho offerto.’ E lo prese con sé, e gli disse tre cose. Quando Tommaso tornò dai suoi amici questi gli chiesero, ‘Cosa ti ha detto Gesù?’ Tommaso disse loro, ‘Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto voi raccogliereste delle pietre e mi lapidereste, e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe’.”
Sappiamo che il Gesù di Tommaso predica che il Regno dei Cieli non è una realtà lontana e ipotetica, ma che esso è una realtà spirituale immediata e continua. In Tommaso, Gesù dice: “Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e allora comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa.” Il Regno di Dio è presente in ogni essere umano, perciò Gesù non risparmia la sua ironia contro coloro che cercano di sapere da lui come sarà la fine dei tempi perciò, sempre in Tommaso: ” I discepoli dissero a Gesù, ‘Dicci, come verrà la nostra fine?’ Gesù disse, ‘Avete dunque già trovato il principio, che andate cercando la fine? Perché là dov’è il principio, là sarà la fine. Beato colui che si trova al principio: egli conoscerà la fine e non conoscerà la morte’.”
Tommaso ci ricorda che, in principio, come dice la Genesi, c’era la luce primordiale e Dio creò Adamo “un essere umano straordinariamente meraviglioso” un essere di luce radiosa, un “Adamo di luce” che pur avendo forma umana, era anche “misteriosamente divino” perché ad immagine di Dio. Il Gesù di Tommaso dice che tutti noi siamo quell'Adamo divino, perché siamo Figli di Dio e fatti a sua perfetta immagine. E’ questo il significato simbolico del Vangelo di Tommaso il “gemello” colui che si proclamò uguale e pari a Gesù il Vivente.
In Tommaso Gesù dice: “Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie. Tagliate un pezzo di legno; io sono lì. Sollevate la pietra, e mi troverete” perché la luce primordiale non ha mai smesso di esistere ma è presente in tutte le cose che tocchiamo. Il Gesù di Tommaso, Gesù il Vivente, ci incita a cercare da soli la nostra strada, perchè la capacità di scoprire la verità è dentro di noi, perciò la strada è aperta a tutti coloro che la cercano sinceramente “Beato colui che era prima di divenire” Gesù dice a Tommaso.
Gesù rimprovera coloro che tentano di volerlo seguire perché: “Voi esaminate l'aspetto di cielo e terra, ma non siete arrivati a comprendere colui che è di fronte a voi, e non sapete come interpretare il momento attuale.” Egli avverte che la scoperta della nostra vera immagine può causare la nostra frantumazione: “quando vedete la vostra immagine allo specchio vi rallegrate, ma quando vedete le immagini di voi che sono esistite prima di voi e che né muoiono, né diventano visibili, quanto dovete sopportare!”
Gesù avverte che la forza della rivelazione ci squarcia, che estrae da noi tutto ciò che siamo stati, che distrugge il nostro abituale modo di identificarci per genere, nome, etnia, stato sociale: se accettiamo di incontrare noi stessi avviene proprio questa lacerazione. Dice Gesù in Tommaso: "Chi è vicino a me è vicino al fuoco, e chi è lontano da me è lontano dal regno."
Nei vangeli canonici, cioè in Luca, in Matteo e in Marco, la figura di Gesù appare come una figura umana ed ispirata, ma in Giovanni non è così: Giovanni rivela una figura di Gesù che è assolutamente nuova rispetto agli altri canonici, perché dice che Gesù è l'unigenito Figlio di Dio, il Logos incarnato: Gesù è Signore e Dio. Sia Giovanni che Tommaso affermano che Gesù è identificabile con la Luce divina che è presente sin dall’inizio: sia per Giovanni che per Tommaso, Gesù è la Luce di Dio in forma umana. Il disaccordo nasce allorchè Giovanni afferma che solo Cristo possiede questa divinità, mentre Tommaso afferma che questa luce interna divina è posseduta da noi tutti, e che la natura divina è in ogni essere umano anche se gli uomini ne sono inconsapevoli.
