domenica 14 febbraio 2010

Onorare le proprie radici



“L’uomo superiore rispetta tre cose:
il volere del Cielo, gli uomini grandi
e le parole del saggio”

(Aforisma confuciano)


Quando ho iniziato a studiare la mentalità cinese classica ho trovato un detto che affermava che il cinese è l’uomo delle tre filosofie: il taoismo usato per Nutrire la Vita, il confucianesimo usato per avere buoni rapporti sociali e interpersonali, e il buddismo usato per avere cura dell’anima.

K’ong-tseu (Confucio) ammise che non era pervenuto alla Conoscenza metafisica e sopra-razionale poiché non ne aveva penetrato il senso più profondo, avendo studiato solo i simboli più comuni, quelli che erano legati alle consuetudini tradizionali.

Egli dimostrò grande modestia per non avere millantato ciò che non possedeva, come però non fecero sempre i suoi discepoli e successori, attirandosi così delle frecciatine ironiche da parte dei taoisti, così che si è pensato ad una conflittualità tra le due concezioni tradizionali cinesi: attenzione a non fare questo errore, perché gli ambiti che svilupparono furono molto diversi!

Piuttosto pensiamo ad una radice comune nei due pensieri, costituita dal profondo rispetto per le tradizioni precedenti a quei modi di pensare, e infatti K’ong-tseu affermò: “Io sono un uomo che ha venerato gli antichi, e che ha compiuto ogni sforzo per acquisire le loro conoscenze,” e che anche Lao-tseu avesse onorato degnamente le sue concezioni tradizionali non si può mettere in dubbio.

La cosa che dovremmo ricordare è che la civiltà cinese ha come fondamento la famiglia e la stirpe originaria, con l'impegno di una fedeltà duratura ad essa: in Cina vi è un legame indissolubile che unisce tutti i fratelli di stirpe o di clan tra di loro.

La nostra mentalità occidentale dovrebbe ricordarlo sempre, mentre solitamente, è il confucianesimo che viene citato come esclusivo pensiero tradizionale cinese, trascurando molto l’importanza del pensiero taoista, che viene relegato in un ambito puramente storico ed antropologico, per una serie di pratiche che lo hanno condannato ad apparire come un pensiero astruso o bizzarro.

E’ vero poi che molti maestri taoisti furono sempre intolleranti alla normalizzazione forzata dei regimi governanti, soprattutto quando tali regimi assumevano caratteri molto dispotici.

Lao-tseu scrisse solo un trattato, cioè il Tao te King, in cui illustra in aforismi poetici una concezione filosofica di naturalità affascinante, ma anche molto densa e complessa. Il Tao che è la Madre universale è chiamata la Via, è il Principio supremo dal punto di vista metafisico, è nel contempo l’origine e la fine di tutti gli esseri.

Il “te” cioè la Rettitudine, è il termine di specificazione del Tao, quindi è la Direzione che l’essere umano deve seguire affinché la sua esistenza, nello stato in cui si trova, sia conforme alla Via quindi al Principio Primo.

Il Tao te King fu composto nell’Epoca delle Primavere e degli Autunni, e si sofferma anche su temi politici e di politica statale, perché i taoisti non erano affatto delle persone ai margini del mondo infatti, nell’opera, sono offerte delle soluzioni politiche sulle regole del buon governo, sulla natura della guerra, sulle virtù del buon regnante e sulle qualità di uno stato che voglia essere prosperoso.

Altro è il ruolo del Saggio rispetto a quello del Governante, poichè egli non si coinvolge negli affari di governo, mentre il migliore governante rimane sempre il Maestro taoista, cioè un Uomo superiore ed esemplare come l’Imperatore Giallo. Per il taoista è giusto che l'uomo degno sia nel posto giusto affinchè sia completato l'ordine dell'universo.

Il Saggio è l’individuo che comprende il naturale corso delle cose cioè il Tao, e che perciò vive in armonia con esso: i cambiamenti nella società avverranno solo dopo che saranno avvenuti i cambiamenti all’interno degli individui, e i cambiamenti all’interno degli individui, avverranno solo quando gli uomini si saranno adeguati ai principi del Tao.

