“Più piccolo del piccolo,
più grande del grande, il Sé è posto
nel segreto della creatura.
Il saggio, riconoscendo che il grande,
onnipresente Sé si trova incorporeo nei corpi,
ed è stabile nelle cose instabili,
non è più toccato da angosce.”
(Katha Upanishad II, 20 e 21)
(Katha Upanishad II, 20 e 21)
Sri Aurobindo dice che l’anima che evolve cioè l’essere psichico è differente dal vero Sé, il Puro Spirito o Atman. Il vero Sé non sperimenta mai la vita e la morte, perché il Puro Spirito è indipendente dal corpo, perciò non essendo mai nato, è indifferente a quello che la sua natura può manifestare.
Lo Spirito accoglie e sostiene tutte le cose ma non dipende da esse, invece l’anima deve sperimentare l’esperienza della vita e della morte, sebbene per sua natura sia immortale. L'anima fa esperienze concrete quando vive molte vite diverse, infatti ritorna più volte sulla terra prima di divenire un essere umano.
Dopo aver vissuto molte vite, l'anima possiede il materiale sufficiente per formare l’essere psichico che fonda l’Essere cioè l'Uomo cosciente e libero. Ogni espressione personale proviene dalla parte più vitale e autentica e solo dopo diventa un fenomeno psichico, perciò l’espressione personale ha sempre una origine molto interiore e intima.
Tutto quello che è psichico è collegato al fisico, e l’impulso vitale deve fornire la potente sferzata energetica necessaria a ridestare la coscienza psichica. Finché siamo fermi alla superficie e al lato esteriore delle cose anche la coscienza resta inerte, perché non sente nulla che rinforzi il suo impulso a vivere.
Sri Aurobindo insegna che si può morire pur restando vivi, infatti la percezione dell'appagamento interno per la vita deve accompagnare il nostro vivere e rinforzarne il gusto. Aurobindo dice che tutti dobbiamo fare una scelta tra vivere pienamente la vita oppure passarle solo a fianco senza assaporarla. La scelta può essere conscia o inconscia, ma la svolta comporta sempre la partecipazione attiva oppure un vivere per “sentito dire."
L’Io nasce per aiutare l’evoluzione dell’anima, perché la coscienza vive a livello fisico, vitale e mentale; tutto serve a fare esperienza del mondo e tutto quello che impariamo amplia la nostra gamma espressiva. Come in tutte le fasi iniziali, una maturazione può iniziare in modo silenzioso come una gestazione occulta. Normalmente l'essere rivela solo alcune caratteristiche della sua divinità, perché l'espressione è legata a ciò che corpo, forza vitale e mente sanno esprimere.
Poi viene il tempo in cui il Sé Divino assume il controllo dell’essere: la nascita alla vita spirituale è la seconda nascita dopo quella fisica. E' definito che, solo quando l’anima ha consolidato le sue acquisizioni possa ampliare la sua coscienza, perciò dal mentale elevarsi al supermentale. Non c’è ragione per dubitare che esistano infiniti livelli a cui l’essere può sempre ascendere, perciò non c’è ragione per smettere di nascere, insegna Sri Aurobindo, e ciò che oggi stimiamo irraggiungibile diverrà, in futuro, una cosa normale.
L’anima e l’essere psichico non sono la medesima cosa pur avendo la stessa sostanza, infatti l’anima è la scintilla divina che resta in noi in ricordo della nostra origine, ma deve egualmente evolvere. Intorno al nostro nucleo divino deve essere condensata una solida polpa di acquisizioni che portiamo come frutto delle vite passate.
Perciò l'anima accumula e usa tutte le sue acquisizioni per formare l'essere psichico che sarà l'Io completo e risvegliato, infatti simbolicamente si dice che il Figlio dell’Uomo verrà formato nei corpi umani. Per l’induismo l’essere individuale è, in essenza, Uno nel Tutto essendo parte della Divinità, perciò l’uomo ha la capacità di progredire per diventare una Divinità.
La Divinità originaria divenne la dualità Purusha e Prakriti per essere percepito meglio. L’Essere Cosciente e la Natura sono le forme primarie usate dal Divino per farsi conoscere, perciò la sua natura restò parzialmente occultata. La Divinità era troppo grande per contrarsi totalmente nella Natura e limitandosi nell'essere individuale, perciò la limitazione è l'ignoranza, che è Avidya.
Purusha simboleggia la parte divina che vive nella creatura imperfetta. L’Essere Uno a ogni piano di creazione plasma una forma diversa che diventa una caratteristica di quella dimensione e di quel piano. Ma questo implica che esista sempre un Purusha imperfetto da rettificare. Infatti esiste un Purusha mentale nel piano mentale, un Purusha vitale nel piano vitale, e un Purusha fisico nel fisico.
E la Taittirya Upanishad parla di altri due piani ulteriori, cioè il Piano della Conoscenza o Verità e il Piano della Beatitudine assoluta, Ananda: in tutti i livelli vivono dei Purusha che cercano una migliore evoluzione. I piani più elevati hanno forze super-coscienti oggi incomprensibili per la nostra mente, ma anche un livello sublime va oltrepassato evolvendo e progredendo continuamente. La natura dell’anima, insegna Sri Aurobindo, implica una ricerca insaziabile della Verità, perciò l'anima è come il girasole che ricerca il Sole della Divinità.