Il Gesù di Giovanni afferma che l’umanità non ha la capacità innata di conoscere Dio, ma che essa deve essere guidata poiché gli uomini non sono “gemelli” e non sono pari a Gesù, come voleva Tommaso; essi sono imperfetti. Solo in Giovanni si dice che per avvicinarsi a Dio significa rinascere da “acqua e da spirito” attraverso la fede in Gesù che è figura divina unica.
Solo in Giovanni abbondano discorsi di Gesù sulla sua divinità, solo in Giovanni appaiono le formule dell’”Io sono.” Solo in Giovanni leggiamo: “Io sono la via, io sono la luce, io sono la vigna, io sono l’acqua della vita.” Solo il Gesù di Giovanni richiede ai fedeli di credere ciecamente che l’unica salvezza venga dalla fede: nessuno spazio offre Giovanni a chi dubita che vi sia un’altra Via, nessuna simpatia per i ricercatori spirituali come Tommaso.
Il Vangelo di Giovanni finì per egemonizzare tutta la tradizione successiva e riuscì a soffocare tutte le visioni diverse e anche la testimonianza del Gesù di Tommaso. In Giovanni si afferma che Gesù è “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero” così come leggiamo nel futuro Credo del concilio di Nicea, per cui sappiamo che alla fine Giovanni vinse e che l'incredulo divenne Tommaso.
Buona erranza
Sharatan
Esso appare opera di qualcuno che viveva in Siria, che possedeva notizie sicure sulla vicenda di Gesù, ed è stilato in una prosa così elegante, asciutta e raffinata da non poter essere opera del figlio di un umile pescatore. Nello scritto sono narrati dei fatti di cui l’autore ha notizia di prima mano, per averli visti o per averli sentiti raccontare da qualcuno che era presente come testimone diretto.
La scoperta del Vangelo di Tommaso ha offerto una nuova lettura anche del Vangelo di Giovanni, perché la comparazione dei due testi ha provato che l'autore del Vangelo di Giovanni conosceva il contenuto del Vangelo di Tommaso, e che cercava di confutarlo. E noi cristiani, su Tommaso abbiamo un’opinione assai poco lusinghiera che, guarda caso, ci viene tramandata proprio dallo stesso Giovanni. Dallo stesso Tommaso invece sappiamo che il suo vero era Giuda, ma non era l'Iscariota, e che il suo soprannome era Tommaso (che viene dall’aramaico e che significa gemello) detto anche Didimo, che significa la stessa cosa in greco.
E’ nel Vangelo di Giovanni che conosciamo il Tommaso dubbioso e incredulo, è Giovanni che crea con tre episodi, l'immagine assai poco lusinghiera di Tommaso che conosciamo. Nel primo episodio si narra che Gesù voleva andare in Giudea per resuscitare l’amico Lazzaro ma che, in quei luoghi, lo cercavano per lapidarlo come sovversivo. Gesù manifestò comunque una ferma volontà di andare a tutti i costi, per cui Tommaso pronunciò delle parole disperate: “Andiamo anche noi a morire con lui!” con le quali dimostrò che non credeva e che non aveva fede nel suo Signore.
Nel secondo episodio Gesù presagisce la sua morte ed esorta ad avere fede in Dio, ma Tommaso esclama: “Signore non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?” ricevendo la severa risposta di Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” Il terzo episodio che si narra in Giovanni, racconta dell’incontro fondamentale dei discepoli con Cristo risorto, a cui Tommaso è assente. Al suo ritorno, quando gli fu detto che Gesù era ritornato, Tommaso rispose con le proverbiali parole: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò!” Dopo una settimana, Gesù comparve di nuovo e rimproverò aspramente Tommaso per la sua incredulità, affermando che era beato colui che credeva per sola fede, senza avere visto.