Questa è la caratteristica che differenzia il taoismo dal confucianesimo: nel taoismo non vi è alcun ossequio a valori non introiettati intimamente e fortemente sentiti mentre, secondo K’ong-tseu e il confucianesimo, una società tranquilla ed armonica è una società in cui tutti gli uomini osservano i rituali corretti e i codici formali di relazioni interpersonali, ai confuciani non importa quale sia la natura dell’universo.

Invece il taoismo non attribuisce alcuna importanza alle azioni puramente esteriori, quindi l'azione è orientata al Non-Agire o Wu Wei, che erroneamente viene considerato come una sorta di totale inerzia o un rassegnata attesa alla fatalità esterna.

Il Wu wei andrebbe piuttosto inteso come pienezza di attività trascendente interiore, come piena Unità con il Principio Primo: per i taoisti è fondamentale conoscere l’ordine naturale delle cose poiché solo così si può vivere in armonia con esse. Il Maestro taoista pensa che non sia necessario affannarsi per avere la sua perla meravigliosa.

La leggenda narra che l’Imperatore Giallo, che sembra abbia regnato verso il 2697 a. C., viaggiando a Nord del Fiume Rosso raggiunse le vette dei monti Kunlun. Mentre tornava verso Sud perse la sua perla meravigliosa, perciò ordinò alla Ragione di trovarla, ma non ottenne nulla. Comandò alla Magia di trovarla, ma ancora invano, quindi si rivolse alla Potenza Suprema, ma senza successo. Infine intimò il suo ordine al Nulla, e il Nulla gliela rese. “Che strano - pensò l’Imperatore Giallo - il Nulla l’ha ritrovata!”

La perla meravigliosa era la sua anima, e la Scienza e la Vista, così come la Parola non possono illuminarla, infatti solo il Non-agire o Wu Wei, permise all’Imperatore Giallo di ritrovare la coscienza della sua anima. Questo viene riferito nel “Nan-hua chen-ching” da Chuang-tzu, discepolo di Lao-tseu, e se Lao-tseu fu l’uomo più puro che fosse vissuto sulla terra, Chuang-tzu è il più degno discepolo.

Tao è l’Unico, è il Principio e la Fine di tutte le cose, perciò tutte le cose devono ritornare a Tao Eterno e Immutabile. Tao è Superiorità Assoluta, è ciò che non può essere nominato quindi è il Nulla, cioè “Wu” ed ecco ciò che noi chiamiamo Dio. Tutto ciò che gli uomini sono in grado di comprendere è solo illusione, è solo apparenza, quindi ciò che noi chiamiamo Essere in realtà non lo è, e ciò che vediamo come Non-Essere, per noi è vera essenza.

Noi viviamo in una tenebra profonda in cui anche ciò che noi percepiamo come reale, sebbene non lo sia, comunque proviene da Tao. Tutte le cose percepite dai sensi, tutti i desideri sono irreali: Uno generò Due. Due generò Tre. Tre generò la Molteplicità e la Molteplicità ritorna all’Uno.

Dobbiamo sapere che Tao è l’origine di tutto, da Tao traggono origine gli alberi, i fiori e le piante, così come l’oceano, il deserto, le valli, i monti, il giorno e la notte, e la vita e la morte. Tao è in tutti questi mutamenti, è nel movimento con cui gli universi si originano, e nella decrescita degli oceani che vedono evaporare tutte le loro acque: la nostra anima, nella sua essenza è Tao.

Cerchiamo però di non cadere in errore perché Tao è in ciò che vedi, ma ciò che vedi non è Tao: non mettiamoci in mente che si possa contemplare Tao con gli occhi della carne! Tao non farà sbocciare lacrime dagli occhi o gioia dal sorriso, poiché tutte le emozioni e tutti i sentimenti sono relativi, essi non sono reali.

