“La società dell’informazione è come un albero
che ha sviluppato i suoi lunghi rami in modo molto
più ampio, rapido e caotico, di quanto non abbia fatto
con le sue radici concettuali, etiche e culturali.”
(Luciano Floridi)
Gli studiosi di psicologia sociale confermano, soprattutto negli Stati Uniti, una tendenza a ricercare il “nuovo” in ogni campo. La tendenza è stata avviata, nel recente passato, con espressioni tipo: “nulla sarà più come prima” molto ripetute. Abbiamo visto ovunque l’imporsi di una mentalità che acclama e auspica il nuovo basandosi sul presupposto che solo la novità possa indurre una svolta positiva alle situazioni.
Questa tendenza è stata definita “neo-ismo” ossia amore per il nuovo cioè amore per tutto quello che crediamo essere una novità. Se la novità sia veramente tale, oppure sia presunta come tale è una questione che andrebbe analizzata con attenzione. Gli studiosi evidenziano che una società insoddisfatta e incerta come la nostra ha bisogno di coltivare l’idea che un movimento politico, un’ideologia o un semplice prodotto commerciale presentato come prodotto innovativo possano migliorare una situazione che è sentita come una realtà insoddisfacente.
Non è difficile vedere la pubblicità di prodotti che sono presentati come "innovativi" e che si promette “rivoluzioneranno il vostro modo di guidare, di lavare i capelli, di fare una merenda golosa… e così via." Con il tempo si è imposta la convinzione che l'innovazione, solo perché è ritenuta tale, possa indurre una trasformazione positiva. Se è vero che le innovazioni scongiurano il rischio di restare immobili, il modo con cui affrontiamo la novità fa la differenza.
Gli storici dicono che nutriamo molte idee errate sulle rivoluzioni e sulla loro utilità reale per il miglioramento della società. Di solito i rovesciamenti politici che avvengono durante le rivoluzioni prevedono delle azioni molto violente e molto veloci. Ma sospettiamo che un’azione violenza comporta una reazione altrettanto violenta poiché l’uso della violenza comporta l’inasprimento dei conflitti.
Le azioni violente ed i colpi di mano necessari al rovesciamento dell’ordine precedente comportano un agire troppo veloce e poco riflessivo. Gli storici avvisano che non si creano affatto dei miglioramenti delle condizioni delle persone dopo delle rivoluzioni politiche come quella francese, bolscevica o cinese. Tutte queste rivoluzioni non hanno prodotto ciò che promettevano, come si vide nei fatti storici successivi.
Luciano Floridi afferma che attualmente stiamo affrontando la rivoluzione tecnologica, una rivoluzione molto più impattante di quelle passate. La rivoluzione attuale riguarda l’informazione e segue altre grandi trasformazioni concettuali, come avvenne con quella copernicana, con quella darwiniana e con quella freudiana. Queste idee portarono nuove forme di pensiero che mutarono la nostra comprensione del mondo.
Copernico aiutò a cambiare la mente umana quando affermò che la Terra non è al centro dell’universo. Darwin ci disse che l’uomo non è il perno dell’evoluzione e Freud dimostrò che la mente umana non è cosciente perché possiede anche una parte inconscia e nascosta. L’uomo ha dovuto adeguare la sua mente a queste nuove concezioni, perciò la sua comprensione si è ampliata quando ha recepito le loro idee innovative.
Floridi avvisa che oggi siamo nel cuore della rivoluzione più importante, ovvero nella rivoluzione che coinvolge l’informazione che riceviamo. La visione che emerge da questo modo nuovo di vedere il mondo è quella che viene fondata sul riconoscimento del fatto che gli uomini non sono delle entità isolate. Gli uomini sono “inforg” ossia “organismi informazionali” che sono interconnessi. Sono organismi che scambiano dei contenuti informativi e che condividono con altri agenti biologici e con altri costrutti tecnici un ambiente globale che è esso stesso un ambiente fatto di informazioni: l’infosfera.
Attualmente stiamo andando dalla metafisica materialistica degli oggetti concreti e tangibili e dei processi fisici ad una prospettiva che ruota intorno ai dati informazionali ossia alle realtà intangibili. Sta prevalendo questo, perché il nostro benessere e il progresso vengono sempre più spesso legati alla gestione efficiente di un ciclo di vita sempre più connesso con l’informazione.