Oggi conosciamo Tommaso per quello che leggiamo nel suo vangelo: “Gesù disse ai suoi discepoli, ‘Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono.’ Simon Pietro gli disse, ‘Sei come un messaggero giusto.’ Matteo gli disse, ‘Sei come un filosofo sapiente.’ Tommaso gli disse, ‘Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli.’ Gesù disse, ‘Non sono il tuo maestro. Hai bevuto, e ti sei ubriacato dell'acqua viva che ti ho offerto.’ E lo prese con sé, e gli disse tre cose. Quando Tommaso tornò dai suoi amici questi gli chiesero, ‘Cosa ti ha detto Gesù?’ Tommaso disse loro, ‘Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto voi raccogliereste delle pietre e mi lapidereste, e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe’.”
Sappiamo che il Gesù di Tommaso predica che il Regno dei Cieli non è una realtà lontana e ipotetica, ma che esso è una realtà spirituale immediata e continua. In Tommaso, Gesù dice: “Invece, il Regno è dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e allora comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa.” Il Regno di Dio è presente in ogni essere umano, perciò Gesù non risparmia la sua ironia contro coloro che cercano di sapere da lui come sarà la fine dei tempi perciò, sempre in Tommaso: ” I discepoli dissero a Gesù, ‘Dicci, come verrà la nostra fine?’ Gesù disse, ‘Avete dunque già trovato il principio, che andate cercando la fine? Perché là dov’è il principio, là sarà la fine. Beato colui che si trova al principio: egli conoscerà la fine e non conoscerà la morte’.”
Tommaso ci ricorda che, in principio, come dice la Genesi, c’era la luce primordiale e Dio creò Adamo “un essere umano straordinariamente meraviglioso” un essere di luce radiosa, un “Adamo di luce” che pur avendo forma umana, era anche “misteriosamente divino” perché ad immagine di Dio. Il Gesù di Tommaso dice che tutti noi siamo quell'Adamo divino, perché siamo Figli di Dio e fatti a sua perfetta immagine. E’ questo il significato simbolico del Vangelo di Tommaso il “gemello” colui che si proclamò uguale e pari a Gesù il Vivente.
In Tommaso Gesù dice: “Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie. Tagliate un pezzo di legno; io sono lì. Sollevate la pietra, e mi troverete” perché la luce primordiale non ha mai smesso di esistere ma è presente in tutte le cose che tocchiamo. Il Gesù di Tommaso, Gesù il Vivente, ci incita a cercare da soli la nostra strada, perchè la capacità di scoprire la verità è dentro di noi, perciò la strada è aperta a tutti coloro che la cercano sinceramente “Beato colui che era prima di divenire” Gesù dice a Tommaso.
Gesù rimprovera coloro che tentano di volerlo seguire perché: “Voi esaminate l'aspetto di cielo e terra, ma non siete arrivati a comprendere colui che è di fronte a voi, e non sapete come interpretare il momento attuale.” Egli avverte che la scoperta della nostra vera immagine può causare la nostra frantumazione: “quando vedete la vostra immagine allo specchio vi rallegrate, ma quando vedete le immagini di voi che sono esistite prima di voi e che né muoiono, né diventano visibili, quanto dovete sopportare!”
Gesù avverte che la forza della rivelazione ci squarcia, che estrae da noi tutto ciò che siamo stati, che distrugge il nostro abituale modo di identificarci per genere, nome, etnia, stato sociale: se accettiamo di incontrare noi stessi avviene proprio questa lacerazione. Dice Gesù in Tommaso: "Chi è vicino a me è vicino al fuoco, e chi è lontano da me è lontano dal regno."
Nei vangeli canonici, cioè in Luca, in Matteo e in Marco, la figura di Gesù appare come una figura umana ed ispirata, ma in Giovanni non è così: Giovanni rivela una figura di Gesù che è assolutamente nuova rispetto agli altri canonici, perché dice che Gesù è l'unigenito Figlio di Dio, il Logos incarnato: Gesù è Signore e Dio. Sia Giovanni che Tommaso affermano che Gesù è identificabile con la Luce divina che è presente sin dall’inizio: sia per Giovanni che per Tommaso, Gesù è la Luce di Dio in forma umana. Il disaccordo nasce allorchè Giovanni afferma che solo Cristo possiede questa divinità, mentre Tommaso afferma che questa luce interna divina è posseduta da noi tutti, e che la natura divina è in ogni essere umano anche se gli uomini ne sono inconsapevoli.