Nelle braccia di Tao noi saremo al sicuro come tra le braccia di una madre, perciò non avremo timore delle tribolazioni e saremo sempre fiduciosi, nel Tao saremo al riparo dal timore della morte e onorati di godere la vita.

Ecco la concezione di un Tao che dona la vita e che ci custodisce dopo la morte, perciò guardiamo a questo paesaggio dalla cima di una montagna, perciò guardiamo il mare, guardiamo l’aria e guardiamo la luce del sole, e vediamo come tutto venga mosso da una legge ineluttabile e da una ineluttabile forza.

Allora concepiamo che Wu Wei o Non-Agire è come agisce Tao, e lui agisce in questa maniera, e i contorni dell'azione si tratteggiano con maggiore precisione. Vediamo che da tutte le cose proviene una calma ascensionale, una forza di elevazione che è donata da Tao, vediamo alzarsi un fascio di luce con delle linee direzionate verso un punto di convergenza in cui si completa l’Ascesa: così siamo calamitati ed attratti fino al centro di Tao, siamo attratti da una legge eterna ed ineluttabile.

Così come il mare spinge le onde alla riva, così anche le cose scivolano verso l'infinito procedendo con tranquilla certezza. Vediamo allora l'anima come una piccola barca che è infinitamente piccola e scorre come un petalo sulla corrente, che è priva di paura, che è piena d’amore, e che si lascia portare sull’immensa distesa diretta da Tao. Il movimento avviene in assoluta purezza, in uno splendore che è inaccessibile ad ogni male: questo è il Wu Wei!

In questo Non-Agire o Wu Wei così come procede da Tao, gli uomini che sono veramente uomini dovrebbero essere orgogliosi di sapersi trasportare, poiché in ogni uomo vi è una naturale tendenza al caldo movimento che proviene da Tao. L’uomo brama la voluttà, ama la gioia, l’odio, la celebrità, la fama e la ricchezza così che i suoi atti sono violenti come la tempesta che si scatena con un ritmo di furiosa ascesa che è seguita dalla caduta precipitosa.

Come disperati ci aggrappiamo a ciò che sappiamo irreale, perché amiamo troppo la molteplicità, piuttosto che desiderare l’Uno, perciò c’è un solo Rimedio: il Ritorno alle nostre origini. Esse si possono trovare perché Tao è in noi, ma Tao è nel Riposo, perciò aboliamo il travaglio ansioso di voler conoscere velocemente Tao, è una triste fatica il voler cercare troppe parole, il volere definire e dettagliare, perchè tutto questo restringe Tao, che allora ci sfugge ancor di più.

D’altro lato cosa dire? Coloro che sanno non dicono, e coloro che dicono non sanno affatto, quindi il vero Saggio contempla una dottrina ineffabile che resterà per sempre inespressa. Bisogna lasciarsi trasportare verso Tao da un movimento lento e tranquillo, come quello dell’oceano che lambisce la riva e così, finalmente, scivoleremo dentro Tao e non sapremo più definirlo perché diventeremo Tao noi stessi.

Lao-tseu era originario della regione di Ch’u e, molto probabilmente lo erano anche gli studenti che ne seguivano gli insegnamenti, poiché era molto raro che i filosofi-insegnanti dell’Epoca delle Primavere e degli Autunni fondassero le loro scuole fuori dalle terre di origine, così come era consuetudine che la maggior parte degli allievi provenisse sempre dalle terre e regioni limitrofe.

Ciò spiega perché i seguaci di Confucio furono i “signori di Lu” proveniendo da quello stato e, in modo analogo, i seguaci di Lao-tsu provengono dallo stato di Ch’u, mentre di Chuang-Tsu sappiamo da Ssu-ma Ch'ien, il Grande storico, che egli proveniva dal distretto amministrativo di Mong, nel Sung, che era uno stato vassallo del reame di Ch'u, quindi erano della stessa patria: per questo entrambi i fondatori seppero onorare degnamente il patto delle loro radici.

Buona erranza
Sharatan


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