martedì 1 luglio 2014

Il patto dei Buddha



“Il saggio è il servo di tutti.”
(Proverbio tibetano)

Robert Thurman dice che l’essenza della civiltà tibetana è quella di essere stata definita dai Buddha che vivono tra loro. Infatti, per capire la loro visione del mondo è sufficiente conoscere un detto popolare: “Ci sono tre che sono i più cari ai tibetani: il Prezioso Guru (Padmsambhava); il Signore Maestro (Atisa) e il Prezioso Maestro (Tsong kha pa)".

Il Prezioso Guru è Padmsambhava, il principe dell’Afganistan che visse più di 12 secoli, e che divenne un grande Buddha (samyaksambuddha). Il Signore Maestro è Atisa, il Buddha successivo che nacque nel 982 d.C. come principe di Zahor, nel Bengala. Dopo aver intrapreso molti studi tantrici Atisa rinunciò al trono, divenne un monaco e diventò un maestro che divenne molto famoso per la sua conoscenza di tutti i livelli di buddismo.

Il Prezioso Maestro è Tsong kha pa, il Buddha successivo che si reincarnò nella provincia tibetana di Amdo nel 1357 d.C. Egli fu un bambino prodigio che fu riconosciuto come la reincarnazione di Manjusri, il Dio della Saggezza. Fin dall’età di 3 anni passò una vita di studio, azioni sociali e di meditazione raggiungendo una perfetta illuminazione dopo un ritiro di soli 5 anni.

Fondò un movimento progressista che credeva all’avvento del futuro Buddha Maitreya ossia l’Amorevole. Diede nuova vita al monachesimo, e diffuse dottrine di grande saggezza, infatti è conosciuto per i suoi trattati penetranti e ispirati. Lasciò moltissimi discepoli ben preparati e morì nel 1419 con dei segni che mostrarono la sua vita miracolosa.

Il fatto è che i tibetani credono profondamente nei Buddha e si sentono profondamente e intimamente legati a loro, perché danno per scontato che molti Buddha girano nel mondo. Il buddismo tibetano insegna che il riorientamento della vita individuale e di quella sociale deve tener conto della presenza dei Buddha nel mondo.

Essi credono nella capacità posseduta da ogni uomo di poter diventare dei Buddha, perché credono nel percorso spirituale che consente di diventare un Buddha. Questo fatto caratterizza il buddismo tibetano rendendolo diverso, sebbene la cultura classica indiana contempli la possibilità di insegnare come avere la realizzazione della nostra buddhità.

Anche la scuola Theravada crede che il Buddha sia un essere che si è purificato e che non si reincarna più, perchè lascia il mondo per sempre. Queste dottrine sono chiamate il Veicolo individuale o Hinayana e affermano che ci furono molti altri Buddha prima di Sakyamuni, perciò ci saranno molti altri santi o arhat che seguiranno le sue orme.

Ogni uomo può praticare la via se attua gli sforzi che sono necessari, perciò tutti possono diventare un Buddha. Ma, al tempo presente, non c’è alcun buddha vivente fino alla nascita del prossimo, cioè Maitreya il Buddha Amoroso che nascerà nei tempi futuri.

Gli insegnamenti del Veicolo universale, del Mahayana, hanno una idea diversa che è legata alla struttura dei corpi sottili. Nel Mahayana s’insegna che tutti hanno un corpo fatto di realtà assoluta detto dharmakaya che è un corpo indifferenziato condiviso in pace assoluta da tutti.

Poi abbiamo il rupakaya che è un corpo fatto di manifestazioni relative, infatti esso è composto da un corpo incommensurabile di beatitudine infinita detto sambhogakaya che è fatto d’infiniti colori e di luci incredibili. Questo corpo non può essere visto dagli esseri normali. Il rupakaya essendo un corpo di manifestazioni relative è costituito dal nirmanakaya cioè dal corpo di manifestazione.

Questo corpo di manifestazione è strutturato in 3 forme diverse ossia della forma ideale che è rappresentata, nell’epoca odierna, da Sakyamuni, poi c’è la forma dell’incarnazione che si manifesta con molti tipi diversi di esseri umani e con altri tipi di esseri animati e inanimati come continenti, mari, isole e anche case, tavoli, etc. Infine c’è la forma artistica che rappresenta tutte le forme che il Buddha assume nelle manifestazioni d’arte.

I seguaci del buddismo mahayana pensano che lo stato di Buddha sia uno stato a cui si può essere educati, ma essi non si aspettano di incontrare per strada Buddha. Essi credono che stiamo vivendo nei tempi bui e oscuri del kaliyuga, perciò nessun Buddha può vivere nel mondo, perché essi vivono tutti nella Terra Pura oppure nel Paese del Loto.