Il Gesù di Giovanni afferma che l’umanità non ha la capacità innata di conoscere Dio, ma che essa deve essere guidata poiché gli uomini non sono “gemelli” e non sono pari a Gesù, come voleva Tommaso; essi sono imperfetti. Solo in Giovanni si dice che per avvicinarsi a Dio significa rinascere da “acqua e da spirito” attraverso la fede in Gesù che è figura divina unica.
Solo in Giovanni abbondano discorsi di Gesù sulla sua divinità, solo in Giovanni appaiono le formule dell’”Io sono.” Solo in Giovanni leggiamo: “Io sono la via, io sono la luce, io sono la vigna, io sono l’acqua della vita.” Solo il Gesù di Giovanni richiede ai fedeli di credere ciecamente che l’unica salvezza venga dalla fede: nessuno spazio offre Giovanni a chi dubita che vi sia un’altra Via, nessuna simpatia per i ricercatori spirituali come Tommaso.
Il Vangelo di Giovanni finì per egemonizzare tutta la tradizione successiva e riuscì a soffocare tutte le visioni diverse e anche la testimonianza del Gesù di Tommaso. In Giovanni si afferma che Gesù è “Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero” così come leggiamo nel futuro Credo del concilio di Nicea, per cui sappiamo che alla fine Giovanni vinse e che l'incredulo divenne Tommaso.
Buona erranza
Sharatan
4 commenti:
Grazie per questo scritto
Tutti noi dovremmo ringraziare il Rabbi di Tommaso. E' capace di meraviglie inimmaginabili. Lui dice a Giuda: "Leva gli occhi e osserva la nube e la luce in essa, e le stelle intorno. La stella che indica la via è la tua stella!" Come potremmo non amarlo più di tutti?
Non sono cristiano, ma adoro la figura di Gesù, e il vangelo di Tommaso lo trovo a dir poco meraviglioso, sopratutto perchè in un certo senso si avvicina di più alla filosofia buddista (non sono buddista, perndo un po' di quà e un po' di là).
Sono capitato qui perchè cercavo di capire quali fossero quelle "tre cose" che gli sono state dette...alcune idee le ho, ma cercavo qualche parere esterno(stò scrivendo un libro con un Gesù particolare).
Grazie.
Caro Sophos, non dobbiamo essere cristiani per amare Gesù. Anche io lo adoro e non sono una cristiana, infatti non è necessario essere cattolico-romani per amare Gesù. Io sono molto critica con l'ipocrisia della chiesa. Per quanto riguarda la prospettiva spirituale non è necessario abbracciare una religione. Ti trascrivo una frase di don Andrea Gallo che dice su questo:" La spiritualità, che non ha niente a che fare con la religiosità, è l'impegno etico di ciscuno di scoprire nel più profondo del proprio essere delle potenzialità superiori addirittura alla ragione. E' uno dei tre doni ricevuti da tutte le persone umane: intelligenza, creatività e spiritualità. L'amore a perdere, ecco perché gli ultimi hanno la possibilità di emanciparsi."
Per quanto riguarda le tre cose che furono dette in segreto tra Tommaso e il Rabbi, credo che la traccia sia nella vicenda della vita di Gesù dopo la sua crocefissione, la sua morte apparente e la fuga in India, così come dicono nelle fonti orientali.
Ti auguro buona fortuna per la tua scrittura sul Gesù particolare, anche se credo che l'originale fosse talmente particolare di suo, da non poter essere superato. Credo che il desiderio di conoscere sia meraviglioso e vada sempre coltivato. Io l'ho sempre avuto e non riesco a fermarmi, e se mi fermassi sarei persa.
Grazie per il tuo commento.
Ti lascio un caro abbraccio
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