La rivoluzione tecnologica è inserita nel contesto delle rivoluzioni tecnico-produttive già avute nel passato. La prima rivoluzione fu l’agricoltura risalente a circa 10.000 anni prima dell'epoca moderna. La rivoluzione industriale iniziata nel sec. 17° ora lascia il passo alla terza ondata rivoluzionaria che accade nell’informazione. L’innovazione fu avviata a metà del secolo scorso, ma ora procede accelerata per l'avanzare di tecniche digitali che stanno trasformando profondamente le nostre abitudini di vita.
In queste trasformazioni viene coinvolto il modo con cui la mente elabora i suoi concetti, perciò si coinvolgono i delicati meccanismi che creano la nostra visione del mondo. Tutto il mondo di oggi ruota intorno a questo, perché tutte le nuove tecnologie sono entrate in modo pesante in molte attività umana(lavorativa, economica e ludico-esistenziale). E questo fatto produce un impatto che rende il momento diverso e importante perché i cambiamenti comportano di dover affrontare rischi e problemi.
Solitamente, dice Floridi, le persone non amano cambiare la prospettiva della loro mente, come si vede nelle lotte che affrontarono i rivoluzionari del passato. L’uomo è un animale che ama mantenere le sue abitudini, perciò si teme che non abbiamo neppure digerito le innovazioni prodotte da Copernico o Darwin. L’umanità è ancora alla prese con l'elaborazione di quelle idee perché una novità concettuale, etica e culturale impone di sviluppare una consapevolezza sempre più avanzata.
Ma quale tipo di consapevolezza avanzata il mondo attuale ci richiede? Ci richiede di sviluppare la mente che sa capire quello che ancora non sappiamo definire, perché si deve agire quando il futuro non è ancora fissato. Dobbiamo comprendere le caratteristiche di questo fenomeno. Dobbiamo capire come l’informazione agisce sul mondo e sull’uomo, e dobbiamo cercare di influenzare il futuro a nostro vantaggio. La questione centrale è legata a chi avrà l’accesso, a quale tipo di informazioni e a quale tipo di condizioni, ma anche quanto sarà ampia, in futuro, la libertà di poter esprimere le nostre opinioni.
Tutte questo è molto importante e le condizioni che interverranno definiranno quello che offriranno le infosfere future. Avremo infosfere con scenari benefici, universali e cosmopoliti, o avremo infosfere in cui si concretizzerà il rischio di disgregazione, diseguaglianza, sfruttamento e oppressione senza confini e senza limiti. Il modo con cui si orienterà il futuro dipenderà dalla consapevolezza che interverrà su questo.
Floridi sta lavorando alla nascita di una nuova branca filosofica: la filosofia dell’informazione. Il filosofo scrive che "la tecnologia disvela, trasforma e controlla il mondo, a volte disegnando e creando nuove realtà nel corso di questi processi. Essa tende a stimolare nuove idee, a modellare nuovi concetti e a causare problemi inediti, spesso modificando valori e prospettive critiche” perciò può essere “una forza trainante per l’innovazione intelligente, esercitando una profonda influenza su come concettualizziamo, interpretiamo e trasformiamo la realtà”.
È evidente, dice il filosofo, che la tecnologia può diventare un rischio oppure una opportunità. A noi spetta il compito di scongiurarlo. Diventa necessaria una “indagine critica della natura dell’informazione concettuale e dei principi basilari dell’informazione, incluse le sue dinamiche” e “l’elaborazione di metodologie teoretiche-informazionali e computazionali applicabili ai problemi filosofici” in oggetto.
La domanda di base sarà: “Cos’è l’informazione?” e sarà affiancata dal perenne quesito che riguarda la natura della mente. La nuova filosofia dovrà indagare in un campo vasto e difficile e, negli anni futuri, dovrà seguire quattro direttive precise che vengono elencate come le forme preferenziali per conoscere: semantica, intelligenza, natura e valori di quello che studiamo. L’impresa è difficile ma non possiamo sottrarci perché tutto questo sta già accadendo.
Buona erranza
Sharatan
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