Solo i tibetani hanno conservato intatta tutta la tradizione tantrica buddista indiana che è nel terzo veicolo ossia nell’insegnamento del tantrismo mantrico e adamantino (vajrayana). Esso è l’insegnamento esoterico del Grande Veicolo cioè è l’insegnamento di quella parte del Veicolo universale che mette maggiormente in risalto tutte le “pratiche basate sulla sensazione dell’immediata presenza della realtà del Buddha” afferma Robert Thurman.

Queste dottrine insegnano a conseguire la buddhità in una unica vita o nel corso di poche vite. Il terzo veicolo insegna a accelerare il sentiero evolutivo del veicolo universale con cui un bodhisattva si trasforma da essere umano normale in Buddha. Si crede che si possa ridurre il tempo necessario per la trasformazione che è di 3 kalpa cioè 3 giorni di Brahma che equivalgono ognuno a 3.320.000.000 anni.

Il fatto essenziale del percorso è la possibilità di avere l’accesso alle persone che sono già diventate Buddha. Quando i tibetani pensano a Sakyamuni, lo pensano come un essere perfetto ma lo sentono come una presenza che è sempre vivente nel mondo. È certo che non lo pensano solo come un Dio, ma che lo sentono anche come un uomo che ha saputo vincere la morte perciò lo pensano e lo sentono simile a Gesù Cristo.

I tibetani non si aspettano il ritorno del Buddha, perché sanno che il Buddha è sempre presente e accessibile. Lui non ci ha mai lasciato, ma si è solo ritirato dal nirmanakaya ideale che fu chiamato Sakyamuni. Essi sanno che Sakyamuni insegnò un veicolo universale, un veicolo tantrico e un veicolo individuale, perciò ogni uomo sa come fare per diventare un Buddha.

Sakyamuni fu l’essere umano che ha raggiunto la più perfetta forma evolutiva che un uomo può raggiungere, perciò Siddharta è un ideale sovraumano. Egli impersonò la più elevata evoluzione mentale e fisica, infatti il principe dei Sakya è l’Insuperabile Signore illuminato, perché è un tipo di vita che oltrepassa sia la forma umana che quella divina perciò fu chiamato il Leone vivente cioè Narasimha.

Sakyamuni fu detto anche il “Dio oltre gli dei” ossia Devatideva, infatti la sua benevolenza nei confronti di tutti gli esseri è quella del Buddha più perfetto perché è sovrumana. Tra i tanti discepoli del Buddha ci sono 4 grandi bodhisattva celesti, eroi dell’illuminazione, che sono interessati in modo particolare alle vicende del Tibet.

Queste figure celesti sono: la bodhisattva Tara, Signora delle Attività miracolose e 3 i bodhisattva maschili: Avalokitesvara, Signore della Compassione, Manjusri, Signore della Saggezza e Vajrapani, Signore della Potenza. Queste figure celesti furono tutte discepoli del Buddha pur essendo loro stessi dei Buddha perfetti che si realizzarono molto prima dell’origine del nostro universo.

Essi fecero la promessa di ritornare sempre a manifestarsi come discepoli di tutti i Buddha che nascono in tutti i mondi, perciò scelsero di diventare degli intermediari tra i buddha e le genti di quei mondi. Avalokitesvara e Tara sono la coppia divina adorata come Padre e Madre celesti che vissero molte volte, rispettivamente, come imperatore o lama governante del Tibet e come regina o protettrice di quel regnante.

Manjusri è il Buddha che, da innumerevoli kalpa, si reincarna continuamente in ogni mondo che viene visitato dal Buddha. Lui pone i più difficili quesiti sulla dottrina più difficile e profonda. Il suo obiettivo è quello di aiutarci a sviluppare il prajna, l’intelligente conoscenza-consapevolezza che è l’unico modo per raggiungere l’illuminazione.

Dalle incarnazioni di Manjusri sono nati grandi insegnanti, mistici e dei maestri che diffusero le dottrine buddiste nelle terre tibetane come il Prezioso Maestro, Tsong kha pa. Invece, Avalokitesvara, in passato, si reincarnò come fedele discepolo di Atisa e, al tempo di Tsong kha pa, visse come rJe dGe ‘dun, cioè il Primo Dalai Lama.

I Dalai Lama sono i leader spirituali del Tibet, perché sono la reincarnazione di Avalokitesvara che scelse di essere sempre il loro capo per sigillare meglio il patto tra i Buddha e il popolo del Tibet. Avalokitesvara ritorna per aiutarli però, attualmente, quel popolo è oppresso tanto crudelmente dai cinesi, che rischia di scomparire per sempre.

Buona erranza
Sharatan

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