Il livello evolutivo dell'essere condiziona ciò che l'essere ama, ricerca o rifugge, perché ognuno ha un concetto personale di quello che rinnega e perverte la Divinità. Alla nascita, l’anima appare come una scintilla, poi diventa una fiamma e dopo diventa il fuoco che scalda e la luce che illumina il centro della oscurità interiore.
Sri Aurobindo dice che, quasi sempre la fiamma è costretta a stare nascosta nel tempio interno perché, per esprimersi deve usare la forza della mente, l'energia vitale e la coscienza che l’essere psichico ha, perciò non sempre trova le condizioni opportune. Generalmente l’anima riesce a diffondere nella mente, nell'energia vitale e nella coscienza una colorazione diffusa, perciò riesce a far trapelare la sua luce.
La luce che essa riesce a diffondere agisce sulla materia purificandola, e ridefinendo con più raffinatezza la sua forma materiale. La luce dell'anima può disperdere le profonde tenebre interiori e può nobilitare anche le più vili e ignobili sostanze. Se l’essere psichico è riuscito a maturare riesce a esprimersi con sincerità, ma questo non è ancora segno che l’Essere interno si sia risvegliato.
L’Essere non è più grande del nostro pollice, secondo gli antichi rishi, perciò non è facile che vinca l’oscurità e l’ignoranza della materia. E' molto più facile che l'anima possa cadere vittima della meschinità della coscienza, della prepotenza dell’impulso di sopravvivere che prevarica tutto, oppure può soccombere davanti alle certezze presuntuose della mente.
Nella maggioranza delle volte, l’anima è costretta ad accettare la situazione per come è, perciò accetta una vita mentale, emotiva e di sensazioni con le sue relazioni, le sue attività e le sue forme esteriori. L’anima deve faticare per districarsi nel vivere, e deve lottare per fortificare il suo nucleo divino. L'anima deve continuamente lottare per ritrovare e riconquistare la Divinità, perciò deve imparare a riconoscere la verità e la bellezza che vede mescolate alle molte verità relative.
La realtà è sempre un misto di cose vere e di cose false, perché tutto è basato sull’amore del corpo animale per le sue abitudini, e sulla piena soddisfazione dell’ego. Questa è la vita che vive l’umanità media, insegna Sri Aurobindo, perciò viene raramente colpita dai bagliori della verità e può continuare a vivere nelle oscure realtà dei suoi demoni perpetuando le sue aberranti brutalità.
Pur essendo infallibile nell’essenza della volontà, l’anima è spesso obbligata ad accettare l’errore dell’azione, la mancata collocazione del suo sentimento e l’erronea scelta delle persone. Essa viene costretta a convivere con degli errori di scelta e con una meschina figura di essere che possiede un infimo ideale interiore.
Malgrado tutto l'orrore della sua situazione, l’anima conserva sempre una capacità di divinazione che la rende sempre la guida più giusta della ragione. Malgrado tutto, abbiamo sempre la possibilità di poterci orientare meglio. E quando si dice di sentire una voce che sorge dall’anima è necessario fare molta attenzione, perché potremmo sentire la voce della falsa sostituta mentale che viene per ingannare, come le Sirene volevano fare con Ulisse.
La voce di cui Sri Aurobindo dice è molto più profonda, perciò viene udita raramente seppure seguirla sarebbe la cosa più saggia da fare. Sri Aurobindo dice che è meglio vagare alla ricerca della voce dell’anima che correre spinti dalla ragione e dalla morale comune. Se la mente è rivolta al divino, l’anima viene allo scoperto e impone il sigillo della sua volontà sul mondo esterno, perché la scintilla mostra la sua divinità.
Generalmente tutti fanno o pensano di fare ma le cose vanno diversamente, perciò si accusa il fato bastardo e beffardo. La maggioranza delle volte accade una cosa migliore, e tutto serve per risvegliare il lato Divino. La dura opposizione ai progetti può aprire strade migliori, perché più utili e vere. L’Essere che è ridestato procede veloce, perché trova tutte le vie, ma la voglia di viaggiare è un atto volontario che nasce dalla mente pacificata che ama e ricerca la Divinità.
Buona erranza
Sharatan
2 commenti:
AUrobindo è uno dei pochissimi o forse l'unico orientale di cui ho letto qualcosa, forse perchè il suo modo di esprimersi mi è maggiormente familiare e comprensibile rispetto ad altri, evidentemente i decenni vissuti in occidente lo hanno avvicinato al nostro tipo di mentalità, mi pare conocesse benissimo l'italiano tra l'altro...
Infatti condivido il suo pensiero su anima, spirito , cose differenti ma con le quali dovremmo riuscire a sintonizzarci sempre più per evolvere realmente :)
Hai ragione. Sri Aurobindo è senza dubbio uno dei maestri orientali più adatti per "avvicinare" il nostro pensiero all'induismo.
Noi occidentali abbiamo bisogno di essere accompagnati alla comprensione di concetti che pensiamo strani. Io ho letto prima i teosofi poi gli induisti, per cui quelle letture mi hanno aiutato a capire.
E' un vero peccato che queste idee siano sconosciute al gran pubblico. Potremmo imparare a vivere meglio. Si, anche su questo siamo d'accordo :-)
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