giovedì 4 dicembre 2008
Un veicolo drogato di emozioni
Con una cara amica si stava parlando della grande fatica che ci comporta operare una trasformazione personale poi, proprio in quei giorni mi è capitato di leggere un'articolo sulle ragioni fisiche e biologiche della resistenza. La resistenza al cambiamento è la prima nemica da sconfiggere, per cui è opportuno conoscere il nostro personale campo di battaglia interiore, prima di scendere in combattimento, così che, se parlassi con degli appassionati di strategia militare, direi che qui siamo al livello di conoscenza della natura del terreno.
Partiamo dal presupposto che tutto nella vita può divenire motivo di assuefazione, nel senso che tendiamo sempre a ripetere dei “modelli comportamentali,” dimostrando un’attitudine umana che potrebbe sembrare negativa e che, senza dubbio, in molti casi lo diventa, ma che in realtà è insita nella nostra natura.
Il corpo umano è costituito da cellule ed è una macchina che produce proteine. Sulla superficie delle cellule si trovano delle “porte” tramite le quali le cellule traggono nutrimento ed informazioni: questi sono i recettori. I recettori funzionano con il criterio di “chiave-serratura” per cui ricavano informazioni specifiche da nutrienti specifici, e si attivano per ogni nostro sentimento: quindi abbiamo recettori che attivano la rabbia, la gioia, l’invidia, la paura, etc. e qualsiasi altro stato emozionale. Quando le sostenze chimiche arrivano alla loro porta specifica, attivano la loro “chiave di apertura” ed accedono al nucleo cellulare, in cui depositano tutte le loro informazioni. Essendo depositate nel nucleo della cellula, queste informazioni sono in grado di trasformare la natura cellulare in modo profondo.
Quando l’ambiente esterno attiva delle stimolazioni, l’individuo reagisce velocemente con una reazione, per cui l’ipotalamo si attiva e produce sostanze diverse per i diversi tipi di emozioni, rilasciando delle impronte chimiche che si riversano nel flusso sanguigno e che raggiungono velocemente tutti i tessuti, con il loro carico di agenti chimici che andranno a riaprire le porte specifiche che li connettono con il nucleo cellulare. L’odio, la rabbia, l’indegnità, la tristezza… tutto scorre nel nostro sangue, rendendo verità all’espressione carnale delle nostre emozioni, oltre che a quella mentale. Anche se tante emozioni non vengono espresse, esse sono depositate nel magazzino delle impronte chimiche fondamentali, restando a disposizione per ogni evenienza. Quando le cellule del corpo si modificano e si rinnovano, operando anche il completo ricambio dei tessuti corporei, pur tuttavia le impronte chimiche, conservate nella parte hardware del sistema, rimangono integre e non vengono mai rimosse. La natura non spreca alcuna risorsa per cui, ogni nuovo apprendimento viene introdotto e poi modificato, può essere anche abbandonato, ma non viene mai del tutto cancellato perché può riemergere, sia pure a distanza di anni.
Comunque sia la sensibilità dei recettori è estrema, perché essi si specializzano nel recepire quelle specifiche “chiavi” che sono molto più comunemente circolanti nelle nostre vene per cui, in seguito, tendono a ricercare prevalentemente, proprio quel tipo di nutrimento chimico: in questo modo diventiamo i drogati delle nostre stesse emozioni.
Ogni scarica emozionale, liberata dalle ghiandole endocrine, circolerà nel sangue e nutrirà le cellule vogliose di nutrirsi proprio di quel “sapore” chimico, per cui quando quel nutrimento cesserà, le cellule cominceranno ad avere fame in preda ad una vera e propria crisi di astinenza: allora il nostro organismo si dovrà attivare per produrre quel tipo di nutrimento. Questo spiega il nostro attaccamento alle abitudini e la ripetizione dei nostri schemi comportamentali, come pure spiega la naturale difficoltà ad abbandonare quegli schemi mentali negativi, che Freud definiva “coazione a ripetere” nell’esperienza di sofferenza nevrotica.
Cominciamo allora, ad associare le sensazioni di soddisfazione dei bisogni, con la presenza di particolari e preferenziali nutrimenti chimici, per cui avremo persone che amano solo lavori estremamente stressanti, che amano delle relazioni traumatiche, che amano il lutto o l’atteggiamento rinunciatario di fronte alle opportunità della vita, che ricercano le occasioni di rinuncia masochistica. Il corpo pretende sempre e solo, un certo tipo di sostanze chimiche, e più gliene forniamo più le sue pretese aumentano. Il ricordo della sofferenza diventa una sola cosa con la sostanza che dà piacere al corpo e, anche quando la mente non è soddisfatta del nutrimento ottenuto, essa viene tacitata dal corpo che trae sollievo dalla chimica del suo sangue. Per questo, soprattutto una mente con una forte carica emotiva e passionale, amerà un crescente aumento della dose, in una escalation di sempre maggiore quantità e qualità dell’esperienza.
Valutando che il processo di escalation è molto più veloce del suo processo inverso, detto di de-escalation, questo spiega la forte resistenza ai cambiamenti personali, perché sappiamo che il lavoro è lungo e doloroso: periglioso è il cammino della forza, direbbe uno Jedi.
Per attivare la trasformazione, e quindi la de-escalation, bisogna disintossicarsi da tutte le tossine emozionali che hanno reso dipendente il nostro corpo e la nostra mente, bisogna trovare un nuovo cibo per il nostro corpo, e quindi un nuovo ambiente emozionale di cui nutrirsi.
Nel tempo e nella costante e continua metamorfosi del nostro corpo, possiamo fare si, che le nuove cellule che produciamo, sostituiscano tutte le vecchie cellule, fino a cambiare la nostra pelle emozionale, così come fa il serpente.
Ma per operare una completa metamorfosi, la qualità delle nuove cellule che andremo a sviluppare è essenziale perché esse dovranno essere capaci di nutrirsi di una nuova linfa, della chimica della felicità, della gioia, dell’amore e dell’entusiasmo. La scelta è sempre in mano nostra, perché la forza di volontà personale fa la differenza, come fa la differenza, credere che noi siamo un vero simulacro divino, in cui vanno conservate solo le migliori cose del mondo, e da cui vanno ripulite tutte le scorie che ne offuscano la luminosità.
La nostra casa interiore va sottoposta ad una pulizia radicale, ad un vero e proprio rito purificatorio, in cui vanno svuotati armadi, gettati i vecchi panni e poi va tutto tirato a lustro, fino a risplendere.
Siccome le crisi di astinenza sono più facilmente sopportabili se usiamo molta endorfina, il segreto per affrontare più agevolmente questa rivoluzione resta sempre quello di fare anche cose che ci fanno piacere, di concederci delle coccole e delle attenzioni, e di trasformare tutta la rabbia in grinta e determinazione.
Buona erranza
Sharatan ain al Rami
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