martedì 24 marzo 2015

Burattini



“La ricchezza non proviene più dal controllo
delle frontiere ma dal controllo dei flussi.
Ormai domina l’industria, nel senso ampio
di trattamento della materia e dell’informazione.”
(Pierre Lévy, L’intelligenza collettiva)

Perché le persone fanno scelte che non condividiamo? Perché si sbaglia a scegliere? Se alla domanda risponde un maestro spirituale dirà che avviene perché le persone non sono ancora consapevoli. Se alla domanda risponde un politico dirà che le persone sbagliano perché non sono orientate a fare la scelta giusta. I politici dicono sempre che la società è diventata troppo complicata perciò i cittadini devono essere guidati verso le scelte più vantaggiose.

Siccome sono libertaria e critica penso che, nel primo caso c'è la libertà di cercare l’illuminazione, se la vogliamo. Il secondo caso dimostra che la politica si attrezza sempre per trovare il modo di aiutarci a decidere come preferiscono le autorità. Molte aziende e governi usano tecniche per influenzare chiamate "nudge regolation". Nudge significa “leggera spinta” o “pungolo” oppure “spinta gentile” perché si impiegano tecniche persuasive elaborate con l'aiuto di esperti della comunicazione, di sociologi, di antropologi e di neuroscienziati.

Il nudging usa le tecniche della pubblicità perché crede negli stessi assiomi. Usa i suoni ripetitivi e accattivanti, impiega i colori vivaci perché più adatti ad attrarre l’attenzione ma, soprattutto, usa i livelli subliminali del nostro cervello. La "spinta" sfrutta il potere pervasivo e persuasivo dei messaggi semplici e ossessivi che solo in apparenza sembrano innocui poiché si insinuano nel subconscio per condizionare i nostri comportamenti.

L’uso di questi mezzi così sottilmente insidiosi è pericolosa perché l'influenza sull’opinione personale riduce la libertà di scelta. Di fatto si riduce l’autonomia delle persone e si limita la libertà, perché le persone vengono spinte ad agire sempre più inconsapevolmente. Noi stessi offriamo gli strumenti per aiutarli a trasformarci in burattini mossi a distanza da burattinai occulti.

Ogni volta che lasciamo delle tracce che rivelano il nostro status, le nostre preferenze, i nostri sogni o altro, forniamo informazioni sulla nostra identità personale. I dati sono usati per creare dei comportamenti tipici che aiutano gli studiosi a creare varie tipologie sociologiche. Così vengono ideate le strategie più utili a promuovere un certo tipo di comportamenti “raccomandabili” e si è dissuasi dall'uso di altri tipi di comportamento.

Si è provato che si possono promuovere comportamenti virtuosi come quelli che mirano all'incentivo al risparmio energetico, al riciclo dei rifiuti, alla cura per la nostra salute e così via. Queste strategie positive sono usate in Inghilterra da David Camerun, in Germania dalla Cancelliera Merkel, e negli Stati Uniti da Obama. Per agire sui cittadini di quei paesi si sono usati dei metodi che strutturano le informazioni in funzione della creazione di contesti decisionali creati con una “architettura delle scelte.”

Usando queste tecniche le scelte sono influenzate lavorando sul modo con cui ci vengono fornite le informazioni. Per capire come accade facciamo un esempio. Una persona deve scegliere se fare o meno un intervento chirurgico in cui la statistica indica 3 morti su 10 pazienti. La scelta del paziente sarà uguale se il medico lo informa di 7 casi su 10 di buon esito, oppure se parla dei 3 morti per rischi post-operatori?

La casistica è la stessa, ma cambia la prospettiva perciò sarà diverso anche il contesto in cui avviene la scelta. La scelta viene condizionata dal modo con cui è data l’informazione. L’architetto delle decisioni è quello che deve studiare il modo modo migliore per organizzare il contesto in cui si attuano le scelte. Il modo con cui sarà strutturato il messaggio diventerà la “spinta gentile” o il “pungolo” che spingerà la scelta.

La questione della regolamentazione si basa sul concetto che le persone, in maggioranza, agiscono in modo inconsapevole, irrazionale, distratto e passivo. La tecnica si basa su una mentalità e su atteggiamenti politici di tipo paternalistico. Gli architetti delle scelte credono che la gente non sa scegliere in autonomia, perciò decidono di decidere per noi, e poi dicono che lo fanno per il nostro stesso bene.

Nel caso che l'orientamento paternalismo sia morbido le mosse sono più dolci, indulgenti, leggere e velate. Usando degli incentivi positivi e delle sanzioni più tenui non si bloccano totalmente le scelte sgradite. Nei casi di posizioni più dure, il "pungolo" diventa più duro e pesante perché si usano maggiormente le proibizioni e le sanzioni più severe. I comportamenti sgraditi sono proibiti con la coercizione ma entrambi usano dosi diverse di “bastone e carota.”

Poiché vediamo che esistono diversi livelli nella distribuzione delle informazioni che sfumano tra gli opposti poli degli informatori e degli informati. Vediamo tutte le sfumature che esistono tra gli estremi. Ovviamente, solo quando veniamo informati in modo completo abbiamo la possibilità di avere il contesto di comprensione che consente di fare le scelte autonome!

Ma il problema è nato quando anche gli scienziati hanno capito che l’uomo non agisce in modo razionale, e che non sceglie in base alla sua vera convenienza. E poi anche il Premio Nobel per l'Economia, Herbert Simon, ha riconosciuto che la razionalità della mente umana viene limitata dalle informazioni che possiede.

Avendo dimostrato che il comportamento umano cade in preda di molti errori di cognizione, sono intervenuti gli architetti delle scelte per esercitare le "sollecitazioni" che influenzano le nostre decisioni. La parte paternalistica del fenomeno è entrata in conflitto con la libertà del singolo, perciò siamo "spinti" verso ciò che le autorità vogliono per il loro tornaconto.

Il paternalismo è basato sul presupposto che l'uomo non sappia scegliere secondo i suoi interessi, perciò la strategia di regolare le scelte viene eseguita in modo soffice oppure più duro. Nel primo caso abbiamo uno scenario in cui le scelte sono possibili, ma alcune sono “promozionate” tramite strategie mirate. Nel secondo caso, si viene obbligati a usare solo alcuni comportamenti. Ma, nelle due opzioni, è sempre il soggetto regolatore che riconosce di conoscere ciò che è meglio per il soggetto regolato.

Ma questo mette in rilievo il paradossale della gestione del regolamentare. In primo luogo, proprio mentre stanno crescendo sempre più l'uso di queste tecniche, in Europa, non si riflette abbastanza e non si discute mai di questo problema. In secondo luogo, la politica predica di voler diventare più partecipata e meno paternalistica, ma sta usando sempre di più i metodi paternalistici.

In terzo luogo, mentre aumentano le pratiche paternalistiche cresce ancor più la richiesta del loro impiego per la regolamentazione. Questi sono i punti dolenti della questione, secondo gli studiosi critici sull'uso di queste tecniche. Il problema scottante è capire quale margine di manipolazione può usare una tecnica che vuol regolamentare. In realtà la politica del "pungolo" potrebbe diventare una pratica troppo invasiva?

Fino a quale punto possiamo essere “pungolati” senza sentirci costretti? Alcuni dicono che questa tecnica possiede una contraddizione intrinseca e insanabile poiché, se è vero che viene usata a fin di bene perché non è usata in modo assolutamente trasparente? Le autorità obiettano che possono perseguire meglio i loro obiettivi se i soggetti restano inconsapevoli. Io credo che solo la consapevolezza potrà impedirci di diventare come dei burattini.

Buona erranza
Sharatan

Nessun